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Certi amori ci restano addosso. Come una cicatrice.
«Non eravamo così diversi. Pieni di lividi come galassie, costellati di ombre e cicatrici bianche come la luna».
«Stigma non è solo una storia d’amore. Matilde, in arte Erin Doom, ha costruito un romanzo che si incentra soprattutto sul difficile rapporto genitoriale e sull’evoluzione interiore dei protagonisti, che continueremo a seguire nel prossimo volume di quella che si annuncia essere una saga di successo.» – Eleonora Barsotti per Maremosso
La protagonista di questa storia non crede più nei miracoli. Troppe volte la vita l’ha masticata e risputata, illudendola che un futuro scintillante fosse in serbo per lei. Da sola e senza mezzi, Mireya decide di trasferirsi a Philadelphia in cerca di fortuna. Con sé ha soltanto una vecchia valigia, intorno l’inverno gelido di una città sconosciuta. Il suo personale miracolo sembra compiersi quando si imbatte in un’insegna al neon che si staglia nel buio della notte. Eccentrico e sfarzoso, il club Milagro’s è un luogo capace di affascinare chiunque ne varchi la soglia, Mireya compresa. Con l’ostinazione di chi non ha niente da perdere, la ragazza riesce a farsi assumere come barista. Il Milagro’s, però, è più di un locale esclusivo. Dietro le sue porte chiuse, oltre i lustrini e le luci di scena, si intrecciano destini e sussurrano segreti. I più oscuri si condensano tutti nel viso aspro e incantevole di Andras, il capo della sicurezza. Fra Mireya e Andras è odio a prima vista. Entrambi portano sulla pelle gli stessi segni, hanno addosso il marchio di chi ha dovuto imparare a lottare per sopravvivere. Eppure i due continuano a imbattersi l’uno nell’altra, come attirati da una forza misteriosa che non sanno né possono contrastare, stretti da un filo dorato più forte di un destino.
Bologna, 9 novembre 1592: don Tomasso, che dirige l’ospizio di San Biagio, viene coinvolto mentre è al Tribunale del Torrone in una denuncia per diffamazione voluta da Violante, una donna che un libello anonimo accusa di aver avvelenato il marito. Il notaio Martini, inquirente amico del prete, gli chiede in via non ufficiale di prendere informazioni da don Lucio, il sacerdote che ha proceduto al funerale e che forse è stato anche l’amante della donna. Nel frattempo, don Tomasso apprende da due ragazzini rifugiatisi all’ospizio, Ettore e Gian Andrea, che il primo ha appena visto il cadavere di una giovane donna nei sotterranei del filatoio di tal Righi. Il corpo, gettato nel canale, verrà infatti ritrovato di lì a poco. La morta risulta essere una lavorante del Righi, Caterina Pancaldi, e l’esame autoptico dichiara che ha perso da poco la verginità. Partono quindi tre processi: quello per il libello, quello per avvelenamento del marito di Violante e quello per “la putta” trovata nel canale. Mentre si svolgono gli interrogatori, don Tomasso aiutato da Gian Andrea prosegue nella ricerca di ipotesi e indizi per incastrare l’omicida.
Un ritratto entusiasmante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.
«Ecco cosa significa fare diverso da tutti gli altri. Tutti facevano il cioccolato solido e io l’ho fatto cremoso ed è nata la Nutella; tutti facevano le scatole di cioccolatini e noi cominciammo a venderli uno per uno, ma incartati da festa; tutti pensavano che non Italiani non potessimo pensare di andare in Germania a vendere cioccolato e oggi quello è il nostro primo mercato; tutti facevano l’uovo per Pasqua e io ho pensato che si potesse fare l’ovetto piccolo ma tutti i giorni; tutti volevano il cioccolato scuro e io ho detto che c’era più latte e meno cacao; tutti pensavano che il tè potesse essere solo quello con la bustina e caldo e io l’ho fatto freddo e senza bustina». – Michele Ferrero
La prima biografia dell’uomo simbolo dell’eccellenza italiana: l’inventore della Nutella. Le intuizioni geniali, la visione internazionale, la capacità di ascoltare gli altri. L’attenzione certosina alla qualità dei prodotti, alle esigenze dei consumatori, al benessere dei dipendenti. L’invenzione di sistemi di produzione innovativi. L’amore per la famiglia e per la sua terra. La grande riservatezza e l’umiltà. La cura verso i valori umani, la responsabilità sociale. Michele Ferrero – il papà della Nutella e di decine di altre delizie amate in ogni angolo del pianeta – è stato non soltanto uno dei più grandi imprenditori italiani. È stato l’artefice di un modo di fare impresa che ha messo al centro la persona, secondo il motto ‘lavorare, creare, donare’. Ha imparato le basi artigiane dal padre Pietro, l’importanza dell’organizzazione commerciale dallo zio Giovanni, il senso dell’azienda dalla madre Piera, che negli anni Quaranta riuscirono a trasformare una pasticceria di Alba in una fabbrica. Subentrato al padre, scomparso prematuramente nel 1949, ha guidato l’azienda – con il sostegno costante della moglie Maria Franca – verso una crescita esponenziale. La Ferrero ha varcato i confini nazionali fino a diventare, anno dopo anno, una delle aziende più importanti e più apprezzate a livello globale. Un vero mito. Come si racconta la vita di un uomo che ha fatto di tutto per tenersi lontano dai riflettori, lasciando parlare unicamente il proprio lavoro? Giannella ci è riuscito intervistando decine di persone che hanno vissuto fianco a fianco con ‘il signor Michele’. Ne è uscito un ritratto entusiasmante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.
L’imperdibile romanzo conclusivo della serie bestseller Le sette sorelle.
«Tra le sue pagine si trovano l’amore più sincero e devoto, quello che non si dimentica in una vita intera; avventure ambientate nei diversi continenti del mondo; descrizioni storiche che vanno dalla Rivoluzione russa del 1917, alla Seconda Guerra Mondiale, fino alle rivolte di Harlem; intricati misteri e fulminanti rivelazioni.» – Alice Calero per Maremosso
Nizza, 2008. Dopo averla inseguita per tutto il mondo, le ragazze D’Aplièse hanno finalmente trovato la sorella perduta, e ora che sono finalmente insieme a bordo dello yacht di famiglia, sono pronte a salpare per commemorare la morte di Pa’ Salt. Merope, però, arriva portando con sé il prezioso diario del padre e così, nelle lunghe ore di navigazione per raggiungere il Mar Egeo, le sorelle, circondate dai loro cari, potranno finalmente scoprire la verità sull’uomo che le ha accolte e cresciute e che in fondo conoscevano appena. Parigi, 1928. La famiglia Landowski trova un bambino di sette anni svenuto nel proprio giardino. A un passo dalla morte, viene salvato e accolto come se fosse uno dei loro figli. Nonostante sia un ragazzo gentile, precoce e talentuoso, pur di non spiegare da che cosa sta fuggendo si chiude in un ostinato mutismo. Mentre diventa un giovane uomo, si innamora, prende lezioni al prestigioso Conservatorio di Parigi e sembra quasi poter dimenticare i terrori del suo passato, ma poi una nuova minaccia lo costringe a partire: non potrà mai essere al sicuro, non finché il suo migliore amico non avrà compiuto la sua vendetta. Attraversando una vita di amori e perdite, confini e oceani, “Atlas, La storia di Pa’ Salt”, porta la serie delle Sette Sorelle di Lucinda Riley alla sua conclusione.
Tre grandi gialli italiani da un autore bestseller. Un successo nato dal passaparola
«Tensione analitica e sensibilità psicologica, humour e macabro manovrati con maestria.» – Corriere della Sera
«Il brio della lingua isolana, protagonisti coloriti e indagini avvincenti sono gli ingredienti dei libri di Salvo Toscano. La sua cifra ironica inoltre crea un effetto empatico che si rivela una scelta vincente.» – la Repubblica
«Linguaggio agile e accattivante. Personaggi veri, non figurine da film. Lettori, i fratelli Corsaro sono tornati!» – Il Foglio
Ultimo appello L’enigma Barabba Sangue del mio sangue. In un unico volume le prime tre indagini dei fratelli Corsaro, i geniali protagonisti dei gialli di Salvo Toscano. Palermo. Una giovane donna è stata accoltellata nel suo appartamento, e un’altra donna è stata travolta e uccisa da un pirata della strada. I fratelli Roberto e Fabrizio Corsaro, un avvocato penalista e un cronista di nera, si trovano alle prese con i due delitti nelle rispettive attività professionali. Ma la loro indagine si scontrerà con un imponente castello di bugie e silenzi. Un sacerdote viene ritrovato crocifisso in un casolare di campagna abbandonato, poco fuori Palermo. Due mesi dopo, una badante polacca svanisce nel nulla proprio la notte in cui l’anziana donna di cui si prendeva cura viene uccisa. Cosa lega questi due delitti? La seconda indagine porterà i fratelli Corsaro a scrutare gli abissi più oscuri dell’animo umano. Un tecnico della provincia di Palermo viene assassinato a colpi di pistola. Proprio poco prima si era scontrato in Comune con il sindaco, riguardo a un contestatissimo progetto per la realizzazione di un resort di lusso. Si tratta di una coincidenza fatale o ci sono interessi malavitosi in gioco? I fratelli Corsaro dovranno fare i conti con una scioccante verità…
1775, all’alba della rivoluzione che generò gli Stati Uniti d’America. Lealisti e ribelli si contendono l’alleanza delle Sei Nazioni irochesi, la più potente confederazione indiana. Nella valle del fiume Mohawk, indigeni e coloni convivono da decenni. Scelte laceranti travolgono il futuro di una comunità meticcia: il viaggio deve cominciare, fino alla capitale dell’Impero, e la via del ritorno è già sentiero di guerra. Un cacciatore irochese abbandona i boschi e i romanzi di Voltaire. Un guerriero del Clan del Lupo interrompe la traduzione del Vangelo e imbraccia il fucile. Un baronetto di Sua Maestà compare nei sogni di bianchi e indiani. Una donna guida il suo popolo attraverso le fiamme. Dopo anni di ricerche e scrittura, la nuova narrazione dell’officina di cantastorie nota coi nomi “Luther Blissett” (ieri) e “Wu Ming” (oggi). Un romanzo epico sulla nascita di una nazione e lo sterminio di molti mondi possibili.
Un giorno arriva in città un uomo. Senza pretese. Un uomo tranquillo. Un uomo tranquillo è anche un uomo paziente. Sceglie le proprie parole con cura e parla solo quando c’è qualcosa che vale la pena dire. È un osservatore e un ascoltatore. Presta attenzione senza cercarne e sa molto di più su di te di quanto tu sappia su di lui. L’assassino noto come Victor si nasconde in un piccolo motel in Canada dopo un lavoro oltreconfine. Pochi giorni di silenzio e poi se ne potrà andare, senza lasciare traccia. Ma un incontro inatteso ha qualcosa di diverso: una madre e il suo bambino gli ricordano la sua infanzia travagliata, quella che sembrava aver dimenticato. Ma non è così, anzi. E quando entrambi svaniscono, solo Victor sembra accorgersene. Una volta che inizia a cercarli, trova delle resistenze ed entra in contrasto con i criminali che controllano la città. Vogliono che se ne vada. Solo che Victor non andrà da nessuna parte finché non scoprirà la verità, e ai loro occhi è solo un uomo tranquillo che fa domande sbagliate. Ma quell’uomo tranquillo è un uomo pericoloso.
Un manoscritto rimasto nascosto per secoli cela un segreto in grado di riscrivere la storia della Chiesa…
Mentre sta lavorando al restauro di un’antica chiesa di Donostia, Marta Arbide trova un manoscritto antico dietro un falso muro. È il diario di Jean de la Croix, un monaco medievale al quale, mille anni prima, fu affidata una missione: portare al sicuro una misteriosa reliquia, nascondendola ai sicari che, per ordine di papa Innocenzo III, volevano impossessarsene. Il contenuto di quelle pagine è così sconvolgente che Marta decide di far luce sulla storia di Jean, aiutata nelle ricerche da un sacerdote dal passato oscuro, Iñigo Etxarri. Insieme intraprenderanno un viaggio a caccia di indizi sopravvissuti ai secoli, che li condurrà fino alle abbazie e alle foreste del sud della Francia, ai monasteri di San Millán e Santo Domingo de la Calzada, ai resti dell’antica Sanctus Sebastianus. Perché Jean de la Croix era in fuga? Qual era il potere dello strano oggetto che portava con sé? Un mistero il cui disvelamento conduce indietro nel tempo, fino all’anno 33, a poche ore prima della morte di Gesù… Un manoscritto rimasto nascosto per secoli cela un segreto in grado di riscrivere la storia della Chiesa…
Con Fame d’aria , Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l’amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
«Mencarelli, con il suo stile tagliente, asciutto e diretto, ci fa conoscere un papà molto reale e poco romanzato, difficile da condannare con la lente del perbenismo e con cui si empatizza fin dalle prime pagine.» – Corinne D’Aloe per Maremosso
Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.
Don Tomasso viene incaricato dal nipote di occuparsi del piccolo feudo di Cerreto sull’Appennino bolognese. Ma già lungo il viaggio si imbatte in un uomo assassinato con un colpo di archibugio. Se a ciò si aggiungono la presenza di un gruppo di zingari accampati ai margini della tenuta, oscuri traffici di contrabbando e un altro omicidio, ecco che la vacanza del sacerdote si trasforma in una brutta faccenda da sbrogliare, per ristabilire la giustizia in paese e in famiglia.
Paul le voltò le spalle, ma lei vide i suoi occhi verdi lampeggiare di rabbia. Oh, quanto era uguale al padre. Cocciuto e incorreggibile. Un Melzer. Un uomo abituato a vincere. Ma dov’era finito il suo amore? Non lo vedeva più. Come aveva potuto amare un uomo del genere?
Augusta, 1923. Dopo le devastazioni della Grande Guerra, finalmente gli abitanti della Villa delle Stoffe guardano al futuro con ottimismo. Soprattutto da quando il padrone di casa, Paul Melzer, è tornato dalla prigionia russa riabbracciando l’adorata Marie. Per lui è il momento di riprendere le redini della grande fabbrica di tessuti, diretta in sua assenza dalla moglie. Dopo tanti mesi di separazione, il loro amore è più forte che mai, anche se lei non può fare a meno di notare quanto Paul sia all’antica. Per esempio guarda con sospetto i nuovi modelli disegnati da Marie: quei tailleur così moderni, stretti e sfrontati. Per non parlare della moda dei capelli corti, che ha già contagiato sua sorella Kitty. Paul invece adora ammirare la lunga chioma della moglie quando la sera si pettina davanti allo specchio: un’immagine romantica e rassicurante, come secondo lui deve essere una donna. Ma il ritorno alla ristretta vita familiare comincia a opprimere Marie, e Paul, per compiacerla, decide di aiutarla a realizzare un sogno: aprire un atelier di moda tutto suo. Non si aspetta certo lo straordinario successo dei suoi primi modelli: le signore non parlano che di lei, tutta la buona società si contende i suoi capi. Quando gli impegni cominciano a tenerla lontana da casa e dai bambini, Paul decide così di darle un ultimatum, dalle conseguenze del tutto inaspettate. Con grande shock dei familiari e degli intriganti domestici della villa…
Daniele, giovane poeta in profonda crisi, non ha più uno scopo. Ma vuole provarci ancora, vuole sopravvivere e lo farà attraverso il lavoro. Firma così un contratto con una cooperativa legata al Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di Roma. Una casa speciale, in cui incontra molti sguardi che lo spingeranno a porsi domande scomode. Ma gli offriranno anche le risposte.
Daniele è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, «una malattia invisibile all’altezza del cuore, o del cervello». Si rifiuta di obbedire automaticamente ai riti cui sembra sottostare l’umanità: trovare un lavoro, farsi una famiglia… la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro anni è in caduta “precisa come un tuffo da olimpionico”. Non ha più nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa “casa” speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l’unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall’esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l’essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono. Con la lingua precisa e affilata del poeta, Daniele Mencarelli ci offre con grazia cruda il racconto coraggioso del rifugio cercato nell’alcol, della spirale di solitudine, prostrazione e vergogna di quegli anni bui, e della progressiva liberazione dalla sofferenza fino alla straordinaria rinascita.
Nella città eterna un assassino traccia croci di sangue sulla fronte delle sue vittime. La scia di morte conduce a un antico segreto custodito nel ventre di Roma.
Roma, dicembre 1564. Mentre in città un misterioso assassino traccia una croce di sangue sulla fronte delle sue vittime, in Vaticano qualcuno sta tramando per uccidere il papa. Raphael Dardo, agente segreto del duca Cosimo I de’ Medici, è a Roma con una missione: proteggere la vita di Pio IV e scoprire chi muove i fili della congiura. L’indagine lo porterà a fare ricerche tra cavatori di tesori, maghi, profeti eretici, nobili indebitati e potentissimi cardinali; dai piani alti del potere fino alle profondità labirintiche delle catacombe paleocristiane. Perché sono proprio quei cunicoli a nascondere qualcosa di estremamente prezioso e pericoloso, qualcosa di cui tutti sembrano desiderosi di impossessarsi, per poter poi esercitare qualsiasi forma di ricatto. Se vuole salvare se stesso, le persone che ama, il papa e l’intera Chiesa, Raphael deve scoprire cosa si nasconde nel ventre di Roma. E deve farlo al più presto…
Anni trenta. Willie Talos, un giovane di origini contadine, diventa quasi per caso governatore di un non nominato stato del Sud e promulga una serie di riforme populiste che migliorano le condizioni di vita delle classi disagiate. A narrare la vicenda è il giornalista Jack Burden che, affascinato dalla personalità di Talos e vittima del senso di colpa per le sue origini aristocratiche, ne diviene il più fedele e spregiudicato collaboratore. Il tragico evolversi dei fatti porta Burden a mettere in discussione la sua convinzione che nessuno può essere considerato responsabile per le conseguenze di un’azione nel caotico dispiegarsi della storia.
Un giallo, un complotto, una commedia dal ritmo incalzante, un percorso scanzonato ma ricco di cultura tra le pagine, il pensiero e gli autori di un secolo di letteratura: questo romanzo multiforme è in se stesso un gioco. Libero, appassionato e imprevedibile, perché i libri non finiscono mai di sorprendere.
Quando Rossella Catrambone, studentessa modello, scompare, è inevitabile che i sospetti si appuntino sui due ripetenti bulli dell’ultimo banco: Mansur detto Momo, italiano di seconda generazione, e Francesca, colonna dell’estrema destra del quartiere periferico di Torre Bruciata. I sospetti della polizia, si intende, ma non quelli del loro professore di lettere, Paolo Romano, che decide di aiutarli a scoprire la verità (e a restare fuori dalla galera). Ma i giorni passano, la ragazza non ricompare e si accumulano indizi inquietanti quanto stranamente letterari: una pista porta a Edgar Allan Poe, una a Giordano Bruno, una ai surrealisti… intanto, il professor Pastore, il complottista della scuola, è convinto che la chiave di tutto sia nascosta nei sotterranei del Vaticano e, quel che è peggio, lo dice in televisione. È solo l’inizio di una pericolosa caccia al tesoro a cui i tre saranno costretti a giocare in compagnia di strani alleati: una preside favorevole alle droghe sintetiche e un bibliotecario ex criminale. Li salveranno i libri, o sono proprio le parole a uccidere? Un giallo, un complotto, una commedia dal ritmo incalzante, un percorso scanzonato ma ricco di cultura tra le pagine, il pensiero e gli autori di un secolo di letteratura: questo romanzo multiforme è in se stesso un gioco. Libero, appassionato e imprevedibile, perché i libri non finiscono mai di sorprendere.
Annika Bengtzon è una giovanissima giornalista alle prese con il primo incarico. Mentre ancora fatica a orientarsi nell’ambiente frenetico e spietato del giornalismo professionale, in un cimitero viene ritrovato il cadavere di una ballerina. Principale sospettato: un ministro. Annika si butta a capofitto nell’indagine e nel giro di poco tempo porta alla luce una storia di corruzione che coinvolge sex club e ambienti nazionalisti. Un mondo pericoloso, fatto di sesso e violenza, che rischia di travolgerla.
Un giallo entusiasmante nella cornice di una pandemia ante litteram: la grande peste del ’600.
«La ragazza staccò le mani dal secchio, si voltò e andò a sdraiarsi sul suo giaciglio, spengendo prima la candela con le dita. Il cuore le batteva a un ritmo mai sentito prima. Quella notte non avrebbe dormito, ma non voleva vedere cosa stava accadendo. Doveva solo aspettare. E la mattina dopo, forse, il mondo sarebbe cambiato per sempre.»
«Unendo matematica e fiction, produce best seller pieni di umorismo.» – Antonio D’Orrico, Corriere della Sera
«È un dato di fatto: Marco Malvaldi diverte, appassiona e convince anche quando abbandona i suoi canuti eroi del BarLume e si lancia in avventure isolate.» – Sergio Pent, Tuttolibri – La Stampa
È passato appena un secolo da quando Martin Lutero ha incrinato l’unità cristiana. L’Europa è un campo di battaglia. La lotta della Chiesa cattolica all’eresia è asprissima e per via della pestilenza gli abitanti sono costretti dentro le case, i medici presidiano le strade, il Granduca di Toscana permette soltanto processioni religiose e plateali atti di penitenza. Solo un vecchio burbero, la vista un poco appannata, osa sfidare le prescrizioni granducali girando con indosso un grembiule di pelle per curare le sue vigne. È Galileo Galilei: l’uomo che, perfezionando un’invenzione olandese, il cannocchiale, ha scoperto la superficie imperfetta della Luna, i satelliti di Giove e le fasi di Venere, che fa esperimenti sul moto del pendolo e sulla caduta dei gravi; e che adesso sta dando alle stampe un’opera che rischia di sovvertire il posto dell’uomo nel cosmo. Galileo sfida il rischio della peste anche per recarsi al convento di San Matteo dove le sue due figlie hanno preso il velo: è una di esse, Virginia, a copiare con pazienza le pagine dei suoi manoscritti per poi affidarle al tipografo sfuggendo al controllo dell’Inquisizione. Ma una notte l’ala della morte raggiunge il convento in un modo imprevisto: e toccherà a Galileo scoprire le vere cause di questa morte misteriosa…
Stavolta per Harry Hole non si tratta di tornare. Ma di resuscitare.
«Harry abbassò lo sguardo sulla carta di credito. Conto svuotato. Missione compiuta: bersi tutto quanto. Niente soldi, niente giorni, niente futuro. Alla pensione, sotto il materasso, c’era la vecchia Beretta comprata dal senzatetto. Aveva tre proiettili. Restava da capire se avrebbe avuto abbastanza fegato per farla finita».
Un amico spacciatore di coca, uno sbirro corrotto e uno psicologo malato di cancro. È questa la squadra che Harry Hole è riuscito a mettere insieme. E chissà se ce la farà a salvarlo dal precipizio. Senza più un ruolo nella polizia, Harry è a Los Angeles al preciso scopo di ammazzarsi di alcol. Ma Lucille, una vecchia attrice che ha sottratto alla furia di un cartello della droga, gli ha offerto un posto in cui stare, un po’ di amicizia e dei vestiti decenti. Nel frattempo, a Oslo, un immobiliarista sospettato di aver ucciso due ragazze lo cerca come investigatore privato. Harry rifiuta, non è più il leggendario detective di un tempo. Ma quando il cartello prende Lucille in ostaggio, il solo modo per tirar su i soldi del riscatto è riunire una squadra di reietti come lui e accettare l’incarico.
Una saga che continua a stupire e appassionare milioni di lettrici.
Il loro matrimonio aveva affrontato dure prove, le ombre del passato l’avevano quasi distrutto, ma alla fine il loro amore si era rivelato più forte di qualunque cosa rischiasse di separarli. E gli ultimi giorni avevano mostrato loro quanto fugace potesse essere in fondo quella felicità. Un disastro poteva portargli via da un momento all’altro una delle cose più care che possedevano.
Augusta, 1930. Marie e Paul sono incredibilmente felici. Il loro amore è più forte che mai e crescono in serenità il figlio di quattro anni, Kurt. Ma a causa della crisi economica, Paul deve lottare con tutte le sue energie per tenere in piedi la fabbrica di stoffe. Finché un giorno la sua salute cede per un problema al cuore, e Marie è costretta ad abbandonare il suo amato atelier di moda per prendere ancora una volta le redini dell’azienda di famiglia e tentare di salvarla. È così che si imbatterà in una terribile scoperta, che potrebbe sconvolgere per sempre le vite di tutti i componenti della famiglia Melzer. Riuscirà a preservare l’eredità della Villa delle Stoffe e riportarla agli antichi splendori?
Quando la nonna guaritrice decide di lasciare il Giappone, Shizukuishi si ritrova improvvisamente sola e deve abituarsi in fretta alla vita in città: uno spazio nuovo, incomprensibile e persino minaccioso. Porta sempre dentro di sé il ricordo della vita tra le sue amate montagne, in comunione perfetta con piante e animali, ripensa alle notti stellate e al verde brillante, alle mille manifestazioni della natura, agli sguardi delle persone che si avventuravano per quei sentieri impervi serbando nel cuore la speranza di una guarigione. Lontana dal suo ambiente, Shizukuishi cercherà una nuova famiglia, una casa in cui tornare, qualcuno da amare, una dimensione in cui poter essere se stessa. E un giardino pieno di cactus. Una storia di solidarietà e amicizia, di rispetto per la natura e per gli esseri umani. Piccoli gesti, percezioni sottili, silenziosi linguaggi: un romanzo che invita a sospendere per qualche ora l’incredulità e a tornare alla gioia tranquilla delle cose semplici.
Dopo Città in fiamme, arriva finalmente il secondo capitolo dell’epica trilogia firmata dal maestro del crimine.
«Città di sogni è un classico del crime. In assoluto il miglior libro di Don Winslow.» – Stephen King
«Le pagine dei suoi romanzi sembrano girarsi da sole.» – USA Today
«Winslow ha scritto una saga crime intima e allo stesso tempo epica. A metà strada tra Mystic River e Il padrino.» – Sydney Morning Herald
«Magnifico. Winslow tratteggia meravigliosamente i suoi personaggi e realizza delle scene di azione estremamente vivide. Questa trilogia può essere annoverata fra i capolavori dedicati alla malavita organizzata, creati da Puzo, Chase e Scorsese.» – Washington Post
«Superbo. Questa è narrativa con mordente.» – Stephen King
Hollywood. La città dove nascono i sogni.
Dopo essere scampato alla sanguinosa guerra che ha devastato il New England, Danny Ryan è in fuga. I mafiosi, i poliziotti e anche l’FBI lo vogliono morto o in prigione. È partito insieme al figlio, all’anziano padre e ai pochi fedeli rimasti della sua banda ed è arrivato fino in California.
Qui vorrebbe solo una vita pacifica, ma i federali lo beccano e lo costringono a far loro un favore che potrebbe renderlo ricco. Oppure ucciderlo.
Intanto a Hollywood stanno girando un film ispirato alla faida che ha rovinato la sua vita e Danny decide di rientrare in affari, costruendo un nuovo impero criminale. Quello che non ha previsto è l’incontro con un’attrice bellissima, ma con un passato oscuro. Una donna di cui si innamora perdutamente.
E mentre i loro mondi collidono in un’esplosione che potrebbe annientare entrambi, Danny Ryan combatte per la vita nella città dove di solito nascono i sogni.
Ma dove i sogni possono anche morire.
Dalle spiagge del Rhode Island fino ai deserti californiani dove i cadaveri spariscono facilmente, dai corridoi del potere di Washington in cui prosperano i veri criminali fino ai mitici studios di Hollywood dove circolano i soldi veri, Città di sogni è una saga indimenticabile che parla di amore, famiglia, vendetta, sopravvivenza e di feroce realtà.
Il thriller più esplosivo che leggerete quest’anno.
“Impossibile staccarsi, un thriller imperdibile” – Wilbur Smith
Marc Dane è un agente speciale dei servizi segreti britannici che lavora come tecnico dietro lo schermo di un computer. La sua squadra ha una missione delicata, cui è stato dato il nome in codice di “Nomad”: presso il porto di Dunkerque, i suoi compagni tengono d’occhio una nave, al cui interno è nascosta un’arma micidiale. Il passo successivo è salire su quella nave, scovare l’obiettivo, sottrarlo dalle mani di gente pericolosa e tornare sani e salvi a terra. Ma in un istante tutto cambia. Un’esplosione investe il gruppo dell’operazione Nomad. Nello stesso momento, a molte miglia di distanza da lì, un’altra bomba scoppia a Barcellona, distruggendo una stazione della polizia. Dane, unico sopravvissuto della sua squadra, viene accusato di essere un traditore. Inizierà per lui una corsa contro il tempo e in giro per il mondo per provare la sua innocenza e soprattutto per fermare i responsabili di quelle stragi prima che entrino di nuovo in azione…
In un’inquietante e tormentata danza di ombre e luci, Paola Barbato ci conduce fin dentro le nostre paure più grandi.
«Un’autrice da scoprire, un thriller perfetto.» – Luca Crovi, Il Giornale
Trentadue bambini in sedici anni. Tutti rapiti e tenuti per tre giorni da un uomo che poi li restituisce alla famiglia, illesi. Ma quando la polizia comincia a collegare i sequestri, l’uomo scompare. Dopo trent’anni anche la piccola Greta sparisce, ma la sua famiglia ne riceverà solo il corpo privo di vita. Lei è la figlia di Remo Polimanti, un bambino rapito nel 1983. Greta non è che la tappa iniziale di una scia di sangue che collega i figli dei bambini scomparsi anni prima. Ma perché il rapitore «buono» si è trasformato in un assassino? O forse c’è qualcuno che intende emularlo. O sfidarlo. O punirlo.
È un libro scritto di notte, questo, come tiene a precisare il suo autore, e non è un dettaglio: nel buio, attorno al fuoco, sono nati i racconti delle nostre radici. Di queste narrazioni fondanti Canto per Europa ha il ritmo e il respiro.
Il Continente, imbarbarito e senz’anima, ha dimenticato le sue origini e persino il suo nome. Per ritrovarlo, quattro Argonauti occidentali battono il Mediterraneo fino alle coste del Libano, dove accolgono a bordo della loro barca ultracentenaria una giovane profuga siriana che chiede di fuggire con loro verso ovest. La chiamano Europa, dalla scritta sul foglio che ha mostrato loro al suo arrivo, e quel nome, pur sconosciuto, risuona loro nelle orecchie. In quella giovane silenziosa rivive presto la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove-toro, mentre il viaggio attraversa le meraviglie del mare aperto ma anche la deriva di un mondo fuori controllo – clima impazzito, guerre, migrazioni e turismo di massa – che si intrecciano in un racconto in bilico fra il presente e i millenni. Ingravidata in sogno dal re degli dei, la ragazza si svela come la Grande Madre e, nel vedere per la prima volta la sua nuova terraferma, esprime la propria gioia in modo tale che i compagni, commossi, decidono di dare al continente il nome di lei. La sua epopea li aiuterà a comprendere il senso della loro patria comune. Come dichiara l’autore, nella nuova intensa postfazione a questa nuova edizione, “scritto di notte in mezzo a una tempesta di visioni, questo libro, ridotto all’essenza, altro non è che la dichiarazione d’amore per una migrante: […] nulla vi era di più adatto della storia di quella donna coraggiosa che attraversava un mare in tempesta, sbarcava dopo mille peripezie e creava una stirpe nuova, additandoci la strada di un rinascimento”.
Le storie di Vigàta non finiscono mai di sorprendere, nascono tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato, cronache, molte attingono alla vita vera di Camilleri, attraversano la Storia. Sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo.
«La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità e il talento umoristico consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi.» – Salvatore Silvano Nigro
Questo volume comprende i racconti inediti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: “L’uomo è forte” in Articolo 1. “Racconti sul lavoro”, Sellerio, 2009; “I quattro Natali di Tridicino” in Storie di Natale, Sellerio, 2016; “La tripla vita di Michele Sparacino” in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; “La targa” in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015. Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto “I quattro Natali di Tridicino”. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ‘sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?». Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ‘na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ‘n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi». Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro». Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…».
«La paura finisce dove comincia la verità».
Maria Cristina Palma ha una vita all’apparenza perfetta, è bella, ricca, famosa, il mondo gira intorno a lei. Poi, un giorno, riceve sul cellulare un video che cambia tutto. Nel suo passato c’è un segreto con cui non ha fatto i conti. Come un moderno alienista Niccolò Ammaniti disseziona la mente di una donna, ne esplora le paure, le ossessioni, i desideri inconfessabili in un romanzo che unisce spericolata fantasia, realismo psicologico, senso del tragico e incanto del paradosso.
Niccolò Ammaniti è ritornato più cattivo, divertente e romantico che mai.
Un viaggio alla scoperta di sé e di suo marito, un viaggio doloroso ma necessario per ottenere il futuro che davvero desidera
Rose McCarthy è la leggendaria direttrice di una delle più prestigiose riviste di moda di New York. Dopo la morte del marito alcuni anni fa, il legame fra lei e le sue quattro figlie ‒ Nadia, Athena, Olivia e Venetia ‒ è diventato ancora più indissolubile. Nadia sembra avere la vita perfetta: abita a Parigi in un elegante appartamento con vista sulla Senna ed è sposata con il romanziere di successo Nicolas Bateau, che adora lei e le loro due figlie. Finché la stampa scandalistica fa trapelare la relazione di Nicolas con una giovane e affascinante attrice, e il mondo di Nadia va in pezzi. Con il cuore infranto e umiliata pubblicamente, Nadia cerca conforto, sostegno e aiuto nella madre e nelle sorelle per provare a rimettere in sesto la propria esistenza. Ognuna delle sorelle le offrirà consiglio, ma sarà Nadia a dover prendere la decisione ultima. Fino a che punto sarà disposta a scendere a compromessi e perdonare pur di salvare il suo matrimonio, e contemporaneamente non perdere il rispetto per sé stessa? Quello che l’attende è un viaggio alla scoperta di sé e di suo marito, un viaggio doloroso ma necessario per ottenere il futuro che davvero desidera.
L’inverno è alle porte, Kaede e Kataoka sono ritornati in Giappone e Shizukuishi ritrova il calore del tempo trascorso insieme e si sente finalmente un po’ più a casa. A breve, tuttavia, dovrà spostarsi di nuovo: ha deciso di andare a vivere con Shin’chiro, e così si mettono alla ricerca di un posto dove abitare, tra appartamenti improbabili e agenti immobiliari dalle dubbie capacità. Le persone, però, non sempre sono ciò che sembrano, e questo vale anche per Shin’chiro. Basterà un viaggio nel passato per rompere tutti gli equilibri e gettare Shizukuishi nella disperazione consentendole al contempo di crescere. Un serpente di giada, una donna prorompente, un giardino fuori dal mondo: questi e altri gli ingredienti di una storia di dolore e speranza in puro stile Yoshimoto.
Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l’ispettrice di Barcellona Petra Delicado.
Vita Castellá giace cadavere nella stanza di un lussuoso albergo di Madrid, avvelenata con un caffè al cianuro. È stata la presidente della Comunità Valenciana. Amata e detestata, benefattrice e prepotente, ha dominato la città e la regione in una stagione segnata da una corruzione pervasiva e quasi proverbiale. La rete di potere che da lei si è estesa ha lasciato al suo ritiro una schiera di scheletri in moltissimi armadi. Della sua morte, le autorità, il capo della polizia, il ministro, vogliono far passare una versione ufficiale meno compromettente, un infarto che eviti «un casino di dimensioni stratosferiche». L’inchiesta di polizia è però inevitabile. L’idea brillante è di affidarla a degli investigatori inesperti e malleabili. Come Berta e Marta, due sorelle giovanissime appena uscite dall’Accademia di Polizia. Diverse l’una dall’altra come due fiocchi di neve, sono acute, ambiziose e sono donne, cioè con una emergente avversione per i maschi al potere. Vanno così per la loro strada di poliziotte determinate. Con un po’ di rimorso «tacendo e mentendo» ai loro capi come questi fanno con loro due. E s’inerpicano in un’inchiesta che si svolge in una fascinosa Valencia. Poteri e misteri, false apparenze, vendette e rancori, altri spietati omicidi debbono svelare a poco a poco, anche con l’aiuto dell’affezionato addetto stampa della presidente, «Boro» Badía, un giornalista a cui il «partito» ha spezzato la carriera e ferito la dignità a causa delle scelte sessuali. Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l’ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Quell’umorismo d’ambiente che ha tra i suoi scopi, come sempre nei romanzi dell’autrice, anche quello di affermare i diritti.
La saga creata da Winston Graham è un vero e proprio classico tra i romanzi storici, con milioni di copie vendute nel mondo
e due adattamenti televisivi di straordinario successo prodotti dalla Bbc, la prima volta nel 1975, la seconda nel 2015.
Cornovaglia, 1818. Dopo la tragedia che ha sconvolto le loro vite, i Poldark cercano di ritrovare la serenità perduta: Ross si ritira dalla politica per rimanere accanto alla moglie, mentre Isabella-Rose – ormai cresciuta ma ancora legata a Christopher Havergal, suo assiduo pretendente – sogna di diventare una cantante d’opera. Dopo vari tentennamenti, i genitori decidono di assecondare la prorompente vitalità della ragazza, concedendole di perfezionare la sua arte a Londra. Qui Bella conosce il produttore teatrale Maurice Valéry, che promette di aiutarla nella scalata verso il successo. Nel frattempo, in Cornovaglia, Clowance manda avanti gli affari del defunto marito e si lascia corteggiare dal suo primo ammiratore, Lord Edward Fitzmaurice, e da un eccentrico ex militare, Philip Prideaux. L’uomo, congedato dall’esercito, viene mandato a Nampara per indagare su un’efferata e inquietante serie di delitti: per le strade della città si aggira un misterioso assassino, che pedina e aggredisce giovani donne indifese. Tra i sospettati sembra esserci anche il cinico Valentine Warleggan, in rotta con la moglie e dal comportamento sempre più sregolato e dissoluto. Nell’episodio conclusivo di quest’epica saga, Winston Graham riesce ancora una volta a stupirci e conquistarci, rimescolando le carte e stravolgendo le sorti della famiglia Poldark e dei personaggi che ci hanno fatto commuovere e appassionare.
Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po’ cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.
«Robecchi continua a produrre materiale vivo e intelligente, che fa il verso al genere, ma che prende anche molto seriamente il genere. Con i suoi personaggi strampalati e comici, ma anche terribilmente legati ai soldi, al potere del denaro. E poi c’è Milano, una Milano strana, appunto distorta o dai troppi soldi, o dall’assenza di soldi.» – Stefano Talone per Maremosso
Carlo Monterossi, il protagonista di questi racconti e dei romanzi di Alessandro Robecchi, è una figura di detective del tutto atipica. Suo punto di partenza è sempre stato «guardare nelle vite degli altri». Pubblicare a dieci anni dall’esordio in un unico volume i racconti sparsi, già comparsi nelle diverse antologie gialle di Sellerio, serve – spiega Robecchi nel testo che li introduce – «a fare il punto sull’evoluzione dei personaggi», a comprenderli a tutto tondo. E infatti si va da un Monterossi quasi naïf del primo racconto, che si fa aiutare da un professionista misterioso come Oscar Falcone, fino a un’agenzia investigativa dell’ultimo, aperta in società con Agatina Cirrielli, ex poliziotta risoluta e sbrigativa già incontrata negli ultimi romanzi della serie. Ma lui, lungo tutto questo arco di tempo, è sempre più riluttante, quasi preda delle diverse storie: una truffa a suo danno e la contro beffa, il rapimento di un chihuahua che chissà cosa nasconde, l’etica di due killer, cartoline di significato misterioso su un interno di famiglia miliardaria, la ricerca affannosa del più sfortunato degli eredi di una fortuna industriale. Perché la cifra di Monterossi è il dubbio: dubita del comodo lavoro di produttore di programmi televisivi di grande successo commerciale, che lui giudica spazzatura, ma dubita anche della sincerità del suo disprezzo per il mondo da cui succhia tanto denaro. Così affronta la sua scettica parte sia tra le belle donne il cui fascino è cesellato da generazioni di privilegi, sia nei bilocali con soggiorno-cucina di chi sa sulla propria pelle che «il merito è sempre il merito dei già meritati». E tutto questo, senza rinunciare al whisky più costoso, all’automobile più silenziosa, all’appartamento più elegante, nutrendo una preferenza per chi riesce a vivere da sfigato. O forse è invidia. Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po’ cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.
Un’indagine che precede Sabbia nera.
«Prima di Sabbia nera Vanina era a Catania già da un anno e aveva risolto altri casi. Ho pensato di raccontarvene uno» (Cristina Cassar Scalia).
Arrivata da poco a Catania, Vanina sta facendo conoscenza con la città quando le piomba addosso un caso delicato, di quelli che richiederebbero anche un po’ di tatto. Non proprio la sua dote principale.
Prima qualche pillola dentro vaschette di gelato, poi un omicidio. Questo è solo l’inizio di un mistero parecchio strano che il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi, detta Vanina, palermitana tornata in Sicilia dopo un periodo alla questura di Milano, è chiamata a risolvere. Per fortuna attorno a sé ha una squadra di gente in gamba, collaboratori preziosi che nonostante il suo carattere spigoloso hanno imparato subito ad apprezzarla. A fare il resto ci pensano l’istinto e il metodo investigativo che segue da sempre: scavare nel passato delle vittime.
«È tempo di sospendere le nostre certezze e di iniziare un viaggio negli universi stravaganti degli altri».
Possiamo passare una vita a discutere senza mai capirci, in particolare quando apparteniamo a generazioni diverse. Quasi sempre è un problema di coordinate: ognuno ha le sue e rifiuta di abbandonarle, anche solo un po’. Essere figlia e padre non semplifica le cose. Stanchi di «conversare a vuoto», Giorgia e Gianrico Carofiglio si sono seduti a un tavolo e hanno affrontato con occhi nuovi alcuni degli argomenti che piú li hanno divisi. Questioni che riguardano ciascuno di noi come il clima, il femminismo, il cibo. La politica. Non hanno eliminato tutte le loro divergenze, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti – veri e propri saggi brevi, tessere di un mosaico sorprendente – in cui si combinano entrambi i punti di vista. Una scommessa audace e allegra sulle possibilità di un linguaggio comune, di un’idea condivisa del mondo e del futuro.
Cleofe Malatesta (Pesaro, 1405 – Mistra, 1433), figlia di Malatesta dei Sonetti, fu data in sposa nel 1420 a Teodoro II Paleologo, despota della Morea, per accordo fra papa Martino V ed Emanuele II imperatore di Costantinopoli.
La festa per le nozze imperiali si svolse alla corte di Carlo Malatesta a Rimini, anche se la cerimonia nuziale vera e propria, nella sua versione cattolica, fu celebrata per procura, con il consenso del pontefice, alla corte paterna di Pesaro.
Imparentata coi Gonzaga, gli Sforza, i Montefeltro e i Colonna, “giovanissima, bellissima, intelligentissima, fluente in greco come in latino”, alla corte degli ultimi Paleologhi a Mistra, si disse che fu “una despina superiore a tutte le altre regine” perché “era umile e accondiscendente con tutti” (…) “Se ne andò come un cristallo che va in frantumi!” e la sua vicenda è ancora oggi avvolta nel mistero.
“Il disvelamento della vicenda di Cleofe l’ho vissuto qui come un atto dovuto per onorare una giovane che con la significatività della propria vita ha significato la Storia. Da quando l’ho scoperta lei non mi ha più lasciata e continua a essermi compagna”. (C. S.)
Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023
Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografia, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d’avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconfitto la notte ed è entrato volando nell’infinito.
Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto Il piccolo principe , uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell’immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un’infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un’infanzia che gli resta incollata all’anima per tutta la vita, fin da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L’infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un’idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in fiamme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi.
Proposto da Teresa Ciabatti al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Romana Petri inventa un nuovo genere di biografia letteraria, tra la ricostruzione esatta alla Emmanuel Carrere (Io sono vivo, voi siete morti) e quella tutta d’immaginazione alla Joyce Carol Oates (Blonde). Anziché partire dai dati biografici, Petri parte dall’immaginario per ricostruire la vita dello scrittore – vita a sua volta travisata, romanzata al fine di rendere l’essenziale: l’urto tra quel che si crede che sia, e quel che è, tra origine e fine. Cuore puro, cuore malato, il Tonio di Romana Petri guarda da più in alto possibile la sorte degli umani e pone le condizioni di una trasformazione rivoluzionaria, più forte del surrealismo, più forte di ogni paura che incatena alla terra, più forte della morte perché i bambini non hanno paura della morte. Scrittrice raffinata, in trentatré anni di carriera e venticinque libri, non ha mai ceduto alle mode, portando avanti una letteratura personalissima e consapevole.»
Tea Ranno ha scritto il suo romanzo più sorprendente, magico e sensuale: ha dato vita a una Dona Flor siciliana e l’ha calata in un’atmosfera fiabesca alla Chocolat; allo stesso tempo, con l’aiuto di un pizzico di realismo magico, ha raccontato una parabola attualissima di coraggio ed emancipazione, di una donna e di una comunità.
«Parola d’ordine ci vuole, mio signore, per accedere alle stanze della vita, parola che squaglia il gelo e splende sparpaglio di bellezze e luce. La sapesse, Vossia, quella parola?».
«Amarusanza» fa lui senza esitazione. E le porte si spalancano e il sole ride e la vita canta.
Siamo in un piccolo borgo siciliano che, dall’alto di una collina, domina il mare: una comunità di cinquemila anime che si conoscono tutte per nome. Su un lato della piazza sorge la tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolciumi e spezie, governato con amore da Costanzo e da sua moglie Agata. Sull’altro lato si affaccia il municipio, amministrato con altrettanto amore (ma per il denaro) dal sindaco “Occhi Janchi”. Attorno a questi due poli brulica la vita del paese, un angolo di paradiso deturpato negli anni Cinquanta dalla costruzione di una grossa raffineria di petrolio. Quando Costanzo muore all’improvviso, Agata, che è una delle donne più belle e desiderate del paese, viene presa di mira dalla cosca di Occhi Janchi, che, oltre a “fottere” lei, vuole fotterle la Saracina, il rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni che è stato il vanto del marito. Ma la Tabbacchera non ha intenzione di stare a guardare. Attorno a lei si raccoglie una serie di alleati: il professor Scianna, che in segreto scrive poesie e cova un sentimento proibito per la figlia di un amico, l’erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l’anima, Lucietta detta “la piangimorti”, una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate… una compagnia variopinta e ribelle di “anime rosse” che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di “amurusanze”. Tra una tavolata imbandita con polpettine e frittelle afrodisiache e una dichiarazione d’amore capace di cambiare una fede, le sorti dei personaggi s’intrecciano sempre più, in un crescendo narrativo che corre impetuoso verso la deflagrazione…
Uno strano annegamento, una rivelazione terrificante e la scoperta di un tesoro
1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi. Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un’apparizione sconvolgente. Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi nel cuore dei Caskey.
Una ragazza scopre la sua vera natura.
Una guerra lontana porta sangue e distruzione.
1938. È l’alba di una nuova èra per il clan Caskey e nulla sarà mai più come prima. La determinazione di Elinor finalmente dà i suoi frutti. I nemici di ieri diverranno gli amici di domani e i mutamenti giungeranno da luoghi inaspettati. Anche per il mondo si apre una nuova èra, portatrice però di pericolo e distruzione: il conflitto in Europa farà affluire sangue nuovo a Perdido. Nella proprietà dei Caskey, gli uomini vanno e vengono. Come marionette che non sanno di essere appese a un filo.
Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023
Dall’autrice del bestseller internazionale Le assaggiatrici, premio Campiello 2018, un romanzo epico e intimo, ispirato a una storia vera. L’avventura di una ragazza e due ragazzi cui il destino ha tolto tutto, ma che senza nemmeno saperlo finiranno per salvarsi l’un l’altro la vita.
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita.
«Il tema della separazione è quello che mi ha spinto a scrivere questo romanzo. Un romanzo di invenzione che racconta cosa vuol dire essere figli e cosa vuol dire essere genitori.» – Rosella Postorino per Maremosso
«La distanza della guerra viene come annullata: quelle vite sono tali quali le nostre, sovrapponibili e comprensibili. Un libro struggente e quasi liberatorio, sull’impossibilità di essere figli – eventualmente genitori – senza tradire chi si ama di più.» – Corriere della Sera – 7
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.
Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa.
Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.
Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.
Proposto da Nicola Lagioia al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Nell’ultima decade del Novecento ci siamo cullati nell’illusione che la Storia, intesa come catena ininterrotta di atrocità, violenze e prevaricazioni – «uno scandalo che dura da diecimila anni», diceva Elsa Morante – fosse finita. Eppure bastava guardare alla ex Jugoslavia, al di là dell’Adriatico, per avere la conferma del contrario: una guerra rimossa in tempo reale trent’anni fa, e dimenticata poi. Con Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino decide di tornare a quei tempi tutto sommato recenti, e a quel conflitto, proprio mentre un’altra guerra (qui c’è il potere anticipatorio di certi scrittori) torna a scuotere l’Europa. Nel suo romanzo, Postorino pratica con grande sensibilità e forza narrativa una lezione letteraria sempre valida: i veri testimoni del tempo sono le sue vittime, chi porta addosso le cicatrici della Storia ne è il testimone più attendibile. Ma i testimoni di questo tipo quasi sempre non hanno voce, e così la letteratura svolge un fondamentale ruolo vicario: raccontare per chi non può farlo. Poiché la forma romanzesca, per sua natura, è tuttavia in grado di giocare contemporaneamente più partite, ecco che quello di Postorino, oltre che un romanzo storico, riesce a essere anche un toccante romanzo famigliare e di formazione, capace di farci riflettere e scuoterci nel profondo. Le vicende dei protagonisti diventano le nostre in poche pagine. Il premio Strega può essere un’ottima occasione perché Mi limitavo ad amare te entri al meglio nel dibattito letterario di quest’anno.»
Pubblicato per la prima volta nel 1977, il romanzo ha per protagonista la figura granitica, ingombrante, di un padre, il vecchio tirannico e orgoglioso primo scalpellino d’America, almeno questo crede di essere. Un immigrato di prima generazione, Nick Molise, nel quale, come nel gruppo di suoi compaesani, Fante racchiude il ritratto più nitido della prima generazione italoamericana. Un mondo di uomini di testarda virilità, guardati con inorridita inquietudine dagli americani persuasi che gli italiani fossero creature di sangue africano, che tutti girassero con il coltello e che la nazione fosse ormai preda della mafia. Introduzione di Vinicio Capossela.
Una minaccia che viene da lontano. Un menico dal passato oscuro e tragico. La saga di Aba Abate si intreccia a quello del commissario Mike Balistreri in un romanzo esplosivo.
Aba Abate, nome in codice Ice. Una doppia vita che corre su binari paralleli. Da un lato la quotidiana finzione con la sua famiglia, convinta che lei sia soltanto un’impiegata e una mamma come tante; dall’altro un lavoro in cui cammina incessantemente sul filo del rasoio. Aba è una donna normale, ma Ice è una spia dei Servizi segreti italiani. E queste due donne hanno una sola cosa in comune: un segreto del passato da tenere sepolto a qualunque costo. Per vent’anni, infatti, Aba ha finto di non conoscere Johnny Jazir e di non averlo mai amato. Ma ora lui è morto e lei ha sulla coscienza la sua fine. Per trovare un po’ di sollievo da un dolore insostenibile, Aba si concentra sulla sua famiglia. E continua a servire il Paese con tutta se stessa. La minaccia che deve affrontare ora si cela dietro la figura del Generale. Di lui si sa pochissimo: figlio del deserto, uomo senza scrupoli, da decenni agisce nell’ombra e adesso è sul punto di mettere in atto un piano di puro terrore. Il Generale ha un unico punto debole: un bambino che aveva allevato con durezza, il figlio segreto del vecchio amico Mike Balistreri, e che era diventato un combattente, uno spietato mercenario. Quell’uomo di cui lui andava fiero è morto, a causa dell’amore per una spia italiana… Per il Generale è arrivato il momento di agire e costringere tutti i suoi nemici – dall’agente Ice fino all’Europa intera – alla resa dei conti.
Fare i compiti non è mai stato così pericoloso.
Little Kilton, aprile 2012: Andie Bell, una delle ragazze più popolari della scuola, viene uccisa. O meglio, scompare, e il suo corpo non verrà mai ritrovato. L’assassino è Sal Singh, compagno di scuola e amico della vittima: la polizia e tutti in città ne sono convinti. Il suo suicidio a qualche giorno di distanza ha cancellato tutti i dubbi. Ma Pippa Fitz-Amobi, che al tempo dei fatti aveva dodici anni e che ora si prepara a fare domanda per il college, non ne è per niente sicura. Quando sceglie di studiare il caso come tesina di fine anno, comincia a scoprire segreti che qualcuno in città vuole disperatamente che rimangano tali. E se l’assassino fosse davvero ancora là fuori?
A dieci anni dal successo internazionale della Psichiatra, Wulf Dorn torna sul «luogo del delitto» insieme a Mark Behrendt con un nuovo thriller avvolgente e inquietante che tiene con il fiato sospeso fino all’ultima riga.
Che fine ha fatto Ellen Roth?
Mark Behrendt è uno psichiatra con due vite, quella di prima e quella di adesso. Prima lavorava alla Waldklinik di Fahlenberg, prima aveva Tanja, il suo amore. Adesso vive e lavora a Francoforte. In mezzo un inspiegabile incidente d’auto in cui Tanja è morta, e la nebbia dell’alcolismo in cui è precipitato e da cui l’ha aiutato a salvarsi un’amica: Doreen. Ed è a cena da lei quando qualcuno bussa alla porta e Doreen va ad aprire: è l’ultima cosa che Mark ricorda. Si risveglia intontito, Doreen è scomparsa. Poco dopo riceve una telefonata. Se vuole rivedere la sua amica viva deve svolgere un compito: deve trovare qualcuno e deve scoprire da solo chi. Ha esattamente 2 giorni, 9 ore e 23 minuti per riuscirci, poi la donna verrà uccisa. Comincia così una corsa contro il tempo nel tentativo di capire chi c’è dietro questa follia, che cosa lo motiva, perché ce l’ha con Mark a tal punto, e chi è la persona misteriosa da trovare. Un tassello dopo l’altro, una rivelazione dopo l’altra, Mark cerca di risolvere questo enigma mortale, eseguendo al contempo gli ordini folli di uno sconosciuto, perseguitato da un dolore indicibile e disposto a fare qualunque cosa … proprio come lui?
“Prima del silenzio”. Una notte d’inverno, la strada ghiacciata, neve tutt’intorno, un’auto sbanda, si schianta contro un albero, il guidatore è gravemente ferito. Aveva appuntamento con lo sconosciuto che poche ore prima aveva rapito suo figlio Sven, mentre era fuori casa con il fratello maggiore. Adesso tutto è inutile: l’uomo sa che sta per morire. E sa che anche suo figlio morirà. “Dopo il silenzio”. Da ventitré anni lo psichiatra Jan Forstner vive con l’angoscia della scomparsa del fratellino. Tutto ciò che gli resta è un registratore che Jan aveva portato con sé la notte in cui erano usciti insieme e dove sono incise le ultime parole di Sven: “Quando torniamo a casa?” E poi il silenzio. E gli incubi che da quella notte non hanno smesso di tormentarlo. La notte in cui il padre è morto in un incidente d’auto. La vita di Jan si riassume tutta in quella notte: ha studiato psichiatria come suo padre, si è specializzato in criminologia e ora è tornato al punto di partenza: alla Waldklinik, la clinica dove lavorava il padre e dove adesso lavorerà anche lui. Vorrebbe ricominciare a vivere, lasciarsi alle spalle l’incubo, ma quando una paziente della clinica si suicida. Jan si trova coinvolto in un’indagine che svelerà un segreto atroce rimasto sepolto per ventitré anni…
La mia vita nella tua è una formidabile commedia ricca di sorprese e colpi di scena, ma soprattutto una storia indimenticabile sul valore insostituibile dell’amicizia al femminile.
Nisha vive nel lusso grazie al matrimonio con un ricco uomo d’affari fino al giorno in cui, di punto in bianco, lui le chiede il divorzio e la estromette dalla sua vita, privandola di tutto ciò che fino a quel momento possedeva. Benché Nisha sia determinata a tenersi stretti i suoi privilegi, ciò che le rimane è solo una borsa da palestra di un’altra donna con dei vestiti a buon mercato che non le appartengono. Sola e abbandonata, comincia a capire cosa significhi non avere più nulla, il peggiore dei suoi incubi, e dover ripartire da zero. Sam, invece, sta vivendo una profonda crisi. Suo marito è disoccupato e depresso, sua figlia sembra non accorgersi neanche di lei e non ha nessuna soddisfazione sul lavoro. Sam è una donna dall’animo gentile, che si è dimenticata di se stessa per soddisfare solo i bisogni degli altri. Quando si accorge di aver preso per sbaglio la borsa di un’estranea in palestra e si trova costretta a indossare delle provocanti scarpe rosse di coccodrillo di Christian Louboutin per partecipare a una serie di riunioni di lavoro, inizia a rendersi conto che qualcosa deve cambiare: incredibilmente quei tacchi vertiginosi la portano a una svolta. Jojo Moyes ha un talento speciale nel parlare dritto al cuore delle donne, descrivendo con sensibilità le loro fragilità e la loro grande forza.
Nella Ferrara ebraica, tra nebbia e segreti spaventosi, Girolamo Svampa è alle prese con un vero e proprio enigma. Tanto sconcertante da mettere a dura prova la sua formidabile razionalità.
Anno Domini 1626. Uno spirito malvagio si aggira per l’ex capitale estense. Molti lo credono il malach ah-mavet, l’angelo della morte. Di sicuro è un assassino spietato, che profana i corpi delle vittime per compiere un rituale arcano. L’incarico di fermarlo è affidato all’inquisitore Girolamo Svampa, che il Sant’Uffizio, stanco della sua condotta ribelle, vuole allontanare da Roma. Giunto in città, il frate domenicano dovrà far luce su un mistero reso ancora piú oscuro dagli apparenti legami con la qabbalah. Intanto, l’autore dei delitti continua a nascondersi nelle vie anguste del ghetto, autentico «serraglio» in cui è stata rinchiusa una comunità di millecinquecento persone tra sefarditi, aschenaziti e italkim. Ma non saranno solo gli omicidi a tenere occupato lo Svampa. Perché nella vicenda si inserirà anche Margherita Basile, ammaliante donna d’intrigo della corte papalina, e il suo intervento risulterà quanto mai decisivo.
L’eredità di una donna defunta e uno smembramento che fa raggelare il sangue
1922. Mentre Perdido si sta riprendendo dalla devastante inondazione, la costruzione di una diga è l’unico baluardo possibile contro la furia dell’acqua. Ma il cantiere riversa sulla cittadina il suo carico di imprevisti: la rivolta degli operai, il capriccio delle correnti, il mistero di alcune sparizioni. La matriarca Mary-Love si scontra con Elinor, ora parte della famiglia Caskey. Macchinazioni, alleanze innaturali, sacrifici: a Perdido i mutamenti saranno profondi, le conseguenze irreversibili. La lotta è appena cominciata.
Una morte mostruosa, una nascita diabolica…
Il fiume freddo e sanguinario convoca due dei suoi
1946. Come un organismo vivente, la famiglia Caskey si sviluppa e si trasforma. Alcuni affrontano la morte, altri accolgono la vita: tra riavvi¬cinamenti inattesi, rancori sordi e separazioni inevitabili le relazioni si evolvono. Ormai a capo della segheria e punto di riferimento del clan, Miriam lavora instancabilmente per rendere i Caskey sempre più ricchi. Una scoperta sorprendente e miracolosa – eccetto che per una persona – distribuirà la ricchezza anche in città. Ma sarà sufficiente questa improvvisa fortuna, ora che la natura reclama il suo debito?
Nel suo libro più intimo, Paola Mastrocola ci consegna la storia di un’infanzia particolare, e di un’Italia che non c’è più. E ci racconta il tentativo di mettere ordine nella confusione della memoria, allineando oggetti e ricordi un po’ veri e un po’ inventati. Com’è l’infanzia per tutti noi: un romanzo che non finiamo di raccontarci.
«Paola Mastrocola è uno dei non molti scrittori italiani di cui possiamo ancora avvertire la grana della voce ad apertura di pagina». – Ernesto Ferrero, Il Sole 24 Ore
Un uomo, che abbandona il suo Abruzzo di pastori per studiare, sale al Nord con il sogno di entrare alla Fiat. Una donna, che ha vissuto un’infanzia buia e fa la sarta da quando aveva undici anni, non riesce ad avere figli. Due pianeti all’apparenza lontanissimi s’incontrano, nella Torino degli anni Cinquanta. E poi Donata, la figlia inattesa, che scende dal “mondo della luna” con l’idea di proteggere la madre e renderla felice. Il difficile rapporto tra Nord e Sud, il contrasto tra l’universo sfavillante delle signore che vengono a misurare i vestiti e quello modesto della propria famiglia, il sogno di una casa di proprietà, i parenti contadini, la prima amica: ogni cosa è filtrata dallo sguardo tormentato di Donata. Una bambina che si vergogna del suo mondo, anche di quel padre sempre affettuoso e allegro; per lei è il nemico che costringe la moglie a sacrifici e rinunce. È tutto sbagliato, ai suoi occhi, e sbagliata è lei per prima: timida, inadeguata, attratta da un destino che chissà se avrà la forza di portarla via. Ma quanto c’è di vero in quel che Donata crede di ricordare? Quanto sa della propria famiglia? Scavare nella vita della bambina che è stata diventa il modo più ardito, e struggente, di misurarsi con i ricordi. Che ci tradiscono esattamente come noi tradiamo loro.
Michel Bussi ci trascina stavolta in un avvincente giallo letterario la cui soluzione va decifrata tra le righe di uno dei racconti più letti del mondo, una favola apparentemente per bambini che veicola un messaggio filosofico profondo e più che mai attuale. Libro gustosissimo per chiunque e indispensabile per chi ha amato Il Piccolo Principe.
«Bussi ci regala il suggerimento di tornare a leggere un racconto senza tempo e che, invecchiando come lettori, si tende colpevolmente a dimenticare, anche perché, nella sua essenza, Il Piccolo Principe non è tanto lo stucchevole invito a riscoprire il bambino che è in noi, ma il prendere atto che non esiste grandezza, d’arte come di destino, senza una parte d’infanzia, ovvero la capacità di mantenere intatte, pur nel passare del tempo, passioni e idealità che di essa fecero parte.» – Il Giornale
«In questa meravigliosa indagine, Michel Bussi riavvolge le fila di un’inquietante similitudine tra la scomparsa del noto autore francese e quella del suo più famoso personaggio, trascinandoci in un vero e proprio giallo.» – Lisa Cardello per Maremosso
Il Piccolo Principe e il suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, sono accomunati dal mistero della loro scomparsa: quella dello scrittore-aviatore morto in guerra in circostanze mai ben chiarite, tanto che nel tempo si è ipotizzato che fosse vivo e vegeto da qualche parte, e quella del personaggio che, morso da un serpente velenoso alla fine del racconto, lascia il lettore incerto sulla sua vera sorte. Toccherà a due investigatori fare luce su quello che ha tutta l’aria di essere un enigma la cui soluzione è stata dissimulata dallo stesso Saint-Exupéry nel testo: Andie, giovane detective alle prime armi appassionata del Piccolo Principe, e Neven, ex aviatore e meccanico di aeroplani, che del famoso libro sa poco o niente. Incaricati da un eccentrico miliardario, percorreranno insieme il mondo alla ricerca di indizi confrontandosi con i membri dell’occulto Club 612, un’associazione segreta che raduna i massimi esperti del Piccolo Principe. Il loro avventuroso viaggio, in cui non mancano la volpe, la rosa e il serpente, è analogo a quello del Piccolo Principe, con la differenza che, invece di visitare i vari asteroidi, i nostri eroi si spostano da un’isola all’altra. Andranno così sull’isola dell’uomo d’affari, su quella del re, della vanitosa, del bevitore, del lampionaio, del geografo…
1902. A soli vent’anni, Belle da Costa Greene viene assunta da J.P. Morgan, uno dei più ricchi finanzieri al mondo, per curare la collezione di manoscritti, libri rari e opere d’arte di proprietà del magnate. In poco tempo Belle diventa un punto di riferimento dell’alta società newyorkese e una delle figure più influenti nel mondo dell’arte e della cultura. Organizza mostre ed eventi mondani, è in contatto diretto con commercianti, case d’asta e studiosi sia in America che in Europa. Il suo gusto è considerato impeccabile. Ma Belle ha un segreto, che deve proteggere a tutti i costi: non è nata Belle da Costa Greene, ma Belle Marion Greener. È la figlia di Richard Greener, il primo nero laureato a Harvard, distintosi come attivista per la difesa dei diritti civili degli afroamericani. Il colore della pelle di Belle, quindi, non è legato – come tutti credono – alle sue origini portoghesi, ma africane. Negli Stati Uniti del primo Novecento, ancora profondamente razzisti, anche una donna potente e affermata come Belle sarà costretta a custodire il suo segreto, per continuare a fare quello che ama.
Un giorno come tanti, Cristina entra in un negozio sotto casa per fare la spesa. Un saluto veloce all’ingresso, i gesti automatici di sempre, qualche pensiero per la testa. Poi, all’improvviso, un uomo la afferra alle spalle e le punta qualcosa alla schiena. E così quella commissione insignificante diventa un momento cruciale, uno spartiacque tra un prima e un dopo, o addirittura tra la vita e la morte. Proprio in quell’attimo, ostaggio di una rapina, Cristina percepisce l’essenza di tutto, come se le si squarciasse un velo davanti agli occhi. E si vede per quella che è davvero: una madre che non ha ancora sanato la frattura profonda che la divide da sua figlia, e una figlia che non sa comprendere il desiderio di sua madre di rifarsi una vita; una vedova chiusa in un dolore indicibile, e una donna che crede di avere già amato abbastanza – forse, di non avere nemmeno più diritto alla felicità. È un istante sospeso, tra mille variabili e mille possibilità: una fatale follia o un soccorso insperato; un futuro da cancellare o un nuovo inizio per rinascere. È l’incipit di un romanzo che sa sorprenderci e metterci in discussione a ogni pagina. Perché tutti noi, come Cristina, siamo sospesi tra occasioni che non sappiamo cogliere e scorci di felicità che ci fanno paura, tra mani che la vita ci tende e assi nella manica che potrebbero regalarci la mossa vincente. Il destino potrà confonderci con i suoi percorsi imprevedibili, ma a salvarci sarà solo il nostro coraggio: quello di inseguire i nostri sogni o di concederci l’occasione di amare di nuovo.
Italia, anni ’30. Un paesino del Sud. Una donna del Nord. Un incontro che cambierà entrambi. Un’emozionante storia d’amore e di riscatto
«In giro a piedi tutto il giorno, con la pioggia o con il sole. Ci perderesti la salute. Siamo seri. Non esistono portalettere donna.»
«Finora», disse Anna
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
In quanti modi si può coniugare il verbo tradire?
Quando Will Jordan entra nella sua vita, Mary è una trentacinquenne single quasi rassegnata a non trovare più l’amore. Invece quest’uomo, conosciuto online, att raente, affascinante, premuroso, la conquista come nessuno mai prima e quando infine le chiede di sposarlo, lei quasi non riesce a credere alla propria fortuna. È vero che Will si assenta spesso per lavoro, lasciandola sola con i due bambini che presto nascono dalla loro unione, ma quale matrimonio è davvero perfetto? E quando lui le chiede soldi perché è in difficoltà, lei non pensa ci sia nulla di strano, perché è proprio questo che ci si promette sull’altare: nella buona e nella cattiva sorte. L’amore che prova per lui non lascia spazio a nient’altro. Se un messaggio ascoltato per caso in segreteria, un anello sconosciuto trovato sul letto, o l’ennesima assenza agli eventi di famiglia le fanno nascere un dubbio, Will lo scioglie con sicurezza. A parole o con carezze appassionate. Ha una spiegazione per tutt o Will, e Mary alla fi ne si sente quasi in colpa per aver dubitato. Ma un giorno una telefonata manda in frantumi il suo mondo. Forse suo marito non è chi dice di essere. Forse ha una seconda, una terza, una quarta vita, e in alcune di queste potrebbe essere perfi no una persona pericolosa… Mary si sente sempre più come una mosca nella tela di un ragno. Ci sarà qualcosa di vero in quello che Will le ha raccontato, o la sua stessa vita è un castello di bugie? Ma come si può credere che sia falso tutt o l’amore che hanno vissuto? E se è solo una finzione, come potrà mai avere ancora fiducia in se stessa, visto che ciecamente ci ha creduto?
Con la sua cruda e implacabile onestà, Spare – Il minore è una pubblicazione epocale. Le sue pagine, dense di analisi e rivelazioni, sono frutto di un profondo esame di sé e della consapevolezza – conquistata a caro prezzo – che l’amore vince sempre sul lutto.
«Spare – Il minore è una reale e disperata divulgazione della verità.» – Lisa Cardello per Maremosso
È stata una delle più strazianti immagini del Ventesimo secolo: due ragazzini, due principi, che seguono il feretro della madre sotto gli occhi addolorati e inorriditi del mondo intero. Mentre si celebrava il funerale di Diana, principessa del Galles, miliardi di persone si chiedevano quali pensieri affollassero la mente dei principi, quali emozioni passassero per i loro cuori, e come si sarebbero dipanate le loro vite da quel momento in poi. Finalmente Harry racconta la sua storia.
«Se proprio dovessi, sceglierei la Tasmania. Ha buone riserve di acqua dolce, si trova in uno stato democratico e non ospita predatori per l’uomo. Non è troppo piccola ma è comunque un’isola, quindi facile da difendere. Perché ci sarà da difendersi, mi creda».
Tasmania è un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo. La paura e la sorpresa di perdere il controllo sono il sentimento del nostro tempo, e la voce calda di Paolo Giordano sa raccontarlo come nessun’altra. Ci ritroviamo tutti in questo romanzo sensibilissimo, vivo, contemporaneo. Perché ognuno cerca la sua Tasmania: un luogo in cui, semplicemente, sia possibile salvarsi.
Ci sono momenti in cui tutto cambia. Succede una cosa, scatta un clic, e il fiume in cui siamo immersi da sempre prende a scorrere in un’altra direzione. La chiamiamo crisi. Il protagonista di questo romanzo è un giovane uomo attento e vibratile, pensava che la scienza gli avrebbe fornito tutte le risposte ma si ritrova davanti un muro di domande. Con lui ci sono Lorenza che sa aspettare, Novelli che studia la forma delle nuvole, Karol che ha trovato Dio dove non lo stava cercando, Curzia che smania, Giulio che non sa come parlare a suo figlio. La crisi di cui racconta questo romanzo non è solo quella di una coppia, forse è quella di una generazione, sicuramente la crisi del mondo che conosciamo – e del nostro pianeta. La magia di Tasmania, la forza con cui ci chiama a ogni pagina, è la rifrazione naturale fra ciò che accade fuori e dentro di noi. Così persino il fantasma della bomba atomica, che il protagonista studia e ricostruisce, diventa un esorcismo: l’apocalisse è in questo nostro dibattersi, e nei movimenti incontrollabili del cuore. Raccogliendo il testimone dei grandi scrittori scienziati del Novecento italiano, Paolo Giordano si spinge nei territori più interessanti del romanzo europeo di questi anni, per approdare con felicità e leggerezza in un luogo tutto suo, dove poter giocare con i nascondimenti e la rivelazione di sé, scendere a patti con i propri demoni e attraversare la paura.
Un corpo fatto a pezzi, una casa sotto attacco, e l’insorgere di un nuovo matriarcato
1928, Perdido. Il clan Caskey è dilaniato dalla spietata lotta tra Mary-Love ed Elinor. Ma all’orizzonte si allungano altre ombre: sui legami, sui patrimoni, sulle anime. E le ripercussioni varcheranno i confini dell’immaginazione. Da quando Elinor ha preso possesso della casa più bella di Perdido, negli angoli bui della magione allignano ricordi spaventosi che, come ragni instancabili, tessono tele mortali.
In un Paese che combatte per la libertà, un uomo e una donna si perderanno e si ritroveranno, legati da un istante voluto dal destino. Una grande epopea di riscatto, amore e guerra sullo sfondo di cinquant’anni di storia coreana.
«Una storia che ci trascina in un mondo lontano e di grande fascino, in cui si muovono personaggi indissolubilmente legati dal destino. Incantevole!» – Publishers Weekly
«Un vero gioiello letterario» – Kirkus Reviews
«Una prosa splendida e personaggi indimenticabili rendono questo romanzo davvero imperdibile» – Los Angeles Times
«Un’opera ambiziosa e pienamente riuscita » – USA Today
«In questo sorprendente romanzo d’esordio, Juhea Kim intesse una vicenda complessa e ricca di sfaccettature come l’animo umano e la vita.» – Isabelle Mollard per Maremosso
Corea, 1917. È la disperazione a spingere il cacciatore. Da giorni segue le tracce sulla neve, nella speranza di trovare una preda con cui poter sfamare i suoi figli. Ma la ricerca viene interrotta dall’incontro con un gruppo di ufficiali giapponesi, persi tra quelle montagne. E dall’apparizione di una tigre. D’istinto il cacciatore interviene facendo fuggire la tigre, per poi guidare i giapponesi verso la salvezza. Un gesto che segnerà il futuro della sua famiglia. Jade ha solo dieci anni quando la madre la vende a una casa di cortigiane. Un sacrificio dettato dalla povertà, che però Jade ben presto capisce essere un’occasione. Solo le donne più belle e raffinate possono far parte di quel mondo e, un giorno, comprare la propria libertà. Tuttavia, quando una tragedia colpisce la casa, Jade è costretta a trasferirsi a Seul. Dove il suo destino l’aspetta… Alla morte del padre, Jung-ho non ha altra scelta che lasciare il suo villaggio di cacciatori e tentare la sorte nella capitale, ingrossando le fila dei giovani randagi che sopravvivono grazie a sotterfugi e piccoli furti. Eppure gli basta posare una volta lo sguardo su Jade, per capire di voler diventare un uomo degno di lei. Comincia allora la sua scalata verso il successo, prima nel sottobosco della malavita, poi nel mondo ancora più insidioso e ambiguo della politica, diviso tra i padroni giapponesi e il movimento nazionalista che lotta per l’indipendenza. Una corsa al potere su cui Jung-ho scommette ogni cosa, rischiando però di perdere tutto…
Tradotto in Italia solo nel 2016 è il primo romanzo di Philip Roth scritto nel 1962. Ed è bello scoprire come la sua scrittura fosse tanto corrosiva e narcisistica anche all’inizio, è bello scoprire che è stato un enorme ego e una magistrale forza descrittiva della società borghese a farlo diventare in seguito un autore di culto per molte generazioni.
“In quel periodo ero sottotenente d’artiglieria, di stanza in un angolo desertico e sperduto dell’Oklahoma, e il mio unico legame col mondo dei sentimenti non era il mondo stesso, ma Henry James, che da qualche tempo avevo cominciato a leggere”. Congedato poco tempo prima dall’esercito, ancora scosso dalla recente morte della madre, libero dai vecchi legami e ansioso di crearsene nuovi, Gabe Wallach entra nell’orbita di Paul Herz, un compagno di studi, e di Libby, la malinconica moglie di Paul. Il desiderio di Gabe di mettere in relazione l’ordinato “mondo dei sentimenti” che ha conosciuto nei libri con il mondo reale si scontra prima con gli sforzi degli Herz di fare i conti con le difficoltà della vita adulta e poi con le sue stesse relazioni sentimentali. La volontà di Gabe di essere una persona seria, responsabile e generosa col prossimo viene messa alla prova dal rapporto con Martha Reganhart, una donna divorziata, madre di due bambini, vivace, senza peli sulla lingua. La complessa relazione di Gabe e Martha, e la spinta di Gabe a risolvere i problemi degli altri sono al centro di questo primo, ambizioso romanzo, di Philip Roth: ambientato negli anni Cinquanta, tra Chicago, New York e Iowa City, è il ritratto di un’America definita da vincoli sociali ed etici profondamente diversi da quelli di oggi.
Felice Lasco torna a Napoli, nel Rione Sanità, dopo quarantacinque anni trascorsi fra Medio Oriente e Africa. La madre sta morendo e lui la accudisce fino all’ultimo con tardiva ma amorosa pazienza. Poi, invece di tornare al Cairo dove lo aspetta l’amata compagna, Felice sembra obbedire al richiamo delle radici e di un destino, e resta. Resta perché in attesa dell’incontro fatale con Oreste, noto ormai come delinquente incallito. Felice racconta a un medico dell’ospedale San Gennaro dei Poveri e a don Luigi Rega, prete combattivo e maieuta, la sua storia. Un’opera nella quale Ermanno Rea intreccia la lucidità del reale e la sensibilità drammatica della tragedia sociale. Un omaggio alla Napoli malavitosa e ribelle del Rione Sanità, ai suoi eroi, alle sue vittime.
«Dago Red», la raccolta di racconti pubblicata appena dopo «Chiedi alla polvere», corona il momento magico della carriera del narratore italo-americano, offrendoci una serie di «istantanee» (ora comiche ora struggenti) di tutto il suo mondo narrativo, passato e futuro. I temi sono quelli che ritroviamo puntuali nei romanzi della saga di Arturo Bandini: ai ricordi dell’infanzia povera e dei lunghi inverni nel Colorado si aggiungono le prime avventure a Los Angeles di un giovane ambizioso e innamorato della vita, che punta tutto sul suo talento e sulla fiducia in se stesso. Ben al di là della solita raccolta di testi sparsi, «Dago Red» è un complemento indispensabile alla conoscenza di Fante. Si potrebbe dire che, accanto ai quattro libri su Bandini, con «Dago Red» Fante abbia voluto regalarci un libro di Bandini. Introduzione di Domenico Starnone.
Due amiche divise dalla Storia, unite dalla musica.
«Rubare la musica è come rompere un pezzo di anima. Una storia mai raccontata prima» – Sara Rattaro
«Una trentenne che scrive un romanzo ambientato in gran parte ai tempi della seconda guerra? Con l’aria che tira, è una mosca bianca.» – Robinson
«Nei suoi romanzi realtà e fantasia si incontrano sul terreno del verosimile» – Vanity Fair
Berlino, anni Trenta. A Elsa hanno sempre chiesto di obbedire, di fare prima la brava bambina, poi la perfetta moglie tedesca. Intorno a lei, molte donne hanno fatto lo stesso, pronte a servire il Reich accanto ai loro uomini invincibili. Ma l’equilibrio fragile sul quale è costruita la sua vita sta per spezzarsi: suo marito Heinrich, ufficiale delle SS, ha ricevuto un importante incarico segreto, e per la prima volta non è disposto a parlarne con lei. Per scoprire di cosa si tratta, una sera lo segue di nascosto, lo vede entrare in un appartamento, parlare con un superiore, infine trafugare la custodia di un violino. Non un violino qualunque: un Guarneri del Gesù, uno dei pochi esistenti, dal valore inestimabile. Ma Elsa vede anche un’altra cosa: la foto della ragazza che possedeva quello strumento, nei cui occhi riconosce una sofferenza comune. Decide così di cercarla, a qualunque costo, anche se questo significherà mettersi in grave pericolo e gridare la sua voglia di libertà in faccia all’uomo più pericoloso che il Novecento abbia conosciuto.Riportando alla luce uno dei crimini meno noti della storia nazista, Silvia Montemurro compone e dirige con maestria una travolgente opera a due voci, quelle di due donne divise dalla Storia e unite dalla musica.
Attraverso il racconto della rivalità tra cinque coppie di donne, Paola Calvetti ci parla di un’epoca in cui il genio femminile era osteggiato, deriso o guardato con sospetto. Ma trionfò comunque.
La solidarietà femminile può essere una straordinaria forza trainante, una complice ideale del talento e una spinta verso i vertici della professione. Ma la rivalità, unita a una buona dose di narcisismo, può cambiare il corso della Storia. Questo raccontano le vite di dieci donne straordinarie che, tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, si sono confrontate in segreto o a viso aperto e, per affermarsi, non solo hanno sfidato le norme sociali, ma si sono combattute l’un l’altra, lasciando un segno indelebile nell’industria, nella moda, nello spettacolo e nel giornalismo. Avversarie? Nemiche? Nei loro rispettivi campi assolutamente sì. Dal palcoscenico dei più prestigiosi teatri del mondo l’eterea Eleonora Duse e la «divina» Sarah Bernhardt, alimentate dalla critica e dal pubblico che esaltano ora la dolcezza misteriosa dell’una, ora l’incomparabile capacità dell’altra di «essere» le eroine che interpreta, vivono per anni un antagonismo che al loro primo incontro sfocia in una vera e propria collisione. Sulle passerelle internazionali, la contesa fra il rigore formale di Coco Chanel e le mise sgargianti di Elsa Schiaparelli le vede creatrici di quello stile unico e rivoluzionario che ha plasmato la donna del Novecento. A colpi di rossetti e…
«La prima volta che gli strinsi la mano fu nella primavera del 1967. Ai tempi frequentavo il secondo anno di università alla Columbia: ero un ragazzo ignorante e affamato di libri che coltivava la fede (o l’illusione) di diventare un giorno così bravo da potersi definire un poeta.»
Nel 1967, Adam Walker ha vent’anni e studia a New York; la sua unica aspirazione è diventare poeta. Durante una festa conosce l’enigmatico professore parigino Rudolf Born e la sua seducente fidanzata, Margot, con la quale ben presto instaura una relazione. Rudolf, scoperto il tradimento, caccia la donna senza tuttavia mostrare risentimento nei confronti di Adam che continua a frequentarlo sino a quando, una sera, non assiste alla criminale esplosione della sua aggressività. Consapevole di aver vissuto un’esperienza che lo segnerà per sempre, Adam trascorre l’estate in città con la sorella, ritrovando il legame che li unisce sin dall’infanzia. In autunno Adam dovrà partire per Parigi, la città in cui è tornato a vivere Born. Adam sa bene che difficilmente potrà evitare di incontrarlo e che si dovrà cosí confrontare con la parte piú nera e imperscrutabile della propria anima.
Un thriller nervoso e impeccabile, una storia d’amore e solitudine, una scrittura che sa dosare tensione emotiva e colpi di scena.
Un ragazzo cieco ascolta la città con lo scanner, unica compagnia Almost Blue suonato da Chet Baker. Un assassino si reincarna nelle sue vittime, mentre nella sua testa vibra il rock piú metallico. Una giovane detective molto determinata scopre di essere donna, e tutta intera, in un universo tutto di uomini.
Nessuno vuole ammetterlo, ma a Bologna c’è un assassino seriale: è l’Iguana, che assume di volta in volta l’identità delle sue vittime, per sfuggire alle «campane dell’inferno» che gli risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia Negro cercare di prenderlo, e piú delle sofisticate tecnologie che usa, le servirà l’intuito e la capacità di ascolto di Simone, cieco dalla nascita. Mentre cacciatore e preda si scambiano continuamente i ruoli, vediamo la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante e doloroso dell’Iguana, o la percepiamo come un concerto di suoni e di voci, quando la soggettiva è di Simone. E la città che prende forma sotto i nostri occhi è insieme la sorprendente megalopoli italiana che si stende su tutta l’Emilia, e anche il teatro magico dove tutte le storie possono accadere.
Una grande scrittrice si racconta attraverso le letture di tutta una vita.
«Una trascinante fantasmagoria di ricordi da lettrice, in cui l’arte e l’umanità di Bianca Pitzorno risplendono della luce più limpida» – Nicola Gardini
«Questo libro non vuole essere un saggio sulla lettura né tantomeno sulla letteratura, ma una sorta di memoir, una galoppata trai ricordi, una serie di riflessioni a ruota libera sui libri che in epoche diverse sono entrati nella mia vita e l’hanno influenzata. Considerato che a sette anni già leggevo correntemente e che sto per compierne ottanta, un tempo lunghissimo. Non li racconterò in ordine strettamente cronologico, ma andando su e giù negli anni, seguendo le relazioni tra le cose ei fatti e le associazioni dei pensieri. Non li racconterò proprio tutti: molti mi sfuggiranno, e comunque un elenco troppo lungo vi annoierebbe. Chiedo scusa se userò spesso i termini propri dei rapporti amorosi, come colpo di fulmine, passione e appassionarsi, innamorarsi, amare, amato e adorato. Però sono le parole più adatte per definire i miei sentimenti, le mie reazioni ogni volta che incontro un autore o un’autrice che sento affine, in cui mi riconosco, nel cui mondo vorrei entrare. Ogni volta che trovo in un libro vicende, sentimenti, personaggi, argomenti che mi conquistano. Che suscitano in me amore, passione, incanto, entusiasmo, ma anche dolore, rabbia, indignazione.» (dalla prefazione dell’Autrice)
Aprire questo libro è un’esperienza sorprendente, capace di portare allegria nella più grigia delle giornate. Proprio come entrare in casa di Dora, la protagonista. Nel suo appartamento torinese potrete incontrare: i suoi due bambini, piccoli saggi e buffissimi; il loro tato Simone, magari sul balcone intento a fumare (meglio non chiedersi che cosa); Sara, la migliore-amica-senza-figli di Dora, stavolta alle prese con la decisione più difficile; il massimo del disordine che una donna nata alle nostre latitudini possa sopportare; un paio di nonni molto diversi da quelli delle pubblicità; un quadro con un pappagallo zampe all’aria, in grado di infondere pace a chi lo guarda; un sacco di ricordi felici sospesi nell’aria, diversi angoli dove ristagna la malinconia per tutto ciò che invece non è stato o non sarà, e grandi finestre per lasciar entrare il sole. Zitti, se fate attenzione sentirete bussare alla porta! È un giovane vicino di casa, decisamente sexy a dirla tutta, ed è qui per Dora. Ma eccola che arriva, Dora, è appena sveglia e già sa che dovrà correre, e correre, sempre in ritardo su tutto, da vera”madre Gazzella”: due bambini, un lavoro, un mutuo e una separazione con cui fare i conti. La storia di questa giovane donna coraggiosa, anticonformista e piena di vita, e di tutto il mondo che la circonda, fa riflettere proprio perché prende forma in scene esilaranti o tenere, sempre profondamente sincere.
Camilla studia al conservatorio e la musica è il suo mondo. Abita in un paesino vicino a Milano, lo stesso dove è nata e che, a differenza delle sue amiche, non è ancora riuscita a lasciare. Teo, invece, è un ragazzo solitario. In paese è appena arrivato e ha ancora negli occhi il mare della sua Sardegna. Camilla e Teo si incontrano in un giorno qualunque, in un bar qualunque. Ma, in quel momento, qualcosa accade. Terra e mare, luce e ombra: Camilla e Teo sono due opposti che, dopo essersi brevemente respinti, si attraggono. L’amore tra loro è così intenso e unico da illuderli di essere invincibili. Ma la vita li costringerà presto a una prova terribile. Allora potranno vincere o soccombere, potranno farlo insieme o da soli.
Zerocalcare con questo graphic novel è stato tra i candidati al Premio Strega.
Quando l’ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell’innocenza giovanile e l’incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione.
Vincitore del Premio Pulitzer 1992
«”Maus” è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia piú. Quando due di questi topolini parlano d’amore, ci si commuove, quando soffrono si piange. A poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell’Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane, si è presi da un ritmo lento e incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con la disperata nostalgia di essere stati esclusi da un universo magico» – Umberto Eco
«Un sobrio trionfo, semplice e commovente: impossibile descriverlo fino in fondo, un traguardo impensabile da raggiungere con un linguaggio diverso dal fumetto» – Washington Post
«Un’opera straordinaria, per ideazione e realizzazione… insieme romanzo, documentario, memoir e fumetto. Geniale, davvero geniale» – Jules Feiffer
«Uno dei memoir piú potenti e originali pubblicati» – New York Times
Accolto dalla critica come un capolavoro, il primo volume di Maus presentava ai lettori due personaggi: Vladek Spiegelman, un ebreo sopravvissuto all’Europa di Hitler, e suo figlio Art, un fumettista che cerca di scendere a patti con suo padre, con la storia terrificante che il padre ha vissuto e con la Storia stessa. Poiché in questo fumetto l’indicibile è mirabilmente raccontato ritraendo i nazisti come gatti e gli ebrei come topi, il lettore non ha mai la sensazione di conoscere già le vicende narrate. Questo secondo volume, sottotitolato E qui sono cominciati i miei guai, si sposta dalle baracche di Auschwitz ai monti Catskill intrecciando due storie potentissime: la drammatica vicenda della sopravvivenza di Vladek, con il paradosso della vita quotidiana nei campi di sterminio; e la cronaca di quanto sia difficile per l’autore gestire il complesso rapporto con il padre che invecchia. Si tratta in ogni caso di storie di sopravvivenza, anche quando i figli si ritrovano a dover sopravvivere ai sopravvissuti.
Vincitore della Carnegie Medal 2017
Mi hanno costretta a fuggire. Ma non ho mai smesso di lottare. Perché niente può spegnere la speranza.
Il vento solleva strati leggeri di fiocchi ghiacciati. Joana ha ventun anni e intorno a sé vede solo una distesa di neve. È fuggita dal suo paese, la Lituania. È fuggita da una colpa a cui non riesce a dare voce. Ma ora davanti a sé ha un nuovo nemico: è il 1945 e la Prussia è invasa dalla Russia. Non ha altra scelta che scappare verso l’unica salvezza possibile: una nave pronta a salpare verso un luogo sicuro. Eppure la costa è lontana chilometri. Chilometri fatti di sete e fame. E Joana non è sola. Accanto a lei ci sono altre anime in fuga, ognuna dal proprio incubo, in viaggio verso la stessa meta. Emilia, una ragazza polacca che a soli quindici anni aspetta un bambino, e Florian, un giovane prussiano che porta con sé il peso di un segreto inconfessabile. I due hanno bisogno di Joana. Perché lei non ha mai perso la speranza. Perché la guerra può radere al suolo intere città, ma non può annientare il coraggio e la voglia di vivere. È grazie a questa sua forza che Joana riesce ad aiutare Emilia nella gravidanza e a far breccia nel carattere chiuso e diffidente di Florian. I loro giorni e le loro notti hanno un’unica eco: sopravvivere. E quando la nave finalmente si intravede all’orizzonte, la paura vorrebbe riposare in un porto sicuro. Ma Joana sa che…
La ragazza della palude è il romanzo di un’infanzia segnata dall’abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.
A Barkley Cove, un tranquillo villaggio di pescatori, circolano strane voci sulla Ragazza della Palude. Dall’età di sei anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi. Kya impara a decifrare i segni della natura prima ancora di saper leggere un libro: nella sua assoluta solitudine sembra bastare a se stessa. Ma la sua bellezza non tarda a sbocciare: insolita, selvatica, sfuggente accende il desiderio nei ragazzi del paese. Kya scopre l’amore, la sua dolcezza e le sue trappole. Quando negli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei, la misteriosa ragazza dimenticata: i mormorii diventano subito accuse, i sospetti incrollabili certezze. Il processo, fuori e dentro al tribunale, trascina la vicenda verso il suo imprevedibile e folgorante epilogo. “La ragazza della palude” è il romanzo commovente di un’infanzia segnata dall’abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.
Con la scrittura discreta, elegante e piena d’empatia che le appartiene, Aki Shimazaki mette in evidenza, attraverso le bugie degli uomini, l’insondabile dolore di vivere nel segreto e la violenza della società giapponese. Il secondo ciclo dell’autrice composto da 5 romanzi brevi.
«È forse il romanzo più sconvolgente dell’anno, e le sue pagine finali sono tra le più commuoventi che abbiamo letto nell’ultimo periodo» – La Presse
«Guardo la finestra, come se fossi in un sogno. Grossi fiocchi di neve volteggiano nel vento. Sembra un turbinio di petali. In Giappone fra non molto arriverà la stagione dei ciliegi»
Uno dopo l’altro, cinque personaggi prendono la parola per raccontare le proprie vicende che, spaziando in epoche diverse e intrecciandosi fra loro, offrono un ritratto lucido della storia politica ed economica del Giappone dal dopoguerra in poi. La logica del lavoro e il ferreo rispetto delle regole condizionano la vita privata e sentimentale: c’è chi li accetta in nome della rinascita del paese, chi finisce per morirne e chi preferisce prenderne le distanze a caro prezzo. La posizione sociale pesa sulle scelte personali e stabilisce le sorti degli individui attraverso matrimoni combinati, trasferimenti improvvisi sul lavoro, in una lotta fra l’affermazione della libertà e l’accettazione passiva. Sullo sfondo, misteriosi segreti sull’epoca delle deportazioni in Siberia, su sconvenienti scelte sessuali, su dolorosi suicidi determinano i rapporti umani. Sovrano regna l’amore nella sua complessità: l’amore di coppia, sacrificato o portato al sommo compimento, l’amore fra genitori e figli, l’amore per una cultura e tradizioni che affondano le loro radici in un passato remoto, conducendo il lettore nel cuore del paese, anticamente chiamato Yamato.
Il nuovo imperdibile giallo dell’avvocato scrittore che ha conquistato i lettori italiani
Dopo trent’anni come collaboratrice di un quotidiano locale sardo, Giovanna Mameli viene assunta dal «Corriere» e inviata a occupare un posto vacante in una redazione periferica della Penisola. Qui conosce Giulio Costa, un brillante avvocato che le è subito d’aiuto per capire come muoversi nell’ambiente giudiziario. Quando, poco tempo dopo, l’avvocato Costa è costretto a prendere le difese di Nicola Piavan, un tossicodipendente pregiudicato, accusato dell’omicidio dell’anziana Adelaide Santonofrio, Giovanna decide di affiancarlo nelle indagini. A puntare il dito contro Piavan sono due complici entrati con lui nella villa della vittima, che però si dichiarano estranei all’omicidio. Mentre Giulio ingaggia una lotta senza quartiere per smontare le tesi dell’accusa, che sembrano inossidabili, Giovanna conduce la sua personale inchiesta, convincendosi che Piavan sia stato incastrato. Ma come dimostrare la sua innocenza?
Quirico, Gabriele, Christian ed Enrico sono liceali spensierati. Il più strano tra loro, spesso bersaglio dei bulli della scuola, è Enrico. Ma l’amicizia tra i quattro è solida. E arriverà il momento in cui dovrà dare prova della sua forza… Dodici anni dopo, infatti, Quirico D’Escard, avvocato alle prime armi, riceve un telegramma dal carcere: Enrico, l’amico di una vita, è accusato dell’omicidio di un’alunna e lo ha nominato suo difensore. Il processo si prospetta lungo e difficile e Quirico, che mai ha affrontato un giudizio penale, vorrebbe rifiutare l’incarico. Ma il suo legame con Enrico, troppo forte per essere ignorato, lo costringe ad accettare la difesa. Al di là delle schiaccianti prove di colpevolezza, Quirico è assolutamente convinto dell’innocenza dell’amico, anche perché è uno dei pochi a essere a conoscenza di una verità antica e scomoda. Una verità inconfessabile e terribile che segnerà l’inizio di una vicenda giudiziaria dai contorni inquietanti. E la conclusione del processo potrebbe non essere sufficiente a dissolvere le ombre del passato… Il giovane avvocato Quirico D’Escard affronta la sua prima difficile prova. Assoluzione o condanna? Un epilogo che va ben oltre la verità…
Un romanzo autobiografico e al contempo una cronaca collettiva del nostro mondo dal dopoguerra a oggi.
«Tutta la forza critica che chiediamo a un romanzo è qui, in uno dei libri cruciali del nostro tempo» – Corriere della Sera
Come accade che il tempo che abbiamo vissuto diviene la nostra vita? È questo il nodo affrontato da Gli anni, romanzo autobiografico e al contempo cronaca collettiva del nostro mondo dal dopoguerra a oggi, nodo sciolto in un canto indissolubile attraverso la magistrale fusione della voce individuale con il coro della Storia. Annie Ernaux convoca la Liberazione, l’Algeria, la maternità, de Gaulle, il ’68, l’emancipazione femminile, Mitterrand; e ancora l’avanzata della merce, le tentazioni del conformismo, l’avvento di internet, l’undici settembre, la riscoperta del desiderio. Scandita dalla descrizione di fotografie e pranzi dei giorni di festa, questa «autobiografia impersonale» immerge anche la nostra esistenza nel flusso di un’inedita pratica della memoria che, spronata da una lingua tersa e affilatissima, riesce nel prodigio di «salvare» la storia di generazioni coniugando vita e morte nella luce abbagliante della bellezza del mondo.
Un ritratto onesto e ricco della donna dietro il personaggio pubblico. Una storia unica di forza e indipendenza
«Nel cercare di dare significato a un’esistenza complessa quanto straordinaria, troppo spesso non si è tenuto conto della lunga strada che Diana aveva percorso, e degli ostacoli personali e sociali che aveva dovuto superare. È stata una donna che, per dirla con Hillary Clinton, ha dimostrato “coraggio e tenacia nel rialzarsi e andare avanti ogni volta che la vita la metteva al tappeto”. Questo libro è un tentativo di descrivere e celebrare quel viaggio» – Andrew Morton
Andrew Morton, biografo reale vicinissimo a Lady D, racconta gli anni più complicati nella vita della principessa, quelli che hanno preceduto la sua tragica scomparsa. Lo fa ricostruendo tutti i retroscena della realizzazione del primo libro, “Diana. La sua vera storia”, che ha rivelato al mondo la Diana oppressa dalla farsa coniugale, la principessa triste che sfogava nei disturbi alimentari la propria impotenza, la ragazza ingiustamente sacrificata alle ragioni di un protocollo algido e arcaico, lontano dal mondo nuovo in cui lei voleva vivere. Dopo lo scandalo che la investì a seguito della pubblicazione, Diana intraprese finalmente il suo viaggio alla riconquista di sé, trasformandosi da burattino della famiglia reale in una giovane bellissima donna, capace di muovere il mondo a ogni causa che abbracciava. Questo nonostante la continua azione di discredito da parte di molte forze intorno a lei. Tra queste i famigerati servizi segreti, la paura dei quali ha quasi condotto Diana alla follia. Di certo, nella ricostruzione di Morton, abilissimo investigatore, furono questa e le scaltre manipolazioni di Martin Bashir a convincere la principessa ad accettare la famosa intervista alla BBC su cui ora si torna a fare luce.
Libro finalista del Premio letterario Asti d’Appello 2023
Tra i silenzi di un paese incastonato nelle montagne del Piemonte e la chiassosa Roma del cinema e della politica, il mistero di una donna che per molti è stata una musa, un sogno, un rimorso. Un nuovo caso per Vincenzo Arcadipane e Corso Bramard.
«La cosa che mi secca, delle storie di Bramard e Arcadipane, è che non le ho scritte io. Forse non sono mai stato abbastanza felice per farlo. O disperato, non so» – Alessandro Baricco
«Quanto è mentale Bramard, tanto è corporeo Arcadipane che in saccoccia tiene un mucchio di sucai da estrarre compulsivamente e ingoiare insieme ai pelucchi che stanno sul fondo delle tasche. Due cosí non li dimentichi» – Maurizio Crosetti, la Repubblica
«Davide Longo è uno dei grandi» – Carlo Lucarelli, Corriere della Sera
Un produttore cinematografico, fratello di un potente ex ministro democristiano, viene trovato morto dentro la sua Jaguar, abbandonata in una sperduta valle alpina. Sua moglie, un’ex attrice che ha fatto innamorare un’intera generazione, è scomparsa. Incaricato delle indagini, il commissario Arcadipane deve lasciare la sua Torino e trasferirsi temporaneamente a Clot, un grumo di case sorvegliate da una diga che serra la valle come un cappio. Ad attenderlo, gente diffidente e spigolosa e un rebus da far scoppiare la testa. Troppo complicato per non chiamare in aiuto il vecchio amico e mentore Corso Bramard e l’indisciplinata quanto indispensabile agente Isa Mancini, entrambi alle prese con un momento difficile della propria vita. Per arrivare alla verità sarà necessario scavare tra antichi segreti e nuovi egoismi, districando una trama tessuta a piú mani. Fino alla scoperta che per tutti, o quasi, la vita paga il sabato.
COME COMINCIA
La testa sul cuscino, il corpo rannicchiato in una sepoltura primitiva, Arcadipane fissa il telefono illuminare per la terza volta negli ultimi cinque minuti la base dell’abat-jour, la fondina dell’arma, quattro sucai, le chiavi e un cerchio scuro marchiato sul comodino da una tazza o un bicchiere molto molto caldi.
Gli basterebbe allungare una mano per spegnere o rispondere, ma sa chi lo chiama a quest’ora e perché, quindi fa l’unica cosa che un uomo della sua età, con il suo lavoro e la sua attuale posizione orizzontale può fare: prendere tempo. Trent’anni di polizia gli hanno insegnato che i secondi di notte sono come monete antiche, il numero scritto sopra non dice niente del loro effettivo valore.
La debole fluorescenza del telefono cessa lasciando intatti il buio e il silenzio. È un quartiere bene quello dove sta dormendo, niente marmitte forate, gente che grida uscendo da brutti locali, tossici, ubriachi o papponi. Solo qualche travestito di vecchia scuola: orari di lavoro dalle ventitre alle due, settimana corta…
Una famiglia divisa dalla guerra. Un eroe nato dalla tragedia. Un legame destinato a durare tutta la vita.
1754. Nati e cresciuti a Madras, Theo Courtney e sua sorella Connie sono sempre stati inseparabili, ma la tragica morte dei genitori li separa bruscamente. Theo, tormentato dai sensi di colpa, cerca il riscatto arruolandosi nell’esercito britannico e combattendo nella Guerra franco – indiana. Connie, convinta di essere stata abbandonata dal fratello, dopo aver subito ogni sorta di abusi e angherie da chi avrebbe dovuto proteggerla, riesce infine a fuggire in Francia e a farsi accettare nell’alta società parigina. Ma ancora una volta si ritrova alla mercé di uomini crudeli e senza scrupoli, la cui sete di potere e di gloria finisce per condurla suo malgrado sul fronte nordamericano della Guerra dei sette anni. Quando le loro strade si incontrano di nuovo, i due fratelli si rendono conto che la vendetta e la redenzione che entrambi stanno disperatamente cercando potrebbero costare loro la vita… Una nuova generazione di Courtney lotta per la libertà in un susseguirsi di dolorose tragedie e grandi passioni, atti di eroismo e orribili tradimenti, che portano il lettore nel cuore pulsante della Guerra franco-indiana.
Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l’epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura.
I loro ideali avrebbero reso eterno quell’amore. L’antifascismo e la libertà.
Roma, 1928. Ruth Draper, attrice newyorkese, è una donna colta, indipendente, schiva. Si è votata al teatro come una vestale al tempio e non ha mai ceduto alle lusinghe dell’amore. Fino a quando, nella Città Eterna per una tournée, non incontra il giovane e fascinoso Lauro De Bosis. Dandy per eccellenza, poeta per vocazione, antifascista per scelta, aviatore per necessità, Lauro è un visionario ma è anche un uomo coraggioso capace di passare all’azione: con due amici infatti ha fondato un’organizzazione segreta che diffonde messaggi clandestini di propaganda contro il regime. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth, nonostante diciassette anni di differenza, scoppia un amore travolgente e tragico, che si cementa nella lotta al fascismo. Sullo sfondo, l’Italietta del regime, ma anche l’inquieto mondo dell’antifascismo in esilio, tra Parigi, Londra e Bruxelles e l’America divisa tra i fremiti del jazz, la cappa del Proibizionismo e la Grande depressione. Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l’epopea e il ricco mondo…
In una Bologna che non è più la stessa, un assassino fa giustizia da sé di fronte all’ingiustizia che vede. A combatterlo c’è solo lei. Grazia Negro. Anche lei non è più la stessa. E di assassini seriali non vorrebbe più sentir parlare. Il romanzo della rabbia di oggi. Assoluta e senza rimedio. Il romanzo dei sentimenti, delle solitudini, dell’incertezza di oggi.
Asciutto, perverso e febbricitante, il romanzo che dà inizio alla serie di Grazia Negro. Il Lupo mannaro, primo serial killer «animale» di Lucarelli, precede l’Iguana di Almost Blue e il Pitbull di Un giorno dopo l’altro, icona maledetta di un’Italia malata e criminale nell’anima.
L’ingegner Velasco è un killer del tutto privo di sensi di colpa, dunque imprendibile. Al commissario Romeo che lo insegue senza poterlo fermare Velasco dichiara che sí, certo che uccide le sue vittime a morsi, anzi: «La domanda non è perché, ma perché no». Romeo è un perdente, non molto affidabile: è minato, forse, da una malattia rarissima, ha un matrimonio a pezzi e un passato di sinistra ormai quasi dimenticato. Velasco è un vincente. Un impeccabile padre di famiglia, dedito al bene dell’Azienda. Nella ricca e mutante Italia degli anni Novanta, il rapporto tra i due è il cuore di un noir dove tutto è capovolto, allucinato, dove nessuna verità sembra reggere e gli estremi si toccano. Per fortuna accanto a Romeo c’è Grazia, la ragazza con la pistola, qui al suo debutto ufficiale.
In questo libro, scritto in dialogo con il giornalista Massimo Orlandi, Cristicchi racconta, dibatte, provoca e invita i suoi lettori e fan a non dare nulla per scontato e a continuare a camminare.
La vita di Cristicchi è una storia di scelte, a volte anche contrastanti fra loro, alla ricerca di un senso profondo, di un impegno sociale, professionale e spirituale. Uomo che avrebbe potuto adagiarsi su una carriera che la sua genialità artistica gli permetteva in vari ambiti – dalla pittura, alla musica, al teatro –, il vincitore del Festival di Sanremo 2009 si rimette invece continuamente in gioco, sia nella vita che sul palco. Spesso a fianco degli ultimi, siano essi i “matti” presso i quali presta servizio o i minatori, con il cui coro costruisce una performance che gira l’Italia con un successo inatteso, Cristicchi rimane un uomo inquieto, in ricerca. Il suo approdo presso la comunità di Romena lo fa riflettere anche sulle questioni più intime e riannoda il suo percorso spirituale.
In questa nuova edizione, le opere di Debenedetti sono accompagnate dagli interventi di Alberto Moravia, Natalia Ginzburg e Guido Piovene e da una nota di Mario Andreose, che inquadrano l’importanza capitale di due classici della letteratura sulla seconda guerra mondiale.
Definito «la prima memoria scritta della shoah italiana», 16 ottobre 1943 è la testimonianza letteraria della retata nazista nel Ghetto di Roma. In poche ore di una mattina d’autunno, le SS agli ordini del maggiore Kappler rastrellarono oltre mille ebrei italiani per indirizzarli verso i campi di sterminio. Queste pagine, scritte a pochi mesi dai fatti, rappresentano una delle rare avventure narrative di Giacomo Debenedetti, critico prolifico, studioso di Proust e Joyce e del romanzo novecentesco, editore e saggista. Un racconto che ricostruisce la «banalità del male» di uno dei momenti più neri della storia d’Italia, un testo esemplare tra letteratura e impegno civile che colpì le coscienze del tempo, su tutti Sartre e Sciascia, e che resta ancora oggi di ispirazione, per non dimenticare quello che è stato. Il secondo testo qui raccolto, Otto ebrei, rievoca il salvataggio dall’eccidio delle Fosse ardeatine di otto condannati. Protagonista è un commissario di pubblica sicurezza con l’ambizione di ripulirsi la coscienza dopo la Liberazione, testimone di quella «persecuzione…
Dopo essere sopravvissuto alla più terribile delle tempeste, l’amore tra Camilla e Teo sembra non poter naufragare mai. Ma il destino, si sa, talvolta è pieno di sorprese e può creare le circostanze più inaspettate. Infatti, durante una vacanza in Sardegna, tra giornate trascorse in riva al mare ed escursioni in cerca di panorami mozzafiato, Camilla si avvicina a Michele, il gemello di Teo, che, con la sua chitarra e il suo sorriso solare, si conquista pian piano uno spazio sempre più grande nel cuore della ragazza. Con il rientro a Santa Croce, la situazione si complica: Teo e Camilla sono costretti a interrogarsi sulla loro relazione, sul sentimento che li unisce, su ciò che si aspettano dal futuro. Pur tra mille difficoltà e incertezze, sceglieranno di rimanere l’uno accanto all’altra o preferiranno dirsi addio?
Un thriller, ambientato a Roma, nel mondo di uno Zerocalcare diciottenne, che viene a contatto con il sottobosco degli spacciatori di periferia. Un romanzo grafico che l’autore definisce “più efferato del solito” una storia di fiction che si ispira alla realtà, tra oggi e vent’anni fa, tra la paura del futuro e quella del presente.
«Con Scheletri realizza forse il suo graphic più complesso, capace di mettere insieme la sua storia personale e quella corale, la periferia e temi che vanno dallo spaccio alla violenza, con uno sguardo capace di leggerli in maniera a volte cruda a volte poetica» – Luca Valtorta, Robinson
Diciotto anni, e una bugia ingombrante: Zero ogni mattina dice alla madre che va all’università, ma in realtà passa cinque ore seduto in metropolitana, da capolinea a capolinea. È così che fa la conoscenza di Arloc, un ragazzo un poco più piccolo di lui che ha altri motivi per voler perdere le sue giornate in un vagone della metro B di Roma. Man mano che la loro amicizia si fa più profonda, le ombre nella vita e nella psiche di Arloc si fondono con le tenebre del mondo dello spaccio di droga della periferia romana.
Il viaggio di Zerocalcare in Iraq, la fotografia di un momento geopolitico preciso, spesso trascurato dall’assordante indifferenza occidentale.
Nella primavera del 2021 Zerocalcare si reca in Iraq, per far visita alla comunità ezida di Shengal, minacciata dalle tensioni internazionali e protetta dalle milizie curde, e documentarne le condizioni di vita e la lotta. Il viaggio si rivela difficile perché più volte la delegazione italiana viene respinta ai vari check point controllati dalle diverse forze politiche e militari che si spartiscono il controllo del suolo iracheno. Questo libro a fumetti è la fotografia di un momento geopolitico preciso, in cui un manipolo di persone si oppone allo strapotere di chi chiama “terrorismo” ogni tentativo di resistenza, mentre gli assetti di potere cambiano lentamente, e il sogno del confederalismo democratico in un pezzetto troppo spesso dimenticato di Mesopotamia rischia di svanire per sempre, nell’indifferenza assordante dell’occidente.
Francesco Recami si fa beffe dei costumi italici con un nuovo noir paradossale che combina comicità, omicidi e atmosfere alla Fargo.
Walter Galati, impiegato dell’INPS meticoloso e senza speranza di carriera, è sfruttato dai colleghi d’ufficio, nullafacenti e corrotti (sono detti la Banda dei Quattro e maneggiano malversazioni per somme enormi); e in famiglia è sottomesso alle pretese della moglie Stefania. Sembrerebbe in tutto e per tutto uno sconfitto dalla vita. Ma nasconde un segreto, una seconda esistenza talmente ben organizzata che nessuno sospetta nulla. Walter è infatti abilissimo killer. Gli incarichi, estremamente lucrosi, gli vengono impartiti da una invisibile Agenzia. Ma adesso si sente a fine carriera e si chiede, tra il serio e il faceto, se i killer vanno in pensione. Gli arriva un’ultima commissione, una strana eliminazione da sbrigare nell’isola di Procida ai danni di un innocuo residente. Per paranoia o preveggenza, fiuta una trappola da parte della fantomatica Agenzia. E da qui comincia una ragnatela di trame, che si incrociano e si accavallano di continuo, delle quali non si capisce come e se si comporranno in una: la missione a Procida, la morte dei gigolò della moglie Stefania, una serie di efferate uccisioni di cani, l’indagine ad alto rischio dell’ispettrice ministeriale Marta Coppo contro la Banda dei Quattro, l’inchiesta poliziesca del commissario Mossi, e ancora il panico che monta a causa di misteriosi delitti, una guerra di ‘ndrangheta, e un gigantesco business a luci rosse. Intanto a Treviso, teatro della vicenda, piove senza sosta, i fiumi esondano, una catastrofe ecologica e il diluvio diventa, nelle omelie ricorrenti del parroco Don Carlo Zanobin, il «Diluvio»: omicidi e disastri costituiscono un anticipo di Apocalisse. Ma le sue parole ripetute sono profezia o un commento ai fatti? Le avventure del mimetico e iperbolico Walter Galati sono sempre imprevedibili e piene di colpi di scena improvvisi come un feuilleton ottocentesco, o come la parodia dell’odierno romanzo criminale. Sullo sfondo il paesaggio sociale è grottesco e le situazioni illustrano i luoghi comuni ridicoli, le assurde credulità sacre e profane, le ipocrite distinzioni di bene e male, con il sorriso amarissimo che in tutti i suoi libri Francesco Recami rivolge all’attualità.
Dall’autrice bestseller Jodi Picoult un nuovo, appassionante romanzo che ha dominato le classifiche di vendita americane. Presto un film Netflix, Vorrei che fossi qui ci fa riflettere su quanto le nostre priorità possano cambiare e su come anche le certezze più salde possano essere stravolte.
«Jodi Picoult dimostra ancora una volta di essere maestra nel guardare attraverso l’oscurità per trovare la luce. Vorrei che fossi qui è una storia potente ed evocativa sulla resilienza e sul trionfo dello spirito umano». – Taylor Jenkins Reid
«Vorrei che fossi qui è un romanzo travolgente sul cercare barlumi di luce nell’oscurità e sul seguirli ovunque essi conducano. Jodi Picoult è quel raro tipo di scrittrice i cui libri stringono il cuore ed espandono la mente. Questo suo ultimo romanzo è saggio, sorprendente, assolutamente straordinario». – Emily Henry
La vita di Diana O’Toole scorre su binari sicuri: si sposerà entro i trent’anni, avrà figli entro i trentacinque e dalla caotica New York si trasferirà in una tranquilla villetta nei sobborghi, il tutto facendo carriera nello spietato mondo delle aste d’arte. È sicura che il suo fidanzato Finn, specializzando in Chirurgia, le farà la proposta di matrimonio durante la fuga romantica alle Galápagos che hanno organizzato, pochi giorni prima del suo trentesimo compleanno. Giusto in tempo. Ma un virus che sembrava lontanissimo compare all’improvviso in città e, alla vigilia della partenza, Finn le dà una brutta notizia: non può assentarsi dall’ospedale. Così, a malincuore, Diana decide di partire senza di lui: chi rinuncerebbe alla prospettiva di una spiaggia assolata su un’isola esotica? Ben presto, però, si ritrova in completa solitudine in un luogo remoto, e quella che doveva essere una vacanza da sogno si trasforma in un incubo. Ma a volte c’è bisogno che vada tutto storto perché alla fine tutto si risolva nel migliore dei modi…
Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.
Finita in orfanotrofio all’età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell’orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi…
Per tutta la vita Yukiko ha convissuto con un terribile segreto: la mattina del 9 agosto del 1945, prima che su Nagasaki fosse lanciata la bomba, ha ucciso il padre. In una lettera lasciata alla figlia dopo la morte confessa il suo crimine e rivela di avere un fratellastro. Ben presto si scoprirà che non è solo Yukiko a custodire segreti inconfessabili. I racconti personali si intrecciano con le vicende storiche: la seconda guerra mondiale in Giappone, i conflitti con la Corea, il terremoto del 1923. Le generazioni si susseguono ed emerge un ritratto lucido di una società, quella nipponica, piena di contraddizioni. Sullo sfondo, la natura, presenza costante e discreta, delicata ed elegante.
Borore, un piccolo paese del centro Sardegna, è terrorizzato da un killer invisibile, silenzioso e ferale. Entra nelle case, immobilizza le vittime e costringe le mogli a premere il grilletto contro il volto dei propri mariti. Giuseppe Nonnis e Mariano Spada sono morti così, sotto lo sguardo sconvolto delle due donne. Per questo motivo Antonella Demelas ha affrontato il viaggio da Cagliari, la città in cui vive, per raggiungere la regione del Marghine, nell’entroterra. La famiglia Cherchi l’ha scelta come avvocato per difendere Roberto, tra i maggiori sospettati dei due omicidi. La sua unica colpa – secondo i genitori – è quella di essere “strano”. Antonella svestirà la toga per indossare i panni dell’investigatrice, in un’indagine che si rivelerà irta di insidie, perché, in un paese così piccolo, i rancori e le dicerie rischiano in ogni momento di depistare le ricerche. La strada che la condurrà alla verità sarà disseminata di dubbi e incertezze: Roberto Cherchi è davvero innocente come pensa? Di chi può fidarsi a Borore? C’è un modo per arrestare la violenza spietata dell’omicida? Un piccolo paese della Sardegna sconvolto da due spietati omicidi Difendere l’indiziato numero uno non sarà facile per l’avvocato Demelas.
Ci sono fuochi che ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi. Non puoi spegnerli come una candela: il vento li alimenta. Non puoi soffocarli né rinchiuderli: gli ostacoli li nutrono. Certi cuori esigono un palcoscenico più grande per recitare la propria parte. Non regala niente la Sicilia di inizio Novecento a chi niente ha. Nemmeno l’amore si può permettere Rosario, perché Rosa, la ragazza che ama, è destinata a un buon partito, non a lui. Ma Rosario ha un fuoco dentro che brucia, e un desiderio insaziabile di riscatto. Dalla sua ha la fame, la gioventù, un’incrollabile fiducia in se stesso. E la certezza che l’America sia là per lui da conquistare. Così accade. New York non è lastricata d’oro come facevano credere gli agenti delle compagnie di navigazione, ma dal momento in cui mette piede a Ellis Island nel 1908, Rosario non perde un giorno. Ben presto, con Rosa al suo fianco, e i figli che la loro passione porta, il suo sogno non avrà più limiti. Trasforma il suo passatempo, la musica, in un affare. Il suo quartetto di musica siciliana conquista prima Brooklyn, poi l’America. Arrivano i contratti con le case discografiche, i dischi, la fama. La ricchezza. La famiglia Catalano conquista il posto che merita. Rosario è un abile imprenditore, spregiudicato nel comprare a pochi dollari spartiti che ne rendono migliaia, e senza timore nel tenere testa alla Mano Nera, la mafia italoamericana delle estorsioni. Ma la Sicilia non si cancella facilmente dal cuore, ed è lì che Rosario e Rosa tornano quando tra minacce e amici che tradiscono, hanno bisogno delle loro radici. Ed è sempre da lì che Rosa, coraggiosa e fiera come sono le donne siciliane, prenderà in mano le sorti dei Catalano.
«Dalla sua prima uscita Ferite a morte si è trasformato nel tempo in un potente strumento di denuncia e in un mezzo efficace per aprire un dialogo con le istituzioni. Purtroppo – e sottolineiamo questo purtroppo – diventato un classico. Non lo avremmo mai voluto, speravamo sinceramente che le cose cambiassero con più rapidità, ma siamo ancora qui a contare (come dimostrano i dati aggiornati in questa nuova edizione) e – nonostante le buone leggi che sono state varate nel nostro Paese – i numeri sono sempre impressionanti. La situazione è tuttora a rischio e la pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che aumentare il pericolo per le donne rinchiuse in casa per il lockdown. «Io resto a casa», lo slogan che ha scandito quelle giornate, non è stato uguale per tutti ma ha costretto molte vittime di violenza domestica a convivere con i loro aguzzini.
Zlatan Ibrahimović non ha più bisogno di dimostrare la sua forza o ricordarci i grandi successi sportivi che lo hanno reso un campione unico al mondo, così decide di mettersi a nudo, in maniera sincera e onesta, per raccontarci come un dio del pallone cambia e affronta gli anni a venire senza ipocrisie, con la maturità e i dubbi da imparare ad accettare.
«Quando sono in campo, sentire di essere amato mi dà una carica impressionante. Ma anche l’odio mi trasmette tanto. Quando mi fanno incazzare, vado a un livello superiore: sono più attento, più concentrato, più forte, più desideroso di dimostrare qualcosa. Se mi odiano, mi migliorano. Per questo, partite come i derby mi caricano a mille e mi riempiono di una rabbia speciale che mi porta più in alto. Ma oggi ho molto più controllo di un tempo, quand’ero giovane. Anche perché i figli mi hanno dato una calma e un ritmo che prima non avevo. Fino alla nascita del primo, portavo in casa il calcio e tutta la mia rabbia. Poi sono cambiate le cose. Tornavo a casa, guardavo i bimbi e dimenticavo tutto. Ecco, loro sì che mi hanno rovesciato. Sono entrati nella mia vita e il calcio all’improvviso ha smesso di essere la cosa più importante. Contava solo che stessero bene.»
Cosa rappresenta la rovesciata per il giocatore al quale viene attribuita la più bella ed esaltante della storia del calcio? Che valore ha oggi un gol per il calciatore che festeggia i suoi quarant’anni in piena attività? E cosa significano per lui il dribbling o il passaggio? Zlatan Ibrahimović non ha più bisogno di dimostrare la sua forza o ricordarci i grandi successi sportivi che lo hanno reso un campione unico al mondo, così decide di mettersi a nudo, in maniera sincera e onesta, per raccontarci come un dio del pallone cambia e affronta gli anni a venire senza ipocrisie, con la maturità e i dubbi da imparare ad accettare. In costante equilibrio tra Adrenalina e Balance, si svela in una narrazione piena di confidenze e aneddoti, dove anche la paura trova spazio tra le pieghe del fuoriclasse, insieme alla dolcezza e alla fragilità, sentimenti che si aggiungono alla forza, alla determinazione e al coraggio che hanno portato il ragazzino di Rosengård sulla vetta del mondo, da dove ora ci parla di allenatori e calci di rigore, spogliatoi, avversari e pallone, oltre che di felicità, amicizia e amore.
Antiche rivalità e intrighi, tradimenti e duelli, fughe rocambolesche e passione: in questo secondo romanzo della nuova serie ambientata nell’Antico Egitto storia e avventura si intrecciano in perfetto stile Wilbur Smith.
«Il miglior autore di romanzi storici? Wilbur Smith, con le sue spericolate avventure ambientate in terra d’africa. nei suoi romanzi puoi letteralmente perderti.» – Stephen King
«Come sempre, Smith si destreggia con maestria tra i vari filoni della trama e l’azione non si interrompe mai.» – Publishers Weekly
Per oltre cinquant’anni la valle del Nilo non ha conosciuto altro che guerra e distruzione per mano degli Hyksos, un popolo assetato di sangue giunto dal lontano Oriente. La situazione è disperata: a frenare l’avanzata del nemico rimane solo un manipolo di coraggiosi ribelli capitanati da Taita, potente mago e consigliere del faraone, l’unico convinto che esista ancora una speranza. Piay, che gli è stato affidato dai genitori quando aveva solo cinque anni, è stato addestrato per diventare un prode guerriero e una spia senza rivali. Ed è proprio a lui che Taita affida una pericolosa missione: spingersi a nord, attraverso le terre nemiche e oltre il grande mare, per cercare alleati che li aiutino a difendere l’Egitto. Sarà un viaggio durissimo e pericoloso, che lo metterà alla prova in modi che non avrebbe mai immaginato, ma Piay sa che il destino del Regno è nelle sue mani, ed è determinato a dare prova del proprio valore…
Vincitore del Premio Strega Europeo 2021
Il nuovo, attesissimo romanzo di Georgi Gospodinov ci porta a Zurigo, Sofia, Vienna, Sarajevo, Brooklyn, e in altri luoghi e tempi, e ci mette di fronte a tutta l’incertezza del futuro, mescolando satira e nostalgia, storia e ironia, in un irresistibile viaggio nello sconfinato continente di ieri.
«Cronorifugio è un innesto esondante d’invenzione su fatti storici, è l’esplorazione nostalgica e ironica di un secolo andato» – Nadia Terranova, Robinson
Gaustìn, un bizzarro personaggio che vaga nel tempo, inaugura a Zurigo una “clinica del passato” dove accoglie quanti hanno perso la memoria per aiutarli a riappropriarsi dei loro ricordi. Ogni piano dell’edificio riproduce nei dettagli un decennio del secolo scorso, e la prospettiva di un confortevole rifugio dal presente finisce per allettare anche chi è perfettamente sano. In Europa intanto viene indetto il primo referendum sul passato e la campagna elettorale si fa ben presto movimentata…
Un documento unico sulle inaccettabili violenze e umiliazioni che ancora oggi le donne subiscono e, insieme, uno sbalorditivo esempio di tenacia femminile nella ricerca della libertà.
«Ero convinta che mio padre e mio fratello fossero venuti per uccidermi e ho provato a far capire a quelli delle Nazioni Unite che temevo che qualcuno li avrebbe aiutati. Sapevo come funzionavano le cose in Arabia Saudita: mio padre avrebbe potuto corrompere le guardie perché lo lasciassero entrare.» Con queste parole drammatiche, la diciottenne Rahaf ricorda il terrore di quel gennaio 2019, quando – dopo accurata pianificazione – fuggì dalla propria famiglia e dal proprio Paese d’origine. Era certa che, se l’avessero catturata e riportata a casa, sarebbe andata incontro alla morte, lo stesso destino toccato ad altre donne ribelli. Ma riuscì a salvarsi aprendo un account Twitter per lanciare un sos al mondo e chiedere asilo in Occidente.Oggi, a tre anni di distanza da quei fatti, Rahaf pubblica questo libro straordinario in cui non solo ripercorre istante per istante la pericolosissima fuga, ma si abbandona a un racconto immersivo e assolutamente inedito. Tutta la sua vita precedente fa accapponare la pelle. Cresciuta con grandi privilegi economici ma sotto lo stretto controllo dei familiari maschi – compreso il padre, che ricopre un’alta carica politica –, Rahaf ha subìto un’infanzia e un’adolescenza di maltrattamenti, oppressione e…
Abituati a viaggiare insieme sulle strade americane, Willy, poeta giramondo, e Mr Bones, cane dalla spiccata intelligenza, vengono separati dai freddi giochi del destino. Mr Bones dovrà imparare a cavarsela da solo e a difendersi anche da chi sembrerà volerlo aiutare. Così continuerà a fuggire, finché in lui si farà strada la convinzione di poter raggiungere Willy a Timbuctù, terra favolosa dove uomini e cani parlano la stessa lingua e conversano da pari a pari. Che cosa sia davvero Timbuctù, Mr Bones non lo sa, a parte qualche frase sibillina buttata lì da Willy nei suoi discorsi di poeta maledetto e infaticabile clochard. Eppure è proprio in quel luogo che un brutto giorno il poeta se n’è andato lasciando solo il fedele quadrupede.
Carlo, l’ultimo imperatore degli Asburgo, ha fallito in tutti i tentativi in cui ha impegnato le sue forze: non è riuscito a vincere la Grande guerra… e nemmeno a fare la pace (per cui più di tutti ha provato ogni possibile via); non è riuscito a riformare l’impero e non è riuscito a evitarne il dissolvimento; non è riuscito a mantenere la corona, non è riuscito a riprendersela nei due tentativi rocamboleschi compiuti per tornare sul trono; non è riuscito nemmeno a salvare le sue sostanze, le sue proprietà e i suoi beni (morirà in sostanziale povertà); non è riuscito a essere padre dei suoi otto figli, morendo addirittura prima di vedere l’ultima concepita; non gli è riuscito, come tanto desiderava, di vivere a lungo al fianco dell’amata moglie… eppure un papa santo, nel 2003, lo ha proclamato Beato, mentre in quei giorni Le Monde lo citava come “il santo patrono dei perdenti”. Penetrandone la personalità e l’animo si scopre, sorprendentemente, un uomo capace di affrontare le vicissitudini con un’impossibile sorriso, eco di una pace che ogni donna e uomo non smettono di cercare.
«L’assassino se ne va in giro con il sedile del passeggero, il finestrino e il parabrezza sporchi di sangue, alle ventidue di un normale martedì sera e nessuno se ne accorge?»
1992. È il cadavere di Lorena Haller, ventiquattro anni, ventiquattro coltellate – la prostituta che clienti, spacciatori e colleghe chiamavano “la bambina” – a gridare: il vostro Paradiso è solo una bugia. È così che chiamano Bolzano, la città che ha preso Lorena, l’ha illusa, poi l’ha usata e gettata via, come immondizia. Paradiso. Isola felice. Nonostante la prostituzione, l’alcol, i suicidi, la violenza, l’eroina a fiumi e gli omicidi irrisolti a prendere polvere nei fascicoli della questura. Lì, in una cella che non dovrebbe esistere, viene plasmata l’immagine di una terra dove ogni crimine diventa colpa del benessere. Ma Lorena è stata uccisa da un uomo brutale e determinato che soltanto Luther Krupp, il commissario troppo giovane, troppo inesperto e troppo ligio alle regole, ha il coraggio di chiamare, da subito: serial killer. E in quegli anni, senza manuali da studiare o unità specializzate a cui scaricare l’indagine, arrestare un mostro che uccide per il piacere di uccidere, è come andare a caccia di un unicorno. Inoltre: il Paradiso non si deve sporcare. Questo lo sa persino Alex Milla, lo “spalatore di ghiaia”, come lo chiamano alla redazione della “Voce delle Alpi”. Anche lui troppo giovane, troppo inesperto e con il cuore troppo tenero per…
Con il suo sguardo acuto e pieno di humour Enrica Tesio ci apre un diario privato di fatiche collettive, dodici per la precisione, come quelle di Ercole. Con un’unica raccomandazione: stasera, quando tornate a casa, date una carezza a un adulto stanco e ditegli “questa è la carezza dell’ex papa”.
Mi torna in mente la questione di Dio, che il settimo giorno si è riposato e io no. Ho la certezza che non c’entrasse la stanchezza. Non si è fermato perché non ce la faceva più, si è riposato perché voleva contemplare quello che aveva fatto. Come si contempla il fuoco in un camino, la polvere nella luce, la vita in un bambino.
L’11 febbraio 2013, nel cuore di una serata di ordinario delirio tra figli piccoli, lavoro arretrato e incombenze domestiche, dalla tv arriva una notizia stupefacente: il papa si è dimesso. Non è malato, non è in crisi spirituale, è afflitto dalla patologia del secolo, la stanchezza. In quel momento Enrica Tesio si sente «parte di qualcosa di grande e insieme sola in modo assoluto». Perché no, noi non possiamo dimetterci. Noi siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero “scrollano” pagine social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere all’ultima mail… quelli che, per riposarsi, si devono concentrare.
Don Luigi Orione, canonizzato nel 2004 da papa Giovanni Paolo II, ha fondato la Piccola opera della Divina Provvidenza, che ancora oggi continua il suo servizio di carità e umanità. Nel 2022 si celebrano i 150 anni dalla nascita e la famiglia da lui creata intende dare all’evento il giusto risalto. Per presentare in modo originale al pubblico la figura di questo santo della carità, l’autrice racconta qui la collaborazione tra don Orione e un medico, laico e sposato, che seppe comprendere l’alto valore dell’azione del sacerdote e gli fu esperto aiuto nelle sue più importanti realizzazioni. Si tratta del dottor Domenico Isola, splendida figura di uomo di fede, oltre che di dottore e scienziato.
La copertina, inedita, è stampata su una speciale carta “a squame di armadillo”, per un’edizione realmente spettacolare.
Cinque anni dopo l’uscita in libreria della versione “colore 8-bit”, La profezia dell’armadillo di Zerocalcare, che nel frattempo ha venduto centomila copie, torna in libreria in questa bellissima Artist Edition. La storia torna al bianco e nero con retini grigi della versione originale autoprodotta, ma il volume è più grande, per far risaltare meglio i disegni, ed è preceduto da una storia inedita di dodici pagine, in bicromia, che ha l’intento di fare da raccordo tra questo classico di Zerocalcare e il suo prossimo libro, che uscirà alla fine del 2017.
L’Iran in un capolavoro della letteratura a fumetti.
Una storia ironica e profonda per capire un Paese in eterna lotta con se stesso.
È il 2000 e in Francia sta per scoppiare il caso editoriale del decennio: il fumetto di una giovane autrice iraniana invade le librerie e, con un clamoroso effetto domino, conquista in breve tempo il mercato mondiale. Persepolis è il racconto irriverente e appassionante della vita a Teheran di Marjane, dall’infanzia fino all’età adulta. Lo sfondo è la Storia di un Paese in rivolta, lacerato da conflitti e contraddizioni: le stesse che tormentano Marjane, innamorata e stanca dell’Iran, attratta dall’Europa ma incapace di tagliare i ponti con la sua terra d’origine. Un intenso rapporto di odio-amore che, ancora oggi, commuove e diverte lettrici e lettori di tutte le età in ogni angolo del pianeta.
Vincitore del Premio Campiello 2022 – Premio Bagutta Opera Prima 2022 – Premio Salerno Letteratura 2022 – Premio Fiesole Narrativa Under 40
La storia di un animale, di una faina che scopre il mondo, le sue verità e le sue menzogne. Come fosse un personaggio strappato a Camus, e al tempo stesso a un film della Pixar. Un esordio sorprendente.
«Esistono vari modi di strillare un libro magnifico. Ma solo un modo è giusto per “I miei stupidi intenti”: leggetelo, leggete questo romanzo in stato di grazia» – Marco Missiroli
Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall’uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d’inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usa-no i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d’altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall’istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare…
Due giovani alla scoperta dell’amore. Un destino travolto dalla storia. Una passione divenuta leggenda.
«Se anche fosse stato necessario un secolo,
l’avrebbe corteggiata comunque.
Ma non poteva. E così si mangiava il cuore».
Fra le torri e i castelli dell’Italia medievale si consuma una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi, quella fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini. Francesca ama i libri e le avventure di maghi e cavalieri, sogna un Lancillotto che le faccia battere il cuore. Nel suo destino, però, c’è un matrimonio combinato con il rozzo Giovanni Malatesta, guerriero spietato e conquistatore sanguinario. La sua sorte sembra già scritta, almeno fino a che Francesca non incontra Paolo, il fratello di Giovanni venuto a sposarla per procura. Nell’attimo in cui si scambiano il primo sguardo, i due cognati sono già perduti, condannati a bruciare di un sentimento impossibile da vivere a pieno eppure troppo doloroso da reprimere. La loro passione, resa immortale da Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno, rivive fra le pagine di questo romanzo insieme allo splendore dell’Italia del tempo, con le sue corti e i tornei, gli intrighi e gli inseguimenti. Paolo e Francesca è il grande affresco di un amore tormentato in cui mito e storia si intrecciano; una ricostruzione avvincente e al tempo stesso rigorosa di un’epoca che non smette mai di affascinarci.
Nicolò Govoni torna con un libro potente e delicato, che ci ricorda come la distanza non è importante quando si tratta di crescere e diventare adulti insieme.
“Cos’è, per te, la famiglia?” È da una domanda che Nicolò Govoni è partito per scrivere queste cinque storie ambientate nelle fumanti megalopoli del Kenya, tra le macerie della Siria, nelle profondità delle miniere in Congo, in un campo profughi in Grecia e anche là dove non ci saremmo aspettati di vedere arrivare scontri e violenza, così vicini alle porte di casa. Racconti con protagonisti quei bambini e quelle bambine a cui Nicolò sta dedicando la vita, e che ci portano in mondi dove la protezione e la normalità sono ancora privilegio di pochi. Così, entriamo nella vita di Njoki, che aspetta il ritorno di sua sorella in fuga per un amore osteggiato dalla comunità; leggiamo la lunga lettera che Wasim, nella sua prima notte da clandestino per evitare l’arruolamento, scrive alla sorellina Isra con i suoi sogni di piccola calciatrice; vediamo Musa, l’unico albino del suo villaggio, schivare le angherie dei coetanei che lo additano come il figlio di una strega; seguiamo Nur mentre cerca il suo cane scomparso nel campo profughi che divide con altri fuggitivi anche loro senza più una casa; e ascoltiamo come Khal e i suoi compagni hanno in mente di cambiare il loro mondo un pezzo alla volta, iniziando dalle tende che ora li ospitano. Nicolò Govoni torna con un libro potente e delicato, che ci ricorda come la distanza non è importante quando si tratta di crescere e diventare adulti insieme, e di come, in un mondo dove a volte sembra impossibile sognare, lo sguardo e la voce di un innocente possono avere tutta la forza necessaria per costruire il domani.
Roberto Cherchi è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi ed è ricercato dalle forze dell’ordine. Quando, durante la sua latitanza, scopre che l’avvocato Antonella Demelas è in coma in seguito a un agguato, decide di trovare il responsabile. Un sentimento di profonda gratitudine, infatti, lega il fuggiasco alla donna e il desiderio di vendetta è più forte di qualunque rischio. Ma Cherchi sa che non può farcela da solo. Si rivolge così a Barore Cannas di Mamoiada, un anziano allevatore che controlla il territorio tra il Nuorese e l’Ogliastra. In cambio del suo aiuto, Barore chiede a Cherchi di mettersi sulle tracce di alcuni rapitori che, sequestrando il figlio di un imprenditore milanese senza il suo permesso, lo hanno offeso profondamente. Inizia così una caccia all’uomo in cui Roberto Cherchi dovrà sfruttare il suo fiuto animalesco, affinato da anni di latitanza tra i boschi, per trovare i rapitori, sfuggire alla polizia e farsi finalmente giustizia.
Venezia, fine del Cinquecento: una città tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il Sant’Uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. La Serenissima osserva, ascolta e condanna. Anche ingiustamente.
Ed è proprio per sfuggire a un’accusa infondata che Michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie Bianca, appena diciassettenne. Bandito da Venezia, rematore su una nave che vaga per il Mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, Michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del Sultano. Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a Bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, Bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove se possibile più dure di quelle toccate a Michele, e incontri non meno terribili e importanti l’attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell’acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.
Vincitore nella sezione narrativa straniera del Premio Gregor von Rezzori 2019
Niente del suo corpo è sfuggito al mio sguardo. Credevo che crescendo sarei diventata lei.
Miglior traduttore Lorenzo Flabbi secondo La Lettura
«Annie Ernaux spiazza, incanta, commuove. Non consola. Coglie qualcosa che nessuno prima di lei ha colto con tanta esattezza, perché travalica i limiti temporali nella riformulazione di un tempo suo.» – Teresa Ciabatti, La Lettura – Corriere della Sera
«Una domenica fanno un picnic sul ciglio di una scarpata, vicino a un bosco. Il ricordo di essere in mezzo a loro, in un nido di voci e di carne, di continue risate. Sulla strada del ritorno veniamo sorpresi da un bombardamento, io sono sulla canna della bicicletta di mio padre e lei scende lungo il pendio davanti a noi, la schiena dritta sul sellino affondato tra le natiche. Ho paura delle granate e che lei muoia. Credo che fossimo entrambi innamorati di mia madre.»
Pochi giorni dopo la morte della madre, Annie Ernaux traccia su un foglio la frase che diventerà l’incipit di questo libro. Le vicende personali emergono allora dalla memoria incandescente del lutto e si fanno ritratto esemplare di una donna del Novecento. La miseria contadina, il lavoro da operaia, il riscatto come piccola commerciante, lo sprofondare nel buio della malattia, e tutt’attorno la talvolta incomprensibile evoluzione del mondo, degli orizzonti, dei desideri. Scritte nella lingua «più neutra possibile» eppure sostanziate dalle mille sfumature di un lessico personale, famigliare e sociale, queste pagine implacabili si collocano nella luminosa intersezione tra Storia e affetto, indagano con un secco dolore – che sconvolge più di un pianto a dirotto – le contraddizioni e l’opacità dei sentimenti per restituire in maniera universale l’irripetibile realtà di un percorso di vita.
Dalla povertà delle case popolari all’orfanotrofio, da una bottega in periferia a una fabbrica nelle Dolomiti, fino a diventare il numero uno. Con un’idea fissa in testa: «essere il più bravo».
Dopo aver per primo setacciato fonti e documenti, incluso il fascicolo presso il collegio Martinitt, parlato con estimatori e detrattori, collaboratori e concorrenti e aver, infine, incontrato lo schivo imprenditore, Tommaso Ebhardt racconta, in questa esclusiva e non ufficiale biografia, il patron di Luxottica.
Un romanzo intenso, tragico e bellissimo su quel mondo spaventoso che è il nostro mondo.
«State per leggere un vecchio libro che è riuscito a restare miracolosamente vivo» – Domenico Starnone
Una mattina, in una città mai nominata ma perfettamente riconoscibile, Rosario, un bambino di undici anni, si alza, prepara la colazione alla nonna, si affaccia alla finestra e guarda vivere i suoi vicini. Poi prende la borsa degli allenamenti, si veste da calciatore ed esce di casa per compiere il suo primo omicidio. Pedinando Rosario, spiandone i gesti e i pensieri come in una semisoggettiva, De Silva è riuscito a raccontare, con una lingua ricca, affabulante, ipnotica ma priva di pathos, una storia terribile sull’inconsapevolezza delle proprie scelte, sulla casualità del bene e del male. Un romanzo intenso, tragico e bellissimo su quel mondo spaventoso che è il nostro mondo. Prefazione di Domenico Starnone.
Libro vincitore del Premio Bagutta 2023
Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno? Un figlio, il ritorno a casa, la partita finale con la sua famiglia. E quell’ossessione che lo muove da sempre: la vita non è avere di più, è rischiare per avere tutto.
Un romanzo tesissimo e profondo sulle passioni che ci rendono vivi, sugli amori mai dimenticati, su chi scrive il proprio destino dando fuoco all’anima. Sui padri e le loro eredità nascoste.
I gabbiani a Rimini non urlano mai. In nessuna stagione dell’anno, neanche quando Sandro torna a casa dopo aver vissuto a Milano, e trova suo padre con la testa sempre più dura. Neanche quando passano i mesi e si accorge di essere rimasto lì con lui per affrontare la loro partita più grande, facendo un vecchio gioco: dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno? Da giovane Nando Pagliarani aveva il torace da nuotatore e un destino interrotto. Ha lavorato sui bus turistici, fatto il ferroviere, posseduto il bar America, ma l’unica voce che dovrebbe esserci sul suo documento d’identità è: ballerino. Perché lui e sua moglie hanno ballato come diavoli, in tutte le competizioni della riviera romagnola. Ballavano per vincere. Anche a Sandro piace vincere, è una malattia di famiglia. Ma la sua danza è pericolosa. Le prime volte al tavolo da gioco era lui il tizio da spennare, poi è diventato lo sbarbato da tenere d’occhio. Quel che è certo è che prima aveva un lavoro stabile e programmava con Giulia un futuro. E adesso? Cos’è rimasto a Sandro, che voleva avere tutto? Cosa rimane a ciascuno di noi, ogni volta che sfidiamo la fortuna? Marco Missiroli firma il suo romanzo più potente e maturo, raccontando la…
Contiene: L’isola dei cacciatori di uccelli, L’uomo di Lewis, L’uomo degli scacchi.
Una trilogia perfetta: tre romanzi gelidi e scottanti al tempo stesso, che scandagliano l’abisso di una natura incontaminata e gli oscuri recessi dell’animo umano.
Tutto è estremo nel lembo di terra più a ovest d’Europa. Anche le suggestioni e i grandi misteri. Nell’isola di Lewis, aspra e inospitale come le rocce nere che la intrappolano, su scogliere spazzate dal vento, tre omicidi sembrano affondare le loro radici in vecchie rivalità e menzogne spietate. L’ispettore Fin Macleod è scappato da ragazzo da quell’isola e dai suoi sanguinari, antichissimi rituali. Ora, dopo aver perso un figlio, è costretto a tornare, e a fare i conti con il suo passato.
Tre uomini che tirano le somme della propria vita. Tre lingue diverse per raccontare l’emigrazione e la perdita delle radici; il bisogno di partire e la conquista di un posto in cui tornare.
«Un pacato on the road Milano-Barletta di un nonno un padre un figlio che devono chiudere con il passato ma dentro un presente senza identità, un romanzo che dice molto su chi siamo» – Goffredo Fofi
«Un libro di un vero scrittore» – Raffaele La Capria
Nicola ha ventisei anni e fa l’insegnante precario a Milano. È figlio di Riccardo, un emigrante invecchiato troppo presto, e nipote di Leonardo, un contadino analfabeta e senza terra, che un giorno sorprende tutta la famiglia con una decisione importante: bisogna vendere la casa al mare, diventata l’oggetto ingombrante che divide fratelli, genitori e cugini. Cosí, una mattina di prima estate, partono a bordo di una Punto amaranto, nonno padre e nipote, per raggiungere la Puglia, a cui sono legati in maniera diversa. Il viaggio tra i luoghi e le memorie che hanno costruito la famiglia Russo diventa un viaggio iniziatico in cui i rapporti di confronto-scontro tra padri e figli si sciolgono in rapporti fra tre uomini, ognuno con i propri imbarazzi, affetti, difficoltà.
Una vita perfetta, rovinata da una sola, sconsiderata buona azione.
«Niven con la sua solita ironia e il sarcasmo acido e critico critica ferocemente la società contemporanea e gli abitanti di questo mondo.» – Claudio Marinaccio, Mucchio
” – Mi dispiace, – disse Alan. Quando gli uscirono di bocca quelle parole, si rese conto che lo pensava davvero. In gioventú, gli aveva augurato diverse volte di fare una brutta fine. Gli aveva invidiato l’aspetto, il talento, le doti musicali, il successo con le ragazze, la sicurezza, la popolarità. Il giovane Alan Grainger avrebbe tanto voluto essere Craig Carmichael. Ma adesso, lí seduti, mentre entrambi si avvicinavano ai cinquant’anni e tiravano le somme, era molto, molto felice di essere Alan Grainger.”
Alan è un celebre critico gastronomico. È felicemente sposato, ha tre figli e una grande casa a pochi minuti dal centro di Londra. Quando all’uscita della metropolitana rivede quello che in gioventú era il suo «migliore amico», sulle prime non crede ai propri occhi. Craig, il Craig che sembrava destinato a diventare una rockstar di fama internazionale, è invece ridotto a chiedere l’elemosina ai passanti. Alan non deve pensarci su piú di tanto, giusto il tempo di una birra. Lo aiuterà. Lo ospiterà a casa sua fino a quando Craig non si sarà rimesso in carreggiata. Lo fa perché è generoso? Oh, certo. Perché i vecchi amici vanno aiutati? Sicuro, come no. Ma diciamocelo, sostenere Craig gli dà un piacere sottile e feroce: lui ce l’ha fatta, Craig no. Alan sconterà il bene che sta facendo, non c’è dubbio. Perché non c’è nulla di piú odioso del successo degli altri. E nulla ci dà piú gioia del vederli crollare.
Il nuovo romanzo della scrittrice più popolare al mondo. Una donna e le sue tre figlie: la storia di una famiglia e di una madre alle prese con le sorprese e gli imprevisti della vita e dell’amore.
Isabelle McAvoy è una giovane stagista in una galleria d’arte di Parigi quando incontra Putnam Armstrong, un uomo più vecchio di lei, ricco, gentile e solitario. Il periodo vissuto da Isabelle nel suo castello in Normandia è un sogno, ma la realtà irrompe quando, rientrata a New York, si accorge di essere incinta. Dopo alcuni anni, durante i quali ha lavorato e cresciuto sua figlia, Isabelle inizia una nuova relazione nella speranza che sia più stabile e tradizionale. Ma poco dopo si rende conto di aver fatto un terribile errore e per la seconda volta si ritrova madre e single. Con due bambine piccole, Isabelle trova inaspettatamente la felicità e un amore che le dona una terza figlia: una bambina felice come il suo amato padre, Declan. E tuttavia la vita riserva di nuovo a Isabelle cambiamenti drammatici. Le tre ragazze crescono in modi molto diversi e il suo rapporto con ognuna di loro è unico. Mentre le tira su da sola, Isabelle intraprende una carriera di successo come consulente d’arte. Finché l’ultima svolta del destino porta alla luce un segreto del passato, che rende il legame fra madre e figlie ancora più stretto, e trasforma una sfida in una fortuna inattesa.
Per anni implorò la madre perché le regalasse un fratellino. Sperava che le venisse risparmiato il destino da futura regina britannica. Il suo sogno era vivere in campagna, circondata da bambini, cani e cavalli. Ma Elisabetta, giovane principessa, non si sottrasse al dovere e giurò davanti al proprio popolo che avrebbe dedicato l’intera vita al servizio del Regno Unito e del Commonwealth. A soli 25 anni, diventando regina dopo la prematura scomparsa del padre, re Giorgio VI, cominciò così il suo percorso da record: il regno più lungo e con il maggior numero di viaggi, strette di mano e discorsi rispetto a quello di qualunque altro monarca della Storia. A Elisabetta la strada per il trono si era aperta sotto l’egida della lettera D. Come Divorzio. Nel 1936 suo zio David, re Edoardo VIII, aveva deciso di sposare una donna americana pluridivorziata, Wallis Simpson, e – trattandosi di una scelta proibita per un sovrano – aveva dovuto abdicare. Dopo quello shock nazionale, la lettera D ha continuato a improntare il regno di Elisabetta che, nel tempo, ha assistito al divorzio della sorella Margaret, di tre dei figli e di un nipote. E ha vissuto abbastanza a lungo per vedere, come in una sorta di ciclo storico, un’altra divorziata americana, Meghan Markle, camminare lungo la navata al braccio di suo nipote Harry. Se il regno di Elisabetta è stato segnato dai divorzi, la sua vita privata è stata forgiata da un marito irascibile, da una madre stravagante, da un erede lamentoso e da un disonorevole secondogenito. Nell’inverno della sua esistenza, la regina ha dovuto fare da mediatrice nella guerra fra i nipoti William e Harry, che in passato erano stati inseparabili. Giunta oggi al Giubileo di Platino, come prima monarca britannica a regnare per settant’anni, durante la pandemia si è dimostrata il volto rassicurante della speranza e dell’ottimismo. La nonna della Nazione.
Sybil e Blake Gregory sono una coppia emblema del successo del Ventunesimo secolo: lei una designer d’interni all’avanguardia, lui un rinomato e lungimirante analista aziendale. Si godono la vita privilegiata che conducono a Manhattan con i loro figli, gli adolescenti Andrew e Caroline e il piccolo Charlie. Ma quando Blake accetta l’irripetibile opportunità di diventare amministratore delegato in una visionaria start-up di social media a San Francisco, e poi acquista d’impulso una magnifica villa di inizio XX secolo a Pacific Heights, tutto è destinato a cambiare. Costruita dai Butterfield, un’importante famiglia di banchieri, abbandonata per decenni, la grande dimora conserva i suoi arredi raffinati e l’aura di un’eleganza antica. E non solo. I Gregory stanno infatti per incontrare le loro controparti non più in carne e ossa e di tanto tempo fa…
Gabriella Genisi torna in libreria con una storia avvincente e deliziosa.
25 novembre. Nella città affollata e piena di turisti in attesa del Natale, il bed & breakfast di Carmela, la sorella di Lolita Lobosco, riscuote sempre più successo. Tra gli ospiti, anche uno scrittore romano, Enrico Fasulo, che ha deciso di ritirarsi a Bari per qualche settimana e dedicarsi alla stesura del suo nuovo libro. Carmela, sensibile al suo fascino, cucina per lui e, tra le sue tante specialità, gli prepara uno scammaro squisito secondo la ricetta di nonna Dolò. Il giorno dopo, l’uomo viene trovato morto. L’autopsia non lascia dubbi sulla causa del decesso: si tratta di avvelenamento, probabilmente dovuto al botulino presente nei peperoni con cui è stato condito il piatto. La polizia accusa la donna di omicidio colposo, fatto che mette ulteriormente in crisi il rapporto tra le sorelle e minaccia di pregiudicare la carriera di Lolita. Esclusa dalle indagini, provata dalle tensioni familiari e dal rapporto sempre più burrascoso con Caruso, la tenace commissaria comunque non si arrende e fa quello che le riesce meglio: investiga, decisa a provare una volta per tutte l’innocenza di Carmela. Una storia avvincente e deliziosa, arricchita dalla raccolta di tutte le ricette di casa Lobosco: oltre cento piatti, dalle stuzzicanti preparazioni finora inedite ai grandi classici della tradizione pugliese, come la focaccia, i panzerotti e la parmigiana, rivisitati secondo il gusto di Lolì.
Le storie di Vigàta non finiscono mai di sorprendere, nascono tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato, cronache, molte attingono alla vita vera di Camilleri, attraversano la Storia. Sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo.
«La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità e il talento umoristico consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi.» – Salvatore Silvano Nigro
Questo volume comprende i racconti inediti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: “L’uomo è forte” in Articolo 1. “Racconti sul lavoro”, Sellerio, 2009; “I quattro Natali di Tridicino” in Storie di Natale, Sellerio, 2016; “La tripla vita di Michele Sparacino” in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; “La targa” in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015. Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto “I quattro Natali di Tridicino”. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ‘sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?». Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ‘na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ‘n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi». Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro». Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…».
Se potessimo tornare indietro nel tempo, faremmo le cose in modo diverso? Con grande ironia e profonda sensibilità, Emma Straub ribalta abilmente il cliché dei viaggi nel tempo esaudendo il desiderio universale di una nuova possibilità, quella di riscrivere momenti cruciali della nostra vita per non perdere occasioni di felicità.
«Domani a quest’ora è come un meccanismo perfetto, un prezioso carillon che suona una canzone dolceamara e struggente. Vi spezzerà il cuore». – Michael Chabon
«Se potessi fare un viaggio nel tempo, tornerei al momento in cui ho iniziato a leggere questo romanzo. Le sue pagine traboccano di tenerezza e di nostalgia per ciò che avevamo e per chi eravamo. Non avrei potuto amarlo di più». – Ann Patchett
«La scrittura di Emma Straub non è mai stata così incisiva, intelligente ed emotivamente generosa. Domani a quest’ora vi farà ridere, piangere e chiamare le persone che amate. Eccezionale». – Emily Henry
«Nessuno scrive di drammi famigliari come Emma Straub». – Buzzfeed
«Importante e commovente». – The New York Times
Alla vigilia del suo quarantesimo compleanno, la vita di Alice non è poi così male. Ha un lavoro piacevole nell’ufficio matricole dello stesso college che frequentava da studentessa, vive a Brooklyn, sta bene con Matt, l’attuale fi-danzato, e si gode la propria indipendenza, anche se comporta un lungo tragitto in metropolitana per andare in ufficio o nell’elegante appartamento dell’Upper East Side di Matt. E adora Sam, la sua migliore amica, sposata, con tre figli, una villa a Montclaire e un armadio pieno di costosi abiti firmati che indossa per andare a lavorare in un importante studio legale. In realtà non tutto è roseo: suo padre, Leonard Stern, scrittore di un bestseller di fantascienza, si trova ormai da settimane in un letto d’ospedale, collegato a tubi, sacche e macchine, più di quante se ne possano contare, e sono giorni che non apre bocca. Come sono arrivati a questo punto? C’è ancora tempo per dirsi quello che non si sono mai detti? Ma un mattino, svegliandosi, Alice non riesce a credere ai suoi occhi: non è il suo corpo da sedicenne lo shock più grande, ma suo padre, o meglio, la sua versione più giovane, vitale, affascinante. È il 1996 e tutto è ancora possibile, anche vivere una cotta adolescenziale e costruire un rapporto più profondo con il proprio padre. Armata di una nuova consapevolezza, Alice si chiede: che cosa rifarebbe diversamente? E se avesse più di un tentativo a…
Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022
Con una trama ricca di personaggi sgangherati e commoventi, e una voce in grado di rinnovare linguaggi e stili senza rinunciare al calore della tradizione, Randagi è un abbagliante romanzo sulla giovinezza e su quei fragilissimi legami nati per caso che nascondono il potere di cambiare le nostre vite. Un affresco che restituisce tutta la complessità di una generazione: ferita, delusa e sradicata dal mondo, ma non ancora disposta a darsi per vinta.
«Con Randagi Marco Amerighi s’impone come uno scrittore dal quale non si potrà più prescindere. Fin dalle prime pagine la scrittura avvolge e coinvolge, si concentra e si distende, unisce personaggi per poi separarli. Magistrale, non c’è altra parola. Voce, lingua, grana, timbro, luce, trazione: la scrittura di Amerighi splende in questo romanzo e si colloca nel perimetro entro il quale stanno i grandi affabulatori della nostra tradizione – molti dei quali toscani come lui, da Collodi a Fabio Genovesi, passando per Malaparte, Pratolini, Palazzeschi, Pardini ed Edoardo Nesi. Tra essi Marco Amerighi, con questa sua seconda opera, così bella, così potente, prende definitivamente posto» – Sandro Veronesi, autore di Il colibrì, Premio Strega 2020
«Un libro che contiene la questione più importante: il coraggio di esplorarsi. Ed è lo stesso coraggio che Amerighi mette nella scrittura e nello sguardo di questo implacabile viaggio letterario» – Marco Missiroli, autore di Fedeltà, Premio Strega Giovani 2019
A Pisa, in un appartamento zeppo di quadri e strumenti musicali affacciato sulla Torre pendente, Pietro Benati aspetta di scomparire. A quanto dice sua madre, sulla loro famiglia grava una maledizione: prima o poi tutti i Benati maschi tagliano la corda e Pietro – ultimogenito fifone e senza qualità – non farà eccezione. Il primo era stato il nonno, disperso durante la guerra in Etiopia e rimpatriato l’anno dopo con disonore. Il secondo, nel 1988, quello scommettitore incallito del padre, Berto, tornato a casa dopo un mese senza il mignolo della mano destra. Quando uno scandalo travolge la famiglia, Pietro si convince che il suo turno è alle porte. Invece a svanire nel nulla è suo fratello maggiore Tommaso, promessa del calcio, genio della matematica e unico punto di riferimento di Pietro; a cui invece, ancora una volta, non accade un bel niente. Per quanto impegno metta nella carriera musicale, nell’università o con le ragazze, per quanto cambi città e nazione, per quanto cerchi di tagliare i ponti con quel truffatore del padre o quella ipocondriaca della madre, la sua vita resta un indecifrabile susseguirsi di fallimenti e delusioni. Almeno finché non incontra due creature raminghe e confuse come lui: Laurent, un gigolò con il pallino delle nuotate notturne e l’alcol, e Dora, un’appassionata di film horror con un dolore opposto al suo. E, accanto a loro, finalmente Pietro si accende.
Proposto da Silvia Ballestra al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«I randagi di Marco Amerighi sono cuccioli, e poi giovani cani sciolti, alla ricerca di sé in un peregrinare tra amori e luoghi nel tentativo di sfuggire a famiglie, seppur presenti, spesso esplose. È il racconto di una generazione che diventa grande secondo i riti classici – studio, passioni, promesse, delusioni, amicizia, amore, sesso, lutti, scandali, dolore – e fatica a fare i conti con padri, quando non gaglioffi, sicuramente inadeguati. Vale per il protagonista Pietro Benati, giovane uomo quieto e perbene (ma anche per il fratello maggiore Tommaso) e per i due incasinati coetanei, Dora e Laurent, che diventeranno compagni del suo girovagare tra Pisa e Madrid. Sullo sfondo, la cronaca, appena accennata ma incombente nella sua violenza e perenne minaccia, racchiusa tra le botte ai ragazzi che hanno aperto gli anni Duemila e i terribili attentati terroristici nelle città. Randagi è, in questo, davvero una storia in grado di cogliere…
«A cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all’improvviso di aver soffocato la propria?» In pochi come Matteo Bussola sanno raccontare, con tanta delicatezza e profondità, le contraddizioni dei rapporti umani. In pochi sanno cogliere con tale pudore il nostro desiderio e la nostra paura di essere felici.
«Ho deciso di scrivere di donne perché non sono una donna. Perché ho la sensazione di conoscerle sempre poco, anche se vivo con quattro di loro. E perché è piú utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già» – Matteo Bussola
Una donna sola che in tarda età scopre l’amore. Una figlia che lotta per riuscire a perdonare sua madre. Una ragazza che invece non vuole figli, perché non sopporterebbe il loro dolore. Una vedova che scrive al marito. Una sedicenne che si innamora della sua amica del cuore. Un’anziana che confida alla badante un terribile segreto. Le eroine di questo libro non hanno nulla di eroico, sono persone comuni, potrebbero essere le nostre vicine di casa, le nostre colleghe, nostra sorella, nostra figlia, potremmo essere noi. Fragili e forti, docili e crudeli, inquiete e felici, amano e odiano quasi sempre con tutte sé stesse, perché considerano l’amore l’occasione decisiva. Cadono, come tutti, eppure resistono, come il rosmarino quando sfida il gelo dell’inverno che tenta di abbatterlo, e rinasce in primavera nonostante le cicatrici. Un romanzo in cui si intrecciano storie ordinarie ed eccezionali, che ci toccano, ci interrogano, ci commuovono.
COME COMINCIA
A cosa pensa una donna quando lascia qualcuno? Quando si innamora senza scampo? Quando non viene ritenuta all’altezza, quando le dicono che è troppo o troppo poco, quando le sembra di non capire una figlia, o una madre, quando comprende la fragilità di un padre, quando rifiuta destini già scritti o quando invece li accoglie, quando cerca di cavare il meglio che può dal poco che ha, quando viene ferita, tradita, umiliata, derisa, quando si ammala e il mondo la ignora o quando ha paura e nessuno la sente? Quando è triste o felice o arrabbiata o risoluta o crudele? Quando è accudente come una nonna oppure spietata come un nemico? Quando fin da piccola viene educata alla colpa, alla vergogna, a essere soppesata da occhi estranei, quasi che il suo corpo e la sua vita non fossero mai davvero suoi, ma sempre anche di qualcun altro? Quando si deve giustificare per la voglia di fare sesso o per quella di non volerlo fare? Quando deve soddisfare aspettative, aderire a immaginari, quando è troppo magra o troppo grassa o troppo giovane o troppo vecchia o troppo…
Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
Roma non ha piú un padrone, ognuno può prenderne un pezzo. Lei lo ha fatto. Era una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. Poi ha afferrato un’occasione, ed è diventata la Svedese.
A mano a mano che la mezzanotte si avvicinava, la foresta dei tetti si andava popolando di gente, e dall’orizzonte si intensificavano i bagliori e cresceva lo scoppiettante concerto dei botti. Le autorità avevano vietato di sparare, e Roma tutta sparava; le autorità avevano vietato gli assembramenti e le terrazze brulicavano di umanità.
Sharon, detta Sharo, poco piú di vent’anni, bionda, alta, magra, la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Vive in periferia con la madre invalida e ha bruciato un bel po’ di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi. Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d’occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio. Lí, in quell’ambiente, nella zona oscura della città, nessuno la chiama piú con il suo nome. Per tutti è la Svedese.
Tra i sentieri del bosco che circondano un paesino da sogno, la vigilia del giorno del Ringraziamento Miss Jane Neal viene ritrovata senza vita. Un incidente di caccia? O qualcosa di ben piú inquietante? Il romanzo in cui entra in scena uno dei personaggi piú amati del crime internazionale: l’ispettore capo della Sûreté du Québec, Armand Gamache.
L’ispettore Armand Gamache giunge sulla scena di una morte sospetta in un paesino a sud di Montréal, Three Pines. Jane Neal, una maestra in pensione che coltivava rose e dirigeva il gruppo parrocchiale femminile, è stata trovata accasciata in una delle foreste che circondano il villaggio. In molti usano arco e frecce per cacciare i cervi e non può che trattarsi di un incidente. Ma Gamache non si lascia ingannare. Dietro la bellezza e la serenità di Three Pines, si agita un che di sinistro. E quello di Jane Neal è stato un omicidio, ne è certo. Adesso non resta che indagare.
«Il segreto dell’ispettore capo Gamache era che a cinquantacinque anni suonati, all’apice di una lunga carriera il cui slancio pareva essersi esaurito, la morte violenta lo sorprendeva ancora. Il che era strano, per un responsabile della Omicidi, e forse spiegava perché non avesse fatto piú progressi nel cinico mondo della Sûreté. Sperava sempre che si fossero sbagliati, che non ci fosse alcun cadavere, anche se in questo caso la crescente rigidità di Miss Neal non lasciava margini di dubbio. Rimessosi in piedi con l’aiuto dell’ispettore Beauvoir, Gamache si abbottonò il Burberry imbottito per proteggersi dall’aria fredda di ottobre e cominciò a ragionare».
Ti restano sei mesi di vita. Chi uccideresti?
«Una road story retta da una scrittura brillante e scorrevolissima con diversi colpi d’ala autoriale, in cui John Niven conferma la sua certificata abilità». – Diego De Silva, «Il Mattino»
Anno 2026. Ivanka Trump è appena diventata il primo Presidente donna degli Stati Uniti. In un’America preda di un conservatorismo sfrenato – dove l’aborto è illegale e la xenofobia è alle stelle – Frank Brill scopre di avere un cancro con un’aspettativa di vita di sei mesi al massimo. Solo e senza piú niente da perdere, c’è un’unica cosa che vuole fare prima di tirare le cuoia: eliminare le cinque persone sulla sua «lista degli stronzi». Fino ad arrivare, una vittima dopo l’altra, al bersaglio dei bersagli: l’ex Presidente Donald J. Trump. Parte satira politica, parte thriller compulsivo, La lista degli stronzi ci mostra come il mondo di oggi rischi di lasciarci un’eredità fatta soltanto di odio, sopraffazione e intolleranza. A meno che, come Frank, non ci si rimbocchi le maniche per farsi giustizia da soli…
Anno Domini 1233. Dopo aver preso parte alla crociata di Federico II, il nobile Oderico Grifone, ormai diventato uomo, fa ritorno alla dimora di famiglia, una grande magione nella campagna di Napoli. Il rientro, tuttavia, non è dei più felici. Sua sorella, Aloisia, è stata data in sposa a un uomo di dubbia reputazione, mentre Fabrissa, una giovane aristocratica con la quale Oderico, prima di partire per la Terra Santa, aveva intrecciato una storia d’amore, è promessa a un altro. Come se non bastasse, la famiglia sembra essere caduta in disgrazia e il castello, un tempo ricco e prospero, versa ora in uno stato di abbandono. Pur non riuscendo a comprenderne il motivo, Oderico intuisce che la madre, il padre e il fratello minore gli nascondono qualcosa. Qualcosa che riguarderebbe il feudo dei Grifoni, una collina sulla quale in molti vorrebbero mettere le mani a causa di un antico segreto custodito tra i suoi fitti boschi. Nel tentativo di risollevare le sorti della famiglia, Oderico resterà coinvolto, suo malgrado, in una serie di efferati delitti che sembrano avere uno stretto legame col più grande motivo d’orgoglio del suo casato: la nobile arte della falconeria.
COME COMINCIA
Aldelmo Grifone agitò la fiaccola nella notte.
Qualcuno l’aveva chiamato per nome, ma non osava mostrarsi al suo sguardo. Era un’ombra al galoppo tra gli alberi, un cavaliere fantasma accompagnato dal suono argentino di sonagli, tintinnabula, alla stregua di un giullare venuto dall’inferno. Un giullare che forse, come ultima beffa, tramava d’infilzarlo con uno spiedo.
Cercando di non lasciarsi vincere da quelle suggestioni, Aldelmo sguainò la spada e indietreggiò verso la mole del castello che dominava dall’alto la vallata. Non sopportava l’idea che fossero giunti a provocarlo fin davanti alla sua dimora, il luogo in cui riposavano l’onore e la memoria dei suoi avi. Le mura vetuste…
Un caso che riporta Joona Linna sulle tracce di una vecchia conoscenza, il serial killer Jurek Walter.
«Ci sono molte cose, nel nostro mondo, che possono cambiare di posto, e ciò che cessa di esistere spesso si lascia dietro un vuoto pericoloso che, in un modo o nell’altro, verrà colmato.»
«I due scrittori si soffermano su ogni minuzia, senza mai scadere nella pesantezza, giocando con il lettore così come il killer gioca con la polizia, tirando le fila del ragno finché non siamo costretti a riprendere quel fiato inconsapevolmente trattenuto troppo a lungo.» – Lisa Cardello per Maremosso
Saga Bauer non è più un’agente della polizia di Stoccolma. È stata sospesa dal servizio, ma non desidera altro che tornare al lavoro che ama. La sua già tormentata esistenza è sconvolta da un messaggio anonimo. Qualcuno ha una pistola con nove proiettili pronti a uccidere altrettante persone, e l’ultima vittima della lista di morte è il commissario Joona Linna. Chiunque lo abbia scritto ha un solo scopo: far ricadere sulla coscienza di Saga il peso di quelle morti e, soprattutto, la responsabilità di salvare la vita all’ex collega e amico. L’omicidio del capo della polizia svedese Margot Silverman è la conferma della minaccia, e della presenza di un nuovo serial killer. Un individuo disposto a tutto e che probabilmente ha un conto in sospeso con Saga. Come un ragno che tesse la tela intorno alla preda, il killer pone lentamente fine alla vita delle vittime e sigilla il suo rituale facendo ritrovare i loro corpi avvolti in una sorta di bozzolo nei pressi dei cimiteri di Stoccolma. Mentre all’interno della polizia le false piste scardinano ogni certezza, Joona Linna sa di avere le ore contate per risolvere uno degli enigmi più angoscianti della sua carriera. Un caso che lo riporta sulle tracce di una vecchia conoscenza, il serial killer Jurek Walter…
Una storia avventurosa e appassionata, un inno alla libertà delle donne in un mondo che ancora nell’Ottocento era dominato dagli uomini.
«Con questo ballo in cui le “pazze” sembrano le uniche in grado di sentire davvero Victoria Mas consegna al lettore un romanzo intenso e fiero, che obbliga a spostare i limiti tra normalità e follia e insieme a riconsiderare quanto caro, nel corso della storia, è stato il prezzo pagato dalle donne per essere legittimate a esistere» – Andrea Marcolongo, Tuttolibri
«La casa editrice E/O pubblica quello che è stato il caso letterario del 2019 in Francia, Il ballo delle pazze di Victoria Mas, giovane autrice dalla bellezza molto francese al suo esordio nel romanzo, dopo aver lavorato nella scrittura per il cinema» – Eleonora Barbieri, il Giornale
«Ciascuna delle protagoniste per sopravvivere, nel manicomio, si aggrappa alle proprie convinzioni, anche se sono verità dolorose e difficili da condividere. Ma nella serata surreale del ballo in maschera, quando follia e razionalità sembrano non avere più confini, tutto può diventare finalmente possibile» – Patrizia Violi, Corriere della Sera
Fine Ottocento. Nel famoso ospedale psichiatrico della Salpêtrière, diretto dall’illustre dottor Charcot (uno dei maestri di Freud), prende piede uno strano esperimento: un ballo in maschera dove la Parigi-bene può “incontrare” e vedere le pazienti del manicomio al suono dei valzer e delle polka. Parigi, 1885. A fine Ottocento l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c’è Thérèse, la decana…
Un romanzo che attraverso i secoli e le generazioni racconta la straordinaria epopea di due donne coraggiose, legate dal sangue e da un ideale, alla ricerca di giustizia e libertà e disposte a combattere fino alla fine pur di ottenerle.
Cuba, metà del XIX secolo: Una grande nave attracca nel porto dell’isola dei Caraibi. La stiva non contiene provviste, materiali o gioielli, ma qualcosa di ben più prezioso sebbene al tempo stesso assai più a buon mercato: persone. Donne, in particolare. Prelevate dalle loro case in Africa con l’inganno, sono uno dei beni più ricercati a Cuba. Grazie alla loro manodopera, i ricchi possedenti terrieri si assicurano importanti profitti e grazie ai bambini che partoriscono, possono sempre contare su manovalanza fresca. Nella schiera di ragazze sporche e denutrite, c’è anche la dodicenne Kaweka che viene acquistata dal marchese della potente famiglia dei Santadoma. Indomita e fiera, Kaweka fin dalla più giovane età sente dentro di sé il peso di un’ingiustizia a cui si sente irrevocabilmente chiamata a riparare e che coinvolge non solo lei ma tutto un popolo. E sarà una causa che rischierà di distoglierla anche dall’amore per Modesto, un altro schiavo giunto alla piantagione. Perché l’unica schiavitù a cui Kaweka, ogni giorno che passa, sempre più sente di volersi sottomettere non è quella verso i padroni bianchi, né verso l’amore per un uomo, bensì per la causa della libertà. E per servire questo sogno Kaweka decide un giorno di fuggire, mentre all’orizzonte si addensano lo spettro della guerra di indipendenza di Cuba dalla Spagna e delle prime rivolte degli schiavi…
Madrid, oggi: Lita ha una promettente carriera nella prestigiosa banca Santadoma, di proprietà degli omonimi marchesi, i quali stanno cercando di mettere a punto una lucrosissima vendita del proprio istituto a un gruppo finanziario americano. Ma Lita non è solo una giovane donna in carriera nel difficile mondo della finanza: è la figlia, faticosamente emancipatasi grazie agli studi e la determinazione, di una domestica di casa Santadoma, ed è una donna che nel lottare, come tutte le donne, per farsi valere, deve portare su di sé anche il peso del riscatto dalle umili origini e il colore della propria pelle. Un’inattesa visita a Cuba la avvicinerà non solo alle sue radici, faticosamente vissute nel corso della sua intera esistenza, ma anche a una sconvolgente rivelazione sulla storia della propria famiglia. Una rivelazione che passa attraverso una vecchia collana di legno, stringendo la quale Lita sembra riconnettersi a un mondo potente e ancestrale che nella mente e nel cuore sembra gridarle una sola parola: libertà. Intanto, proprio grazie al lavoro di Lita, verità sempre più inquietanti affiorano sulla immensa fortuna dei Marchesi di Santadoma. Verità sepolte che per nulla al mondo Doña Clauda Santadoma vorrebbe risalissero in superficie…
Un caso che ossessiona da tempo Harry. E adesso, grazie a Renée e ai suoi mezzi, potrà finalmente dedicarvisi… La caccia è appena cominciata e i due cacciatori, Ballard & Bosch , sono più in forma che mai.
«Ballard & Bosch – due poliziotti, due outsider con un passato difficile – formano una coppia perfetta.» – Publishers Weekly
Un’intera famiglia sterminata. Un assassino a piede libero. Un vecchio caso che ossessiona Harry Bosch. E che potrà risolvere solo grazie a una persona: Renée Ballard. Non si può dire che il rapporto di Renée Ballard con il Los Angeles Police Department, meglio noto come LAPD, sia sempre stato rose e fiori. Tutt’altro. Troppa misoginia a rovinare le sue possibilità di carriera, troppe lungaggini burocratiche a rallentare i casi: e infatti, impaziente e determinata com’è, da un anno ormai Renée ha lasciato la polizia. Ma certi amori non finiscono: e quindi ecco che, di fronte alla possibilità di diventare capo di una nuova unità all’interno del LAPD, Ballard non può che riprendere in mano badge e pistola, chiamata a ricostruire dalle fondamenta la vecchia squadra che si occupava di casi freddi, ribattezzata Unità Crimini Irrisolti e rimessa a nuovo. E quando si tratta di crimini irrisolti, con chi lavorare se non con il migliore? Harry Bosch , ormai detective freelance, è già alle prese con uno di questi omicidi: quello di un’intera famiglia, perpetrato da uno psicopatico che da anni ha fatto perdere le sue tracce.
Arturo è alla ricerca delle sette anime gemelle scelte per lui da un nuovo algoritmo. Esiste l’anima gemella? Ed è una sola oppure sono tante? Un viaggio attorno al mondo cercando l’amore.
«La disperata ricerca d’amore di un povero idiota è più che una disperata ricerca dell’anima gemella, un disperato viaggio alla scoperta dei propri sentimenti.» – Thea Pellegrini per Maremosso
“L’amore non è una formula matematica, non ci si può innamorare facendo dei calcoli.” Almeno questo è quello che pensa Arturo fino a quando rivede un vecchio compagno di classe, l’irritante Gianfranco Zamboni – ora ingegnere informatico. Dopo anni di lavoro a testa bassa, Arturo si è appena reso conto che amici e colleghi nel frattempo si sono sposati o convivono, molti hanno messo al mondo dei bambini e alcuni si sono già separati. Alle soglie dei quarant’anni, è ora di pensare a quel futuro che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Ma come si trova l’anima gemella, la persona che si è proprio sicuri sia quella giusta? L’incontro con il vecchio compagno di scuola sembra un appuntamento con il destino, perché Zamboni è a capo di un progetto sperimentale: una app finalmente efficace nel rilevare l’affinità fra persone. E siccome Arturo è un citazionista accanito, facendo sua la massima di Mae West “Tra due mali, scelgo sempre quello che non ho mai provato prima”, si butta nella sperimentazione. Mentre sembra stia nascendo una simpatia con Olivia, la ragazza dal sorriso raggiante che lavora nella mensa aziendale, l’app gli rivela che ha sette anime gemelle sparse per l’Italia e per il mondo. Nonostante il parere contrario dell’amico Carlo, inguaribile romantico, che lo spinge a uscire con Olivia, Arturo inizia il suo viaggio carico di speranza – ma anche di goffaggine e tanti dubbi. Da Siena alla Svezia, da Dubai alla Groenlandia, scoprirà molto su di sé, sui rapporti di coppia a ogni latitudine, e su cosa sia davvero un’anima gemella. Pif torna al romanzo con la sua voce inconfondibile e lo sguardo intelligente e critico, eppure sempre pieno di tenerezza, sulle contraddizioni del nostro presente, sulle fragilità fra il tramonto delle vecchie certezze e i falsi miti di nuove verità. Un romanzo picaresco ed esilarante sull’amore.
Non ne fa mai una giusta. Il mistero è la sua passione. Preparatevi a conoscere Elena Donati.
«Un’ironia che allarga e rinfresca il cuore, un’intelligenza puntuta che si prende in giro senza timore. Sandra Bonzi mi suscita sorellanza? No, invidia pura. Ed è anche comica… basta che non si metta a fare l’attrice» – Angela Finocchiaro
Ci sono mattine da dimenticare. Proprio come accade a Elena quando viene svegliata all’alba dalla madre ottantenne che le annuncia di aver lasciato il marito per andare a vivere con due amiche coetanee e subito dopo, invece di essere promossa, viene licenziata dal giornale in cui lavora. Basterebbe molto meno a fiaccare l’entusiasmo di chiunque, sennonché arriva una notizia che per molti sarebbe drammatica, ma non per lei: in una via del centro di Milano vengono ritrovati due trolley grondanti sangue. Subito, l’intuito di Elena drizza le antenne. Potrebbe significare che non tutto è perduto. Che può ancora fare uno scoop, riconquistare il suo lavoro e non occuparsi solo di rispondere alle richieste più disparate dei suoi figli quasi fuori casa. Che può ancora provare una scarica di adrenalina, non solo sdraiarsi accanto al marito dopo un giorno uguale a quelli precedenti. Quello che Elena non può immaginare è che le sue ricerche la porteranno a indagare insieme a sua madre e alle sue amiche, convinte che il corpo nelle valigie sia quello del loro maestro di tango. E soprattutto che le azioni al limite della legalità cui sarà costretta potranno risvegliare dal letargo il suo matrimonio. Perché forse dare ascolto…
Un ingranaggio perfetto, una narrazione trascinante, un altro capitolo irrinunciabile della storia di Robin e Strike.
«Un meraviglioso narratore, pieno di talento e di stile». – Stephen King
«I gialli di Galbraith si segnalano per il robusto mix di trama sapiente,caratterizzazione efficace dei personaggi, puntigliosa conoscenza degli ambienti, attenzione alla contemporaneità e fluidità della scrittura». – Giancarlo de Cataldo
«Lʼabilità narrativa di Galbraith rasenta la perfidia». – La Lettura
L’agenzia di Cormoran Strike e Robin Ellacott – detective privati, soci in affari e autoproclamatisi ‘migliori amici’ – non è certo a corto di clienti. Così, quando una giovane donna dall’aria stravolta si presenta in ufficio, la segretaria la rispedirebbe volentieri indietro, ma l’intuito di Robin le dice di ascoltarla. Mentre stringe la sua costosissima borsa macchiata di inchiostro, Edie Ledwell si presenta come la coautrice di una serie animata di culto che sta per sbarcare su Netflix e implora Robin di aiutarla a scoprire l’identità di una misteriosa figura che la perseguita online. Robin le consiglia di rivolgersi ad altre agenzie specializzate in reati informatici, ma rimane turbata da quell’incontro. E ancora di più la sconvolgerà leggere dell’assassinio di Edie Ledwell poco tempo dopo. Una nuova indagine sta per avvolgere Strike e Robin in una rete invisibile, pericolosa e oscura, in cui le identità si moltiplicano e si nascondono, la verità è più sfuggente che mai e il successo diventa un gioco crudele col destino.
Paul Auster ha scritto una sinfonia maestosa suonando i tasti del destino e del caso: un libro che mette d’accordo Borges e Dickens, un’avventura vertiginosa e scatenata, unica e molteplice come la vita di ognuno.
«La cosa migliore che abbia mai fatto Auster, e una delle migliori uscite negli ultimi tempi, non solo in America. Che audacia, quale inventiva, quanta profumata carne al fuoco!» – Alessandro Piperno
«Un romanzo ponderoso, con una combinatoria non immediata, se non fosse per la cristallina scrittura di Auster che dà il suo meglio nel tratteggiare come i diversi personaggi reagiscono alle ordinarie catastrofi – incendi di negozi in cui si è investito tutto, fratelli che truffano fratelli, l’adorata fidanzata che bacia un altro: la vita, in poche parole – che si para loro davanti.» – Riccardo Staglianò, il venerdì – la Repubblica
Cosa sarebbe successo se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell’altra scuola, se… A volte per raccontare una vita non basta una sola storia. Il 3 marzo 1947, a Newark, nasce il primo e unico figlio di Rose e Stanley: Archie Ferguson. Da questo punto si dipanano quattro sentieri, le quattro vite possibili, eppure reali, di Archie. Campione dello sport o inquieto giornalista, attivista o scrittore vagabondo, le sue traiettorie sono diverse ma tutte, misteriosamente, incrociano lei, Amy. Traduzione di Cristiana Mennella.
COME COMINCIA
Secondo la leggenda di famiglia, il nonno di Ferguson partí a piedi da Minsk, sua città natale, con cento rubli cuciti nella fodera della giacca, viaggiò a ovest fino ad Amburgo passando per varsavia e Berlino, comprò il biglietto per una nave chiamata Empress of China che attraversò l’Atlantico in mezzo a violente tempeste invernali ed entrò nel porto di New York il primo giorno del ventesimo secolo. Mentre aspettava di essere interrogato da un funzionario dell’immigrazione a Ellis Island, il nonno di Ferguson attaccò un discorso con un altro ebreo russo. Quello gi disse: Scordati il nome Reznikoff. Qui non te ne fai niente. Per la tua nuova vita in America ti serve un nome americano, uno che suona bene in americano. Poiché nel 1900 l’inglese era ancora una lingua straniera per lui, Isaac Reznikoff chiese suggerimento al piú esperto e maturo compatriota. Di’ che ti chiami Rockefeller, fece quello. Cosí vai sul sicuro. Passò un’ora, poi
1965. Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo. 2021. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. E indagando sul passato illumina di una luce nuova la sua vita. Dove non mi hai portata è un libro intimo eppure pubblico, profondamente emozionante e insieme lucidissimo. Attraversando lo specchio del tempo, racconta una scheggia di storia d’Italia e le vite interrotte delle donne. Ma è anche un’indagine sentimentale che non lascia scampo a nessuno, neppure a chi legge. Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l’estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall’inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell’epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Piú di cinquant’anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s’informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l’Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l’autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora piú intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell’epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un’Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d’amore.
Apparso nel 1983 e mai piú ripubblicato, torna un romanzo di culto introvabile da tempo, in un’edizione rivista dall’autore, che contiene anche una sua prefazione.
«Negli anni Ottanta ero convinto di essere dotato di inventiva, senso dell’ironia, ampia visione degli avvenimenti, buona ricerca di temi interessanti per quell’epoca e giusti da innestare nel romanzo. Bene, volete sapere la verità? Ce le avevo, quelle prerogative, e ho deciso che sí, vale la pena di ristampare Sarti Antonio e l’amico americano. Racconta com’eravamo, cosa pensavamo e come avremmo voluto fosse il nostro futuro. Non è andata cosí. Per colpa nostra. E siamo ancora qui a chiederci chi ci sia dietro la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980» – Loriano Macchiavelli
Nel consueto, insostituibile scenario della città di Bologna, uno studente americano, che vive in un appartamento tutto suo in un palazzo signorile con giardino interno, e che possiede una valigia piena di dollari, cade dalla finestra del terzo piano, completamente nudo. Raimondi Cesare, ispettore capo, liquida il caso come un suicidio, e a Sarti Antonio, sergente, non resta che stendere il verbale. Ma quando Ugo Poli, l’archivista, legge il rapporto, scoppia a ridere, e Sarti Antonio si fa investire dai dubbi e dai rimorsi, gli stessi che gli procurano i suoi frequenti attacchi di colite. Insomma, non può evitare di riprendere le indagini, e al di là di ogni aspettativa queste lo trascinano in uno scandalo di proporzioni internazionali, che coinvolge personaggi molto in alto. Troppo, per non avere le vertigini.
Sesso, cocaina, avidità. E omicidi. John Niven fa a pezzi la scena musicale degli anni Novanta con ineguagliabile ferocia.
«”American Psycho” incontra X Factor in un profluvio di cattiveria scintillante e gratuita. Probabilmente vi assorderà, ma sarete cosí impegnati a divertirvi che non ci farete caso» – The Guardian
Londra, 1997. Il New Labour è al potere, il Brit-pop è al suo apice e l’industria discografica non è mai stata cosí bene. Forse. Steven Stelfox è un discografico di successo, alla costante ricerca della prossima hit. E non si ferma mai, grazie a una dieta fatta di cinismo, sesso e quantità smodate di cocaina. Del resto, stordirsi è l’unico modo per resistere in un ambiente pieno di colleghi incompetenti e spietati, per i quali la musica è l’ultimo degli interessi. Un posto dove i sogni degli altri bruciano nelle fiamme dell’inferno. Ma via via che i successi si fanno piú rari, e la scena musicale inizia a sentire i venti della crisi che la cambierà per sempre, Stelfox capisce che è tempo di prendere sul serio – anzi, alla lettera – il motto alla base del mondo degli affari: mors tua vita mea.
Una vecchia zia, un’eredità in vista, e una giovane moglie che sa quello che vuole.
«Ruba un sorriso a ogni pagina, e riesce a far pensare a ciò che conta davvero nella vita.»
Di stare a Bellano il venticinquenne Augusto Prinivelli, perito industriale, non ne può più. Sogna un’altra vita, sogna la città. Così ha cercato e trovato lavoro a Lecco presso la Bazzi Vinicio-minuterie metalliche. E non è finita. Quando l’anziana zia Tripolina, con cui vive da che è rimasto orfano, dovesse morire, venderà il putrido caseggiato di quattro piani di cui lei è proprietaria, manderà al diavolo quei morti di fame che sono in affitto e tanti saluti. Ma l’Augusto non ha fatto i conti col destino. La mattina di mercoledì 8 febbraio 1956, infatti, irrompe sulla scena Bazzi Birce. È la figlia di Bazzi Vinicio, il titolare dell’azienda, ed è colpo di fulmine. Corteggiamento, brevissimo; fidanzamento, un amen; nozze. E per il futuro? No, niente figli, piuttosto, il caseggiato… Venderlo? Alt! Un momento. Lo sa l’Augusto cosa ne verrebbe fuori rimettendolo a posto? No? Lo sa lei, la Birce, imbeccata dal padre, che per certe cose ha il fiuto giusto. E poi non si può stare ad aspettare che la zietta muoia, perché a dispetto di tutto e di tutti pare un tipo coriaceo. Non si potrebbe invece farle mettere una firmetta su un atto di cessione? Cosa sarà mai! Andrebbe tutto a posto in un niente. Oltretutto bisognerebbe arginarla la zietta, perché morta la vicina ha già trovato una nuova affittuaria. È una giovane vedova trasferita da Colico che la notte sembra lamentarsi spesso, forse avrebbe bisogno di un dottore. Sì, ma di che tipo? In questo “Cosa è mai una firmetta”, l’estro narrativo di Andrea Vitali sperimenta nuovi percorsi. L’osservazione del paesaggio umano che abita il suo mondo letterario si fa ancora più tagliente e impietosa. Capace di strappare un sorriso a ogni piega del racconto con le sue fulminanti invenzioni, non risparmia lo scavo tra gli istinti primordiali dei suoi personaggi, fino a metterne a nudo il cinismo che li divora.
«Tra le tante, non rimane che un’unica grande passione: la paura.»
Terzo romanzo della serie bestseller di Antonio Scurati dedicata al fascismo e a Benito Mussolini. Dopo M. Il figlio del secolo, vincitore del Premio Strega 2019, e M. L’uomo della provvidenza, il nuovo romanzo di Scurati si concentra sul cruciale triennio tra il 1938 e il 1940.
Il 3 maggio 1938, nella nuova stazione Ostiense, Mussolini insieme a Vittorio Emanuele III e al ministro degli esteri Ciano attende il convoglio con il quale Hitler e i suoi gerarchi scendono in Italia per una visita che toccherà Roma, Napoli e Firenze. Da poche settimane Hitler ha proclamato l’Anschluss dell’Austria e Mussolini, dopo aver deciso l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni, si appresta a promulgare una legislazione razziale di inaudita durezza. Eppure sono ancora molti a sperare che il delirio di potenza dei due capi di Stato possa fermarsi: tra loro Ranuccio Bianchi Bandinelli, l’archeologo incaricato di guidare il Führer tra le rovine della città eterna; Renzo Ravenna, decorato nella Grande guerra, fascista zelante e podestà di Ferrara, che al pari di migliaia di altri ebrei italiani non si dà pace per i provvedimenti che lo pongono ai margini della vita civile; Margherita Sarfatti, che sino all’ultimo spera in uno spostamento degli equilibri verso l’asse anglofrancese ma deve cedere il passo alla giovane Claretta Petacci e fuggire; e lo stesso Ciano, distratto da tresche sentimentali e politiche insensate come il piano di conquista dell’Albania, che solo un anno dopo, nel maggio 1939, si trova a siglare insieme a Ribbentrop…
Con questa sua ventiduesima opera Andrea De Carlo torna ai temi più cari ai suoi lettori, l’amicizia e l’amore, a cui imprevedibilmente ne mescola un terzo, la religione. Io Jack e Dio racconta di un legame necessario e insostituibile, di una ricerca spirituale senza compromessi, e dei sentimenti complicati e contraddittori tra un uomo e una donna che non possono fare a meno uno dell’altra.
Mila e Jack si conoscono fin da ragazzini, quando passavano le estati presso le rispettive nonne a Lungamira, cittadina di mare sulla costa adriatica. Per anni le loro frequentazioni si sono alternate a cicliche separazioni, nutrite da un’intensa corrispondenza tra l’Italia e l’Inghilterra. Fedeli a un patto di sincerità assoluta, Mila e Jack sperimentano cambiamenti di luoghi e rapporti, ma continuano a coltivare la loro amicizia febbrile, che sembra fermarsi appena al di qua di una storia d’amore. Finché Jack sparisce nel nulla, per sette lunghi anni. Poi a sorpresa riappare, in una veste inattesa. Con questa sua ventiduesima opera, Andrea De Carlo torna ai temi più cari ai suoi lettori, l’amicizia e l’amore, a cui imprevedibilmente ne mescola un terzo, la religione. Io, Jack e Dio racconta di un legame necessario e insostituibile, di una ricerca spirituale senza compromessi, e dei sentimenti complicati e contraddittori tra un uomo e una donna che non possono fare a meno uno dell’altra.
Ricco di storia e con una galleria di personaggi indimenticabili, I ragazzi di Biloxi è una saga appassionante che racconta le vicende di due uomini che si ritrovano dalla parte opposta della legge.
Keith Rudy e Hugh Malco provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti insieme a Biloxi, nel Mississippi. Negli anni Cinquanta e Sessanta hanno frequentato le stesse scuole e condiviso la passione per lo sport. La loro città, affacciata sul mare, era storicamente nota per la sua fiorente industria ittica e per le spiagge e i resort turistici. Ma al tempo stesso presentava un lato oscuro: la corruzione e il vizio – dal gioco d’azzardo alla prostituzione, al contrabbando di alcol e traffico di stupefacenti – dilagavano sotto il controllo di una cricca di criminali, molti dei quali si diceva fossero membri della Dixie Mafia. Crescendo i due amici d’infanzia prendono strade diverse. Il padre di Keith, divenuto con grandi sacrifici procuratore distrettuale, è determinato a ripulire Biloxi e tutta la costa dalla malavita e suo figlio decide di seguire le sue orme. Il padre di Hugh, invece, diventa in breve tempo il boss incontrastato della criminalità locale e Hugh, attratto dalla bella vita e dai locali notturni, sceglie di lavorare per lui. Inevitabilmente le due famiglie sono destinate a uno scontro finale nelle aule del tribunale.
Un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
«Nel buio non riusciva a vedere buche, radici e rocce che spuntavano dal terreno. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue.»
«Mi interessano sempre gli ultimi della fila. Quelli che a scuola stavano in fondo, io ero in fondo. Quelli un po’ invisibili, che non vengono trattati dai media o dagli interessi politici e culturali. Quelli un po’ dimenticati.» – Antonio Manzini per Maremosso
Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
Una brillante storia di crescita e accettazione.
“È un pomeriggio di fine gennaio quando Chiara incontra Rhett, otto anni e dodici chili di morbidezza. Il proprietario è morto all’improvviso e una collega le chiede di prendersene cura. La sua risposta è categorica: sarà solo per qualche giorno. Non diventerà mai una di quelle che trattano i gatti come figli, questo deve essere chiaro. Quando però lei e Rhett restano da soli, qualcosa cambia. Sarà l’aria da duro che ha dipinta sul muso o l’espressione enigmatica con cui la guarda, ma Chiara ne rimane totalmente conquistata. Da quel momento Rhett diventa un improbabile compagno di vita: amico, confidente e – perché no? – silenzioso consigliere. E così, mentre Chiara cerca di cavarsela tra una pandemia che sembra infinita e una serie di disavventure davvero incredibili, sarà proprio Rhett a insegnarle, giorno dopo giorno, che la vita vale la pena di essere vissuta. Sempre e comunque. Dopo Volevo essere una gatta morta e Volevo essere una vedova, Chiara Moscardelli torna al racconto autobiografico: brillante, acuta e pungente come solo lei sa essere, ci regala una storia di crescita e accettazione. Con un protagonista d’eccezione: il gatto Rhett, l’unico maschio alfa che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco. ”
In una narrazione piena di tensione e pathos, questo romanzo segue in parallelo le loro storie e quelle delle loro madri. A molti chilometri di distanza, una serie di eventi imprevedibili li porterà verso una stessa notte, quella che deciderà il loro destino.
Mattia vive a Milano con la madre, divorziata. Non va bene a scuola e ha smesso di impegnarsi, anche perché è entrato in un brutto giro: Jonathan, uno dei suoi compagni meno raccomandabili, lo ha preso sotto la sua ala protettiva e Mattia non è più una vittima di bullismo ma in compenso rischia di perdersi. Anche Malik vive con la madre, vedova, in Ghana. Lui a scuola ha tutti dieci e un talento per la matematica. Anche per questo è stato deciso che emigrerà dallo zio Zuri a Nizza: in Europa avrà un futuro migliore. Mattia e Malik, con i loro tredici anni diversamente problematici, hanno entrambi un viaggio da affrontare: per Malik è un pericoloso tragitto attraverso il deserto e poi per mare, accompagnato dai trafficanti di uomini. Per Mattia è un percorso incerto che deve portarlo a trovare un suo posto nel gruppo dei coetanei, una sua più precisa e vincente identità. Ai due ragazzi, con le loro ambizioni e paure, con le vittorie e le ribellioni della loro età, la vita ha riservato opportunità e sfide molto diverse.
Un caso editoriale internazionale nato dal passaparola. Una storia unica e commovente, impossibile da dimenticare. Amare significa perdonare ad ogni costo?
«Lo stile di scrittura è semplice e lineare, come si addice a un romanzo young adult, eppure i protagonisti acquistano una propria tridimensionalità nel momento in cui sbagliano e chiedono scusa, fanno tentativi e passi falsi, dimostrandosi lungi dall’essere del tutto positivi o del tutto negativi.» – Beatrice Toscano per Maremosso
È una sera come tante nella città di Boston e su un tetto, dodici piani sopra la strada, Lily Bloom sta fissando il cielo limpido e sconfinato. Per lei quella non è una sera come tante. Poche ore prima, ha partecipato al funerale del padre, un uomo che non ha mai rispettato, che le ha strappato l’infanzia e Atlas, il suo primo amore. Mentre cerca di dimenticare quella giornata tremenda, viene distratta dall’arrivo di Ryle Kincaid, un affascinante neurochirurgo totalmente concentrato sulla carriera e sull’evitare qualunque relazione. Eppure, nei mesi successivi, Ryle sembra non riuscire a stare lontano da Lily e alla fine cede ai sentimenti e all’attrazione che prova per lei. Dopo una vita non sempre facile, la ragazza ha tutto quello che desidera: il negozio di fiori che ha sempre sognato di aprire e un fidanzato che la ama. Tuttavia, qualcosa non torna: Ryle a volte è scostante e inizia a mostrare un lato pericoloso, in particolare quando Lily rincontra per caso Atlas. Pur non sentendosi al sicuro con Ryle, Lily si rende conto in fretta che lasciare chi ci fa del male non è mai semplice. Troverà allora il coraggio di dire basta?
COME COMINCIA
Mentre me ne sto seduta qui, a cavalcioni sul parapetto, e guardo giù da dodici piani sopra le strade di Boston, non posso fare a meno di pensare al suicidio.
Non al mio, beninteso. La mia vita mi piace abbastanza da voler arrivare fino in fondo.
Sono più interessata alle altre persone e a come, in sostanza, prendano la decisione di farla finita. Se ne pentono mai? Devono pur provare un briciolo di rimpianto durante la breve caduta libera tra il momento in cui si buttano e quello in cui si schiantano. Fissano forse il suolo che si avvicina a tutta velocità, dicendosi: Cazzo, è stata una pessima idea?
Per qualche motivo, credo di no.
Cinque anni possono cambiare un mondo. Una vita, tante vite. Il grande ritorno del commissario Ricciardi.
È il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l’esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta. E ora il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione – in ansia per una questione di famiglia – Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.
«Il solo pensiero di una fine di Ricciardi ha messo in agitazione i fan» (Severino Colombo, Corriere della Sera).
Dall’autrice della Treccia un nuovo romanzo con protagoniste una donna, una ragazza e una bambina che lottano per volare libere come un aquilone.
«Laetitia Colombani e le sue protagoniste ci regalano pagine piene di speranza» – Le Figaro
«Un’odea alla solidarietà femminile nel Paese delle caste, l’India» – Marie Claire
«Una storia di grande umanità delicata e toccante» – DH
Quando si incontrano su quella spiaggia, sono come isole lontane. Léna viene da una ricca città francese ed è arrivata in India per sfuggire al dolore di una perdita che ha sgretolato le sue certezze. Preeti è una giovane insegnante di autodifesa, scappata dal matrimonio «riparatore» che i suoi genitori volevano combinarle con l’uomo che l’ha violentata. Holy è un’umile cameriera chiusa nel silenzio, resa muta da una tragedia troppo grande per i suoi pochi anni. Eppure tutte e tre condividono la stessa voglia di ricominciare. Per Léna ricominciare significa aprire gli occhi sui propri privilegi e lottare per chi ha più bisogno; per Preeti significa ammettere che la forza fisica non basta perché le donne riescano a emanciparsi in una società che le governa e le umilia; per Holy significa imparare a leggere e a scrivere, realizzando il sogno di sua madre Smita, che voleva per lei un destino diverso da quello tracciato per gli intoccabili. Nessuna di loro può farcela da sola, ma insieme diventano inarrestabili, un arcipelago capace di far fronte agli assalti di tradizioni e pregiudizi, allo…
Una brillante commedia degli equivoci in cui, tra ripetuti boicottaggi della vendita della Princesse de la Loire e dei piani di Joséphine, succederà di tutto.
Quando, in una grigia giornata autunnale, Joséphine Beauregard esce dal suo monolocale sul canal Saint-Martin, a Parigi, trova due lettere nella casella della posta. Una è dell’editore con cui collabora come traduttrice e l’altra di un notaio sconosciuto. E così, in pochi minuti, Joséphine scopre di aver perso il lavoro, ma anche di aver ereditato una casa, per quanto atipica e un po’ fatiscente: l’amato zio Albert le ha lasciato la sua vecchia houseboat, ormeggiata lungo il quai accanto al pont de la Concorde. Per sbarcare il lunario, Joséphine decide a malincuore di vendere la barca, nonostante i ricordi di una gita spensierata lungo la Senna con l’eccentrico zio, da sempre il suo preferito in una famiglia fin troppo convenzionale e severa. Ma la sorpresa è grande quando, una volta a bordo, si trova di fronte un uomo che sostiene di essere il legittimo inquilino della Princesse de la Loire e che non ha nessuna intenzione di lasciarla. È l’inizio di una brillante commedia degli equivoci in cui, tra ripetuti boicottaggi dei programmi di Joséphine, succederà di tutto. E a complicare le cose, la temuta réunion natalizia dei Beauregard si avvicina…
Dalla creatrice dell’Allieva una nuova, travolgente avventura per Costanza Macallè e un mistero da risolvere risalente alla Venezia di fine Seicento.
«Alessia Gazzola si riconferma abile nell’essere al passo con i tempi, leggera ma mai banale o stucchevole, sempre ironica e capace di costruire trame avvincenti e divertenti, oltre che di caratterizzare protagoniste molto vicine a tante giovani donne di oggi: in un mix di precarietà e imperfezione, non perdono mai la determinazione ad andare avanti, verso i nuovi guai che le attendono. – Maura Pruneri per Maremosso
Facciamo il punto. Costanza, dopo la laurea in medicina, è stata costretta a lasciare la sua amata e luminosa Sicilia per trasferirsi nel freddo e malinconico Nord. A tenere in caldo i cuori, però, ci pensa Marco, incantevole padre della sua incantevole Flora che Costy, non senza qualche incertezza, ha deciso di portare nella vita della figlia. Dopo varie tribolazioni, Marco ha praticamente lasciato la storica (e decisamente perfetta) fidanzata all’altare. Costanza (seppur decisamente imperfetta) credeva che l’avesse fatto per lei, ma non ne è più così sicura considerato che Marco prende tempo e si comporta in modo piuttosto ambiguo. Come sempre, però, nella vita di Costanza non c’è spazio per la riflessione: lei è una madre lavoratrice e precaria che al momento si sta autoconvincendo di aver compiuto la scelta giusta decidendo di lasciare l’Istituto di Paleopatologia di Verona per un impiego da anatomopatologa a Venezia. Come se la situazione non fosse abbastanza complicata, gli ex colleghi la richiamano per un incarico dal lauto compenso: l’ultima discendente di…
Due donne vittime di un’aggressione. Un odio antico che si trasforma in vendetta. La nuova indagine di Kate Linville.
Una calda giornata estiva: Kate Linville, sergente investigativo di Scotland Yard, si trova sul treno che da Londra la conduce al commissariato di Scarborough nello Yorkshire, il suo nuovo posto di lavoro ma anche un luogo legato alla sua infanzia e agli ultimi casi su cui ha investigato. Improvvisamente una donna le chiede aiuto: è inseguita da un aggressore armato, che tenta di ucciderla sparando un colpo di pistola prima di dileguarsi. Contemporaneamente la cittadina costiera è sconvolta da quanto è successo a un’insegnante di liceo, che rischia la paralisi in seguito a una caduta in bici dovuta a un cavo teso sulla strada da uno sconosciuto, che prima di fuggire le ha sparato. Due donne che non si conoscono e che nulla hanno a che fare l’una con l’altra. Eppure, la pistola che ha sparato è la stessa. Ma se l’arma è il collegamento tra i due tentativi di omicidio, quali altre relazioni ci sono? Kate, prima ancora di prendere ufficialmente posto nella nuova sede, si trova per le mani un’indagine complessa e ulteriormente complicata dal fatto che il suo diretto superiore e amico, Caleb Hale, è stato momentaneamente sospeso dal servizio. E dalla volontà di troppe persone di custodire gelosamente dei segreti dietro un muro insormontabile di…
Dopo il successo del Codice dell’illusionista, il nuovo thriller della regina del giallo nordico segna il ritorno di Vincent Walder e Mina Dabiri.
Quando un bambino sparisce da una scuola materna di Södermalm, a Stoccolma, l’agente Mina Dabiri è di nuovo in prima linea. Due anni dopo i drammatici eventi che li hanno fatti incontrare, Mina torna a chiedere aiuto a Vincent Walder, finendo per coinvolgere il celebre mentalista in un’indagine che questa volta la toccherà molto da vicino. All’esperto di psicologia e comunicazione non verbale, che molti ritengono perfino capace di leggere nel pensiero, saltano subito all’occhio le analogie con un caso di qualche anno prima, un dramma dal tragico epilogo. E adesso tutto fa pensare che altri bambini siano in pericolo. I rapimenti che si succedono sembrano seguire uno schema rigorosamente logico e allo stesso tempo folle, in cui si possono riconoscere aspetti quasi ritualistici, se non addirittura simbolici. È possibile che dietro comportamenti tanto estremi si nasconda una setta? Ma chi ne manovra i fili? E, soprattutto, qual è il suo obiettivo? Mentre Mina cerca di tenere a bada i ricordi e allontanare il passato e Vincent crede ancora di poter ignorare l’ombra che la sua anima nasconde, la fortezza inaccessibile che ognuno dei due ha eretto intorno a sé comincia a sgretolarsi.
Restare viva non è mai stato tanto difficile. Dopo Regina Rossa, che ha incoronato Antonia Scott come la nuova protagonista assoluta del thriller spagnolo, il secondo capitolo della trilogia bestseller di Juan Gómez-Jurado.
Antonia Scott e Jon Gutiérrez sono ancora alla ricerca di Sandra Fajardo, quando Mentor li convoca per un altro caso al momento più pressante. Si tratta della scomparsa di Lola Moreno, moglie di Yuri Voronin, tesoriere di un clan mafioso che opera nella zona di Malaga. Lola Moreno è svanita nel nulla da quando, in un centro commerciale, qualcuno ha cercato di ucciderla. Nel frattempo, il marito Yuri veniva brutalmente trucidato nella loro villa. Ma Jon e Antonia non sono i soli a cercare Lola. È a questo punto che entra in scena l’ineffabile donna russa che risponde al nome di Čërnaja Volčica: la Lupa Nera, pericolosissima sicaria al soldo dei mafiosi. Dai paesaggi assolati dell’Andalusia, fino agli scenari innevati della sierra, Antonia Scott, sempre alle prese con i suoi demoni, dovrà affrontare una temibile nemica. Nel frattempo, il signor White e Sandra Fajardo non si sono certo dimenticati di lei…
Prede di un sistema ingiusto e oppressivo, hanno fatto del delitto la sola via di fuga. Sono le invisibili. Sono il nuovo volto del crimine. Dalla penna di quattro scrittrici noir d’eccezione, il mondo criminale dal punto di vista delle donne.
Penserete di essere soli, in una strada buia di una periferia del Nord, sul set di un film a riprese finite o perfino in mare aperto. Ma loro vi vedono, anche se voi non le guardate. Sono creature di confine, relegate ai margini della società e dimenticate da tutti. Sanno che la vita può essere crudele ed è proprio allora che si diventa più crudeli di lei. Le protagoniste di questi racconti sono donne. Sono mamme, figlie, assassine spinte da passioni incontrollabili, o ragazze che quella vita criminale l’hanno scelta. Aspiranti rockstar soggiogate da viscidi produttori, attrici per caso, truffatrici approdate dall’Est Europa nel Sud Italia più profondo. Ma anche persone comuni, che quando la sera rientrano a casa trovano una madre dispotica ad aspettarle davanti alla tv. Sono state vittime e poi carnefici, innamorate e poi disilluse, sognatrici a cui hanno rubato i sogni. Una cosa le accomuna: da tempo hanno smesso di fingere. E hanno fatto i conti con sentimenti inconfessabili. Perché quando le cose ti appaiono in un lampo come stanno davvero, non puoi tornare indietro.
Tra il fascino di Parigi e quello della Sardegna, una ragazza prova ad abbattere le barriere che la dividono dalla vera sé stessa.
«L’amore, insieme al passato che ritorna a tormentare i protagonisti, è uno degli ingredienti a cui Cristina Caboni ci ha abituato nei suoi libri» – Ilaria Zaffino, Robinson
«Ho dimenticato le mie radici. Ma il miele mi ha riportato a casa. Perché ognuno ha il suo posto nel mondo.»
Dal tetto del palazzo, Alice riesce ad ammirare tutta Parigi. Davanti a tanta bellezza, ciò che si è lasciata alle spalle non fa più così male. Con sé ha portato solo la cosa più importante: le sue api. Lì, a decine di metri d’altezza, c’è il suo alveare, un posto per lei magico. Ma ora le api sono scomparse, e Alice sa che questo è un messaggio per lei. Loro da sempre le indicano la strada. Così, quando il telefono squilla, capisce che tutto sta per cambiare: sua sorella Emma, la persona che ha amato come nessun’altra, ma che non sente da due anni a causa di una sciocca lite, non c’è più. Prima di andarsene, però, le ha lasciato il dono più grande: sua figlia. Alice non sapeva di avere una nipote e non ha idea di come si cresca un bambino. Non si sente all’altezza. Deve trovare qualcuno che se ne prenda cura, anche se questo vuol dire andare in Sardegna, l’isola che fa da sfondo a tanti racconti della sua famiglia. L’isola dove vedrà le sue api volare leggere e riflettere il sole in lampi d’oro. Dove anche l’amore avrà un significato nuovo. Gli odori, i sapori e il vento di quella terra lontana faranno cadere una a una tutte le sue certezze, mentre le sue radici riaffioreranno dalla terra. Perché per andare avanti dobbiamo sapere chi siamo stati. Come un’ape che ricorda sempre la strada verso l’alveare, abbiamo tutti bisogno di trovare un posto da chiamare casa. Cristina Caboni torna con un romanzo che è un inno alla natura. L’autrice ci parla di quello che le sta più a cuore, la magia delle api e la difesa del loro mondo. Una storia di scelte e di legami familiari. Di amore e di speranza. Tra il fascino di Parigi e quello della Sardegna, una ragazza prova ad abbattere le barriere che la dividono dalla vera sé stessa.
Questo libro nasce dall’esigenza di mettere un po’ di ordine in ciò che ordine non ha: l’amore. Lo fa con l’aiuto di tanti. Dei lettori, innamorati e non, che da molti anni raccontano le loro storie alla rubrica “Cuori allo specchio”. E della persona che pur essendo un uomo – peggio, un giornalista – ha provato a dare a quelle storie una risposta: dapprima timidamente e poi con un coinvolgimento sempre maggiore. Attraverso le voci degli amici di carta dai 14 agli 80 anni che risuonano in queste pagine, ciascuno di noi avrà la possibilità di immergersi in un’avventura davvero unica: vivere insieme ai protagonisti le situazioni sentimentali più comuni e più varie, specchiandosi nelle esperienze degli altri per trovare una soluzione ai propri problemi. E accorgersi, magari, di custodirla già dentro di sé.
Da Antifascismo militante a Ciclostile, da Figlia dei fiori a Verbo comunista: l’apprendistato sentimentale di un ragazzo volenteroso e un po’ confuso nei memorabili anni Settanta.
“C’è un lato A della vita, noioso ma sazio, in cui paga la mamma, e c’è un lato B della vita, pazzamente splendido ma a stomaco vuoto, in cui paghiamo noi. Nella sazietà tutto ciò che è materiale è indifferente, nella ricerca della sazietà tutto ciò che è materiale è prezioso.”
Nel 1973 Milano è sottosopra. Dominano nuovi stili di vita, codici, riferimenti; in pochi anni è cambiato tutto, e presto tutto tornerà a cambiare, ma l’impronta che resterà nei costumi, nel linguaggio, nei rapporti di lavoro, di studio, tra i sessi è indelebile. Nella sua ispirazione più felice, Bruno Osimo racconta la vita quotidiana in quel fermento quasi leggendario, con gli occhi di un apprendista rivoluzionario: un timido outsider che si arma di buona volontà (e, all’occorrenza, di spranga) per integrarsi nel mondo del suo tempo. Da “Ti voglio bene ma non ti amo” a “Katanga”, da “De Gregori” a “Cineforum”, un romanzo umoristico, a tratti apertamente critico e a tratti dolcemente evocativo, su tic, storture, emozioni e glorie degli anni Settanta.
Un’ombra incombe sulla Chiesa… Torna in libreria Glenn Cooper, un autore da oltre 3 milioni di copie vendute in Italia, con il nuovo romanzo della serie bestseller con protagonista Cal Donovan.
«Cooper non permette al lettore di distrarsi. E anche quando arriva alla parola fine, non fa nulla per sciogliere il dubbio che le sue profezie possano avere un solido fondamento» – Ranieri Polese, Corriere della Sera
«Uno degli autori di thriller più amati in Italia» – Vanity Fair
«Non conosco altri scrittori di thriller che abbiano un simile controllo sulla trama e una scrittura così: intelligente, intrigante, incalzante» – Tullio Avoledo
«Un grande autore. E i grandi autori vedono sempre un passo più in là» – Wired
Tui, Spagna, 1943. La fine è vicina, Lúcia dos Santos ne è convinta. Ventisei anni fa, a Fátima, è stata scelta dalla Madonna per custodire il suo ultimo segreto, con la promessa di portarlo con sé nella tomba. Ma ora Lúcia deve infrangere quel giuramento. Non può più tacere, l’ultima profezia è troppo pericolosa, troppo devastante: se morisse con lei, l’umanità intera sarebbe perduta…
Piazza San Pietro, oggi. Un uomo si fa largo tra i fedeli radunati per ammirare la nuova Pietà di Michelangelo, la prima copia dei capolavori che papa Celestino ha messo all’asta per creare un fondo da destinare ai più bisognosi. L’uomo si allontana, disgustato da quel papa debole e sacrilego, profanatore dei tesori di Santa Madre Chiesa. Ma presto la collera del Signore si abbatterà sul mondo…
Lisbona, oggi. Mancano dieci giorni alla messa di canonizzazione di suor Lúcia, quando Cal Donovan viene richiamato d’urgenza in Vaticano. Il papa ha ricevuto una lettera anonima in cui gli si intima di dimettersi prima della cerimonia, altrimenti il suo destino sarà segnato. Negli anni, Celestino VI ha dato prova di grande coraggio, sfidando le tradizioni e le frange più conservatrici della curia. Eppure Cal non lo ha mai visto così spaventato. Perché chiunque abbia scritto quelle parole sembra alludere a un mistero che da oltre un secolo minaccia l’esistenza stessa della Chiesa e che potrebbe cambiare per sempre il corso della Storia. E adesso tocca a Cal Donovan scoprirlo, per il bene di tutti noi…
COME COMINCIA
Aveva piovuto per tutta la notte, una pioggia rossa incessante, sferzata dal vento. Ma la bufera ormai era passata e il cielo era luminoso e terso. Quella mattina era così bella da sembrare la magia di un illusionista. A causa dei venti di scirocco provenienti dal Nordafrica, che avevano caricato le gocce di pioggia di sabbia rossa del Sahara, al loro risveglio i romani avevano trovato la città avvolta da un’afa intollerabile e immersa in un bagliore rosato. In piazza San Pietro, i raggi del sole colpivano il selciato a un’angolazione tale che i sampietrini umidi non erano più blocchi di pietra ma una danza di luce, una coreografia di riflessi scintillanti. Guardando l’obelisco del Vaticano da piazza Pio XII, si aveva l’impressione che turisti e pellegrini camminassero non sul selciato grigio, ma sulla superficie di un mistico mar Rosso luccicante…
Dopo Regina Rossa e Lupa Nera, l’attesissima conclusione della trilogia bestseller di Juan Gómez-Jurado: l’ultima corsa contro il tempo di Antonia Scott. La più impossibile, la più disperata.
«Il libro più atteso dell’anno» – La Vanguardia
«Uno scrittore che fino a qualche tempo fa era, almeno dalle nostre parti, uno sconosciuto e che invece all’improvviso ha cominciato a scalare le classifiche diventando per tutti il re del thriller spagnolo» – Stefania parmeggiani, la Repubblica
«È un fenomeno stranamente intrigante quello di Antonia Scott… lo stile, il ritmo e i personaggi hanno un’attrazione magnetica sul lettore, sino alla fine» – Fabrizio D’Esposito, Il Fatto Quotidiano
Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?». Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente. I fili, come sempre, verranno mossi dall’alto: la regina è la figura più potente della scacchiera, ma un pezzo degli scacchi non deve mai dimenticare che c’è sempre una mano che lo dirige. Anche questo, però, è tutto da vedere.
Questo libro raccoglie le storie di persone che hanno saputo fare scelte coraggiose e appassionate, pur rimanendo fedeli a sé stesse.
Rachele ha trentotto anni quando il tumore che aveva scoperto mentre aspettava il terzo figlio si ripresenta. Da lì la decisione di scrivere qualcosa da lasciare ai suoi bambini, un diario della sua vita. Lo fa mandandomi venticinque messaggi vocali, un racconto senza sconti o giri di parole di tutto quello che ha vissuto e che vale la pena raccontare. Li ho custoditi e poi trascritti. Oggi Rachele non c’è più, ma riascoltare la sua voce e le sue parole ha acceso in me una domanda: per cosa vale la pena vivere? La sensazione più forte dopo la pandemia è di quanto tutto sia precario, mutevole, di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così ho cominciato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e ho cercato persone che potessero regalarmi con l’esempio una convinzione: si vive una volta sola e non si deve sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità, regalandosi ogni giorno la possibilità di scegliere. Per Franco significa, dopo oltre sessant’anni di vita insieme, non lasciare la mano di sua moglie neppure per un giorno. Per Claudia, trovare la forza di ribellarsi al marito camorrista, alle sue regole, e ricominciare da capo. Per Camilla, attraversare l’oceano in cerca delle proprie origini. Per Sami, rispondere con l’impegno e la memoria agli orrori che hanno segnato la sua storia. Per Laura, scegliere la vita, reagire, anziché rinunciare e arrendersi.
Un ex avvocato in fuga, un condannato a morte a un passo dalla fine e due fratelli rivali eredi di un famoso studio legale sono i protagonisti di tre storie tra le migliori che John Grisham abbia mai raccontato, riunite in questa che è la sua prima raccolta di novelle in cui si alternano con efficacia suspense, emozione e divertimento.
In Ritorno a casa, l’avvocato Jake Brigance – già protagonista de Il momento di uccidere, L’ombra del sicomoro e Il tempo della clemenza – viene contattato da un vecchio amico, Mack Stafford, ex collega a Clanton, che chiede il suo aiuto. Tre anni prima Mack è fuggito dalla Ford County senza lasciare tracce con i soldi dei suoi clienti dopo aver dichiarato fallimento e divorziato dalla moglie, abbandonando le sue due figlie. Ora desidera ritornare a casa, ma le cose non vanno come aveva previsto. In Luna di fragola, Cody Wallace, un condannato a morte di soli ventinove anni, di cui quattordici passati nel braccio della morte, è in attesa della sua esecuzione. Mancano soltanto tre ore, il suo avvocato non può salvarlo e la richiesta di clemenza non viene accolta dal governatore. Mentre il tempo sta per scadere Cody riceve una visita inaspettata ed esprime un ultimo, straziante desiderio. Gli avversari sono i due fratelli Kirk e Rusty Malloy, avvocati di successo che hanno ereditato un importante e prosperoso studio legale fondato dal padre, da tempo in prigione per aver ucciso la moglie. Kirk e Rusty si detestano e si parlano solo quando è strettamente necessario e, pur condividendo l’ufficio, fanno di tutto per evitarsi. Gli affari inizia…
Tra saga mozzafiato e confessione intima, Mercante di sogni è l’appassionante storia di un uomo che ha avuto il coraggio di vivere fino in fondo un’esistenza travolgente.
«Le connessioni tra i personaggi sono uno dei punti di maggior forza del libro. La complessità psicologica – di cui Modignani è maestra – si riflette qui nella fitta rete di relazioni che si crea e si disfa di continuo.» – Alessandro Tacchino per Maremosso
Uno sparo rimbomba nell’atrio di un elegante palazzo nel centro di Milano e un uomo si accascia a terra, in un lago di sangue. È una notizia da prima pagina, perché la vittima dell’agguato, Raimondo Clementi, è stato un mitico presidente della Borsa Valori, da tutti stimato e rispettato.L’uomo riesce a salvarsi, ma l’attenzione intorno a lui non si spegne, perché una nota rivista decide di dedicargli un lungo articolo da copertina. L’intervistatrice è una giornalista giovane e ambiziosa, Giovanna Vitali, che ha il compito di vincere le resistenze di Clementi, notoriamente schivo, per tracciarne la biografia. Ben presto, le loro chiacchiere a Villa Dorotea, sul lago d’Orta, diventano piacevoli confidenze, e l’uomo ripercorre pagina dopo pagina la sua vita, coinvolgente come un romanzo. Dagli studi all’Università Cattolica ai vertici di Piazza Affari, la carriera di questo mercante di sogni ha scritto infatti un pezzo di storia italiana e, in parallelo, il suo privato è stato un susseguirsi di passioni folgoranti e drammi inconfessabili, fino al grande amore per Tilli, la vera donna del suo cuore, conosciuta in tenera età e infine ritrovata dopo mille peripezie.
Nel caldo torrido dell’estate cilena, Carmen Lewis Avila, scrittrice di successo, scompare. Dopo che la polizia ha archiviato il caso, Rosa Alvallay, una detective privata, viene incaricata di ritrovarla. Rosa non è una persona molto appariscente, ha superato i cinquanta, classe media, un divorzio alle spalle, qualche anno di tiepida lotta per il socialismo, l’esilio in Messico, poi il ritorno in Cile, la professione di investigatrice, pochi amici, grandi delusioni. Rosa capisce che l’unica via per ritrovare Carmen è passare attraverso la lettura dei suoi romanzi. Indagando, scoprirà molti segreti dell’inquieta personalità della donna e il misterioso motivo della sua scomparsa.
Tre ragazze scomparse. Un cadavere nella brughiera. Nessuna traccia…
«Il nuovo romanzo page-turner di Charlotte Link, la regina del giallo.» – Hannoversche Allgemeine Zeitung
«La Link fa ancora centro con una storia complessa, costruita con maestria nei minimi dettagli e dal ritmo incalzante.» – Hamburger Morgenpost
Ottobre 2017: in una spettrale brughiera nell’Inghilterra del Nord viene ritrovato il corpo di Saskia Morris, una quattordicenne scomparsa l’anno prima a Scarborough, nello Yorkshire. Contemporaneamente un’altra ragazza della stessa età, Amelie Goldsby, è strappata alla morte da uno sconosciuto, che in una notte di tempesta sente le sue urla strazianti provenire dal mare e riesce a trarla in salvo. Anche Amelie era sparita in circostanze misteriose, e ora, sotto shock, dice di essere stata rapita e tenuta segregata da un uomo, ma è incapace di ricordare il minimo dettaglio utile a mettere la polizia sulla pista giusta. Le indagini si concentrano sulla sparizione nel 2013 a Scarborough di un’altra quattordicenne mai più ritrovata, Hannah Caswell. C’è un fil rouge che unisce tre coetanee così diverse tra loro per carattere ed estrazione sociale? Si fa sempre più strada l’idea di un omicida seriale: l’ispettore capo Caleb Hale è al centro di una gogna mediatica in cui ormai si fa riferimento al «killer della brughiera» il quale, indisturbato, sequestra ragazzine inermi. La polizia sembra brancolare nel buio quando, suo malgrado, si trova implicata in quella spirale di violenza anche Kate Linville, sergente investigativo di Scotland Yard, che è a Scarborough per vendere la casa di famiglia e che per una strana combinazione fa conoscenza con i genitori di Amelie. Aiutata dal suo fiuto di poliziotta e di donna, sarà Kate a trovare il bandolo di una matassa dove, a intrecciarsi, sono segreti vergognosi e colpe inconfessabili che riemergono dopo tanti anni…
Con una prosa limpida e nutrita della tradizione del Novecento, Giulia Ciarapica ci porta nella provincia marchigiana tra i miti scintillanti del boom e le lotte operaie, e ci ricorda che ogni famiglia è un posto diverso, illuminato e oscuro.
“Noi non facciamo parte del resto del mondo perché viviamo qui.” Questo Annetta lo sa, lei che si porta dentro tutto il passato di Casette d’Ete, con i suoi fantasmi e i suoi lutti, e l’energia di un paese a cui ciascun figlio resta legato in modo indelebile. Lo sa Valentino, suo ex fidanzato e oggi marito della sorella Giuliana. Sanno anche loro che ogni cosa sta cambiando pur rimanendo immobile, e la Valens, la loro ditta di scarpe da neonato, ne è la prova: arrivano gli anni Sessanta, i laboratori artigiani si trasformano in vere e proprie fabbriche da cui entrano ed escono padroni e operai, ma l’obiettivo resta sempre quello, ideare scarpe.La famiglia Verdini cavalca il boom economico e le loro calzature sono richieste all’estero, eppure la strada del successo si rivela insidiosa, tra scioperi e truffe da parte di concorrenti sleali. A risentirne è anche la famiglia, quel luogo misterioso in cui si mescolano le inquietudini dei figli e i grandi errori dei genitori: se Annetta combatte contro la solitudine del non essere diventata madre, Giuliana cerca nella durezza della maternità la soluzione agli enigmi interiori.Con una prosa limpida e nutrita della tradizione del Novecento, Giulia Ciarapica ci porta nella provincia marchigiana tra i miti scintillanti del boom e le lotte operaie, e ci ricorda che ogni famiglia è un posto diverso, illuminato e oscuro.
Riconoscimento Premio Campiello Opera Prima – Finalista al Premio Wondy per la letteratura resiliente 2021
«Galletta è un’esordiente che si distingue, e sorprende, per la netta presenza di un talento già maturo e rigoroso» – Orazio Labbate, La Lettura
«Un romanzo interessante e sconcertante» – Angelo Guglielmi, Tuttolibri
Elena, giovane studentessa, abita sull’isola di Ortigia insieme al padre, ex militante del Partito comunista, e alla ma-dre, che vive chiusa in camera da diversi anni, circondata da libri che impila secondo un ordine chiaro solo nella sua testa. Quando all’improvviso la donna va via di casa, Elena cerca di elaborare la sua assenza dando inizio a un viaggio ri-tuale attraverso i luoghi dell’Isola, quasi fosse una dispersione delle ceneri. Parallelamente, nel tentativo di fare luce su un evento traumatico della sua infanzia, di cui porta addosso i segni indelebili, la ragazza capirà che i ricordi molto spesso non sono altro che l’invenzione del passato.
Isabel abita a Roma: poco socievole, precisa, abitudinaria, programma la sua vita nel dettaglio. Non sopporta le sorprese, non le piace cambiare i suoi piani all’ultimo momento e considera l’imprevisto un vero nemico. Andreas vive in un piccolo bilocale a Torino, dove gestisce l’officina del padre. Ama la compagnia degli altri, il rischio e l’avventura. Due mondi incompatibili, uniti solo da una comune passione: i cani. Entrambi ne hanno uno, a cui sono legatissimi. Ed è proprio quando li accompagnano a una gara, che Isabel e Andreas s’incontrano. O per meglio dire, si scontrano, perché l’impatto non è dei migliori. Quasi per gioco, i due prendono a scriversi su Facebook. Brevi messaggi conditi da ironia e frecciatine. Sarebbe tutto perfetto, se Isabel non fosse sposata e Andreas fidanzato…
Un’eredità inattesa costringe Agnese a tornare a Firenze, la città in cui è nata e cresciuta e da cui è fuggita molti anni prima. Qui l’attende la sorella Micaela, che non vede da anni. La vita di Micaela ha seguito un percorso assai diverso, lontanissimo dalle scelte che Agnese ha fatto per sé: una vita tranquilla e sicura nella provinciale Ancona, un bravo marito benestante, due figlie allevate nell’agio, tutti valori che Micaela, sola, senza un’occupazione fissa, precaria per vocazione e per convinzione, irride. Attraverso un confronto che assume sempre più il carattere dello scontro, Agnese rivive, sullo sfondo dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, i ricordi dell’infanzia e della giovinezza: l’impegno nello studio, la lotta contro l’obesità, l’attrazione che evolve in amore per il cugino Sergio, il rapporto complesso con la sorella, l’invidia, mai del tutto riconosciuta, per quella propensione di Micaela a cavalcare le tumultuose vicende del suo tempo con naturalezza e incoscienza. Sembra un romanzo classico su uno dei temi narrativi ed esistenziali più archetipici: la conflittualità che spesso caratterizza i legami tra sorelle dal carattere opposto – una tranquilla e disciplinata, l’altra seduttiva e ribelle – e la resa dei conti che finalmente arriva dopo anni di incomprensioni e di silenzi. E invece, poco alla volta, inesorabilmente, il romanzo familiare si trasforma in qualcosa d’altro e di molto più inquietante. Mentre il viaggio nella memoria, negli anni più complicati e bui dell’adolescenza, sollecitato dal confronto con la sorella, riconduce Agnese al momento più doloroso e rimosso, quello che ha segnato per sempre la sua vita, un’altra preoccupazione interviene a caricarla d’ansia: le sue due figlie, in vacanza da sole e non raggiungibili telefonicamente, non danno notizie da giorni… In un susseguirsi di colpi di scena, le tessere del presente e del passato finalmente si ricompongono in un quadro imprevedibile. Tra una Firenze grigia e spenta e un paesaggio dolomitico dal quale salgono fumo e nebbie, la verità si fa largo solo all’ultimo, come un lampo accecante.
Per la prima volta riunite in unico volume sei indagini del commissario Montalbano.
Sono sei i racconti qui chiamati a raccolta, con un evidente cambio di scala rispetto ai romanzi. Storie riunite per la prima volta in volume, scritte in tempi diversi e non incluse nelle antologie che Camilleri ha pubblicato in vita. Le inquadrature brevi, la rapinosità del ritmo, la giustapposizione scorciata delle trame, la scrittura sghemba e senza incespichi, la cifratura del talento umoristico, sono a tutto vantaggio della resa aguzza dei testi e delle suggestioni che i lettori sono portati a raccogliere. I racconti conciliano un diverso modo di leggere, in una più stretta complicità con le malizie del narratore. Per altra via assicurano lo stesso godimento offerto dalle storie larghe dei romanzi di Montalbano. In un caso la giocosità narrativa di Camilleri, allusivamente codificando in una storia un’altra storia, apre al racconto giallo un più ampio spazio fatto di richiami e dissonanze. Accade nel terzo racconto che, già nel titolo, La finestra sul cortile, riporta al film di Hitchcock; ma per raccontare, in totale autonomia narrativa, tutt’altra vicenda: la storia strana e misteriosa dell’«omo supra al terrazzo… d’infacci», sospettosamente provvisto di corda e binocolo; un caso tutto nuovo, e di imprevedibile soluzione, per il commissario in trasferta a Roma. I casi (anche umani; non solo delittuosi) che Montalbano si trova a dover sbrogliare offrono alle indagini indizi minimi, di problematica decifrazione, che impongono approcci di cautela o sottili giochi di contropiede: sia che si tratti di un corpo di donna barbaramente «macellata»; della scomparsa di un anello prezioso; del ritrovamento di un cadavere «arrotuliato dintra alla coperta», dopo i bagordi di una notte di Ferragosto; delle conseguenze pirotecniche (quasi come in un film americano, con tanto di colonna sonora) del fidanzamento sbagliato tra una studentessa di buona famiglia e un killer di mafia, latitante, sul quale gravava l’accusa di almeno quattro omicidi; del vinattiere diviso tra tasse e pizzo, mentre Montalbano soccorre con soluzioni che lo portano a giostrare (tra autoironici compiacimenti) con qualche «idea alla James Bond». Tutto è affidato all’intelligenza analitica del commissario che, indulgente quando necessita, sa sfogliare i palinsesti delle varie vite con le quali viene in contatto nel disordine quotidiano.
Ammesso al prestigioso Aberdeen College grazie a una borsa di studio, Eric Dunne, studente molto dotato con una difficile storia famigliare alle spalle, rimane subito colpito dalla tenebrosa atmosfera che si respira nell’istituto del Connecticut completamente immerso nel verde. Circondato da ragazzi ricchi e privilegiati, Eric si rifugia in biblioteca a lavorare per Cornelius Graves, un vecchio misterioso e quasi cieco. Ma è l’incontro con Art Fitch, uno degli studenti più brillanti, a introdurlo davvero nella vita della scuola. Art lo invita infatti ad abitare nella casa del professor Cade, ai margini del campus, dove i migliori allievi si sono costituiti in una sorta di cenacolo. Eric si accorge che i suoi nuovi compagni, ossessionati dall’idea di scoprire il mitico “elisir dell’immortalità”, si dedicano di nascosto a strani riti notturni e inquietanti esperimenti. Affascinato dalla complessa e distaccata personalità di Art, nonché disperatamente attratto da Ellen, la sua bella fidanzata, nelle vacanze invernali Eric accetta di accompagnare l’amico a Praga, dove trovano un trattato medievale che è la bibbia del potere alchemico. Poi, una notte, provando una nuova pozione… Un romanzo carico di suspense sugli anni dell’adolescenza, sui suoi ideali di amicizia e lealtà, le sue inquietudini e aspirazioni, la forza dirompente del primo amore e l’inevitabile perdita dell’innocenza.
Valentina Harrison lavora come assistente in un’agenzia pubblicitaria a Milano, con sedi in tutto il mondo. È molto intelligente ma per il suo aspetto poco appariscente passa spesso inosservata: non ha una particolare passione per i vestiti, i tacchi, le borse. Lo shopping in generale e, pur amando Milano, preferisce vivere in un paesino di provincia, nella cui tranquillità si abbandona al piacere della lettura. James Spencer, affascinante e snob, vive invece negli Stati Uniti. Quando un problema mette in crisi l’agenzia, e James viene convocato a Milano per risolverlo, i due si conoscono e si trovano a lavorare a stretto contatto. Il loro primo incontro è pessimo: lui è il tipico uomo colpito soprattutto dall’aspetto fisico di una donna, e quello di Valentina lo lascia semplicemente allibito. Lei se ne accorge e ne è al tempo stesso ferita e irritata. Lui è burbero, spesso le si rivolge con poco garbo. Lei è posata, gentile, calma, attenta ai piccoli gesti. Eppure sin da subito cade vittima del suo fascino. Ma l’obiettivo di James è quello di salvare l’agenzia dai guai in cui versa: una volta capito che Valentina è brava, decide di coinvolgerla nel suo lavoro. E la collaborazione forzata farà assumere al loro rapporto sfumature davvero inaspettate.
Il nuovo romanzo di Guillaume Musso è un noir a perdifiato sulle tracce di una donna misteriosa, e dei segreti che la sua vita porta con sé.
«Guillaume Musso è il re del noir europeo» – la Repubblica
«Il maestro francese della suspense» – The New York Times
«Uno dei migliori autori contemporanei di thriller» – The Daily Express
A Parigi, in una notte nebbiosa, qualche giorno prima di Natale, una ragazza viene salvata dalle acque della Senna. È nuda, non ricorda nulla, ma è ancora viva. La donna misteriosa viene accompagnata al pronto soccorso, ma riesce a scappare e a far perdere le proprie tracce. Gli esami del DNA rivelano la sua identità: è la pianista Milena Bergman. Ma qualcosa non torna, perché la famosa musicista risulta morta in un incidente aereo più di un anno prima. È una indagine per l’ufficio affari non convenzionali della polizia di Parigi, l’occasione che Roxane, un capitano messo in disparte dai suoi capi, aspettava per prendersi la rivincita che merita. Quando la sua inchiesta intreccia il destino dello scrittore Raphaël Batailley, l’ex fidanzato di Milena, i due si trovano catapultati in un enigma inquietante: è possibile essere al tempo stesso vivi e morti?
«L’ispettore seguirà una doppia indagine, come sempre aiutato dai colleghi, vecchi e nuovi, e dai consigli della figlia Giulia, che gli fa da traghettatrice nel mondo disilluso dei ragazzi di questa generazione.» – ilLibraio.it
Raccontò, senza farsi pregare troppo. Al rientro a casa, la notte passata, non aveva trovato il figlio a letto. Era già successo, una volta. Aveva fatto bagordi con gli amici, ripresentandosi all’alba. Questa mattina invece non era rientrato. A quanto pareva non era bastata la ramanzina della volta precedente. Il suo primo pensiero era stato che appena fosse tornato l’avrebbe riempito di botte.
In un bosco fuori città un furgone scarica un uomo imbavagliato. Due energumeni dal volto coperto riempiono di botte il malcapitato, poi lo legano a un albero. È chiaramente un’esecuzione. Ma il posto non è davvero isolato, stava passando di là, per caso, un cacciatore che riesce in qualche modo a far fuggire i criminali e a chiamare le forze dell’ordine. L’uomo che ha rischiato la morte è un pezzo grosso. Un imprenditore «etico», molto corteggiato dalla politica, che ha costruito la sua fortuna combattendo mafie e malaffare. Chi lo voleva uccidere? Il problema è che lui non lo sa. O forse non lo vuole dire. Con la solita accidia che lo contraddistingue, Ferraro – obbligato da Augusto Lanza, il suo stralunato superiore – si trova a indagare su un caso che lo condurrà nel ventre molle della Milano da bere, anche se è un altro il mistero che lo appassiona: una donna di origini sudamericane ha denunciato la scomparsa del figlio adolescente. Si sospettano affiliazioni a bande di latinos, gente che va in giro a marcare il territorio con la violenza, armata di machete. Ferraro seguirà così una doppia indagine, come sempre aiutato dai colleghi, vecchi e nuovi, e dai consigli della figlia Giulia, che gli fa…
Al binario 1 è in arrivo Felix, la gatta più famosa d’Inghilterra
«Felix, la “disinfestatrice” ufficiale della stazione di Huddersfield.» – lastampa.it
«Un fenomeno mondiale.» – Daily Telegraph
Quando Felix è arrivata alla stazione ferroviaria di Huddersfield, in Inghilterra, con il ruolo di disinfestatrice, era soltanto una gattina di appena otto settimane, dai grandi occhi verdi e dalla morbida coda macchiata di bianco in punta. E di certo nessuno avrebbe potuto immaginare quanto quella piccola palla di pelo sarebbe diventata importante. In sei anni di onorato servizio, Felix ha dimostrato di essere molto più di una brava dipendente della società ferroviaria Trans- Pennine Express. Nonostante una certa propensione a addormentarsi sul posto di lavoro, è sempre stata pronta a dare il suo contributo, che si trattasse di stare in servizio alla scrivania o in pattuglia sui binari, o di calmare gli animi di clienti insoddisfatti. Ma non solo. Felix ha saputo cambiare in modo sorprendente la vita di colleghi e pendolari. Finché qualcuno ha cambiato la sua. È stata proprio l’amicizia con un pendolare speciale, che Felix incontrava ogni mattina sul binario, a darle infatti il riconoscimento che le spettava, dedicandole una pagina Facebook e catapultandola nello star system internazionale. Malgrado ora sia una celebrità, Felix è rimasta la stessa e continua indisturbata a giocare, lasciarsi accarezzare e fare ogni giorno quello che le riesce meglio: toccare il cuore delle persone.
Felix, il gatto del treno è una storia vera, tutta felina, divertente ed emozionante al tempo stesso, che ha già conquistato migliaia di fan, la stampa e il web.
Ispirandosi alla storia vera di Lili Elbe, una pioniera nel mondo transgender, David Ebershoff ha scritto un romanzo estremamente delicato e commovente su una delle storie d’amore più appassionate del Novecento
Che cosa succede quando vedi la persona che ami cambiare radicalmente sotto i tuoi occhi? Tutto nasce da un semplice favore che una moglie chiede a suo marito durante una giornata qualsiasi. Siamo a Copenaghen, inizi Novecento: entrambi stanno dipingendo nel loro atelier, lui realizza paesaggi velati dalla nebbia del Nord; lei ritrae su enormi tele i ricchi committenti della borghesia cittadina. Proprio per completare uno di questi lavori, il ritratto di una nota cantante d’opera, Greta domanda al marito di posare in abiti femminili. Da principio Einar è riluttante, ma presto viene completamente sedotto dal morbido contatto della stoffa sulla sua pelle. Via via che si abbandona a questa esperienza, il giovane entra in un universo sconosciuto, provando un piacere che né lui né Greta avrebbero mai potuto sospettare. Quel giorno Einar ha un’autentica rivelazione: scopre infatti che la sua anima è divisa in due e forse lo è stata sempre: da una parte l’artista malinconico e innamorato di sua moglie, dall’altra Lili, una donna mossa da un prepotente bisogno di vivere…
In questa sua seconda indagine, l’ispettore Erlendur, poliziotto in perenne lotta con i fantasmi del passato e con la sua inadeguatezza di padre, dovrà scavare nelle perversioni più torbide dell’animo umano, e si scontrerà con le promesse tradite di una intera generazione di giovani alla deriva, in un paese che ha sacrificato la propria identità e i propri valori.
«Mistero e suspense… Uno scrittore che merita davvero di essere letto» – The Daily Telegraph
«Un narratore che rappresenta un marchio di grande qualità» – Die Welt
«Fortunato chi lo deve ancora leggere, perché sarà un vero piacere» – TÉLÉRAMA
Il cadavere nudo di una ragazza con il viso truccato vistosamente e una lettera J tatuata sulla natica viene ritrovato sulla tomba di Jón Sigurðsson, eroe nazionale islandese. A un primo esame l’omicidio sembra avvenuto per strangolamento. L’autopsia, che pare confermare l’ipotesi, fornisce altre risposte: la vittima era anoressica e faceva uso di droghe, su tutto il corpo ci sono chiari segni di violenza. Come mai l’assassino ha deciso di lasciare il cadavere in un luogo così simbolico? Vuole lanciare un messaggio? Le indagini, affidate a Erlendur Sveinsson e Sigurður Óli, si prospettano lunghe e complicate, ma i due investigatori possono contare sull’aiuto di Eva Lind, la figlia di Erlendur, che frequenta le stesse brutte compagnie della vittima. In breve tempo riescono così a risalire all’identità della ragazza, Birta, che aveva solo ventidue anni. Tutte le piste conducono al sottobosco della droga e della prostituzione, un mondo in cui uomini ricchi e spietati si comportano da padroni, senza rispetto per la vita degli altri. L’assassino, però, potrebbe essere qualcuno di insospettabile… In questa sua seconda indagine, l’ispettore Erlendur, poliziotto in perenne lotta con i fantasmi del passato e con la sua inadeguatezza di padre, dovrà scavare…
È arrivato l’inverno a Porvenir, e ha portato con sé cattive notizie: per mancanza di lettere, l’ufficio postale sta per essere chiuso e il personale verrà trasferito altrove. Sms, mail e whatsapp hanno avuto la meglio persino in questo paesino arroccato tra le montagne. Sara, l’unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e passa molto tempo con la sua vicina Rosa, un’arzilla ottantenne che farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei e risparmiarle un dispiacere. Ma cosa può inventarsi Rosa per evitare che la vita di una delle persone che le stanno più a cuore venga stravolta? Forse potrebbe scrivere una lettera che rimanda da ben sessant’anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno. Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po’ maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo. Perché – come ben sanno tutti quelli che provano un brivido di gioia ogni volta che ricevono posta a sorpresa e che affondano il naso nella carta per sentirne il profumo – una lettera tira l’altra, come un bacio. E può cambiare il mondo.
Felix, la disinfestatrice senior della stazione di Huddersfield, è tornata con un nuovo giovane apprendista, Bolt. Lasciatevi travolgere da questo duo peloso!
Sin dal giorno del suo arrivo, Felix, la gatta della stazione di Huddersfield, nello Yorkshire, ha conquistato tutti, e con i suoi occhioni verde smeraldo ha toccato il cuore di ferrovieri e viaggiatori. È stato un pendolare speciale, il cinquantacinquenne Mark Allan, ad avere l’idea di aprire e dedicare a Felix la pagina Facebook che l’ha resa famosa a livello globale con centinaia di migliaia di follower. Ora però che è stata travolta dalla notorietà, le giornate in stazione sono diventate piuttosto frenetiche: giornalisti e fan disturbano il suo lavoro di disinfestatrice per fotografarle la coda dalla punta candida. Inoltre, anche se la regina Felix è sempre pronta a concedere udienza ai suoi sudditi e a lanciarsi in rocambolesche battute di caccia al topo, inizia ad avere qualche pelo bianco e qualche chilo in più. E così, per aiutare Felix, i colleghi umani hanno deciso di accogliere in squadra un giovane apprendista: Bolt, un gattino nero come il carbone dallo sguardo ipnotico. Tra un sonnellino e una grattatina alle orecchie, adesso sono due i felini che pattugliano i binari con occhi…
In quest’opera apocalittica Vollmann ci immerge nell’incubo delle due grandi dittature totalitarie del XX secolo in guerra tra loro: l’Unione Sovietica e la Germania nazista. Nel libro vengono poste a confronto storie personali segnate dalle più terribili decisioni che individui posti in condizioni estreme siano mai stati chiamati a prendere. Il risultato è una rassegna sconvolgente e inedita delle azioni umane in tempo di guerra spesso basata su figure storiche realmente esistite; poeti, militari, traditori, artisti e musicisti: dal giovane tedesco che entra a far parte delle SS per denunciarne i crimini, ai due generali che collaborano con il nemico per motivi differenti, dalla poetessa Anna Achmatova al compositore Dmitrij Sostakovic a molte altre figure. L’autore cambia continuamente voce, punto di vista, protagonista, muovendosi sempre all’interno degli stessi ambienti: i gulag, la Guerra civile di Spagna, i processi farsa di Stalin, il bagno di sangue di Stalingrado, i campi di sterminio nazisti, i terrori che hanno preceduto e accompagnato la Seconda guerra mondiale. Due calamità come il nazismo e lo stalinismo sono state rese possibili dal culto delle Idee e dei simboli.
La mia vita con i gatti è il diario delle giornate che Noriko trascorre in compagnia dei suoi ospiti felini, ma non solo: grazie a loro, infatti, Noriko farà incontri speciali e scoperte sorprendenti su se stessa, la vita e, soprattutto, la felicità e la sua ricerca.
«Nei giorni in cui il freddo è pungente, Mimí sale sulle mie ginocchia e si acciambella come una volpe addormentata. Quando la stringo a me, lei si arrotola ancor piú stretta, in modo da adattarsi perfettamente al mio abbraccio. In quei momenti penso: “La felicità non è lontana, ma qui, ora”.»
Noriko vive una vita forse fin troppo tranquilla. È una scrittrice sulla cinquantina da qualche tempo ferma in una palude di tristezza camuffata da abitudine: il libro che sta scrivendo è bloccato da mesi, e nulla sembra andare per il verso giusto. Alla ricerca di una svolta, Noriko fa visita a un santuario shintoista e sussurra: «Dammi la felicità». Il giorno dopo, quasi fosse un segno soprannaturale, vicino al ceppo della magnolia davanti a casa sua, piantata tanti anni prima dal padre, qualcosa si muove nell’aiuola. È una gatta randagia che sta dando alla luce una cucciolata! Nessuno nel vicinato è disposto a prendersi cura dei gattini appena nati: inizia cosí la sua convivenza con questi animali di piccole dimensioni ma capaci di portare un grande cambiamento nella vita di Noriko. E pensare che a lei i gatti nemmeno piacevano… La mia vita con i gatti è il diario delle giornate che Noriko trascorre in compagnia dei suoi ospiti felini, ma non solo: grazie a loro, infatti, Noriko farà incontri speciali e scoperte sorprendenti su se stessa, la vita e, soprattutto, la felicità e la sua ricerca.
Nel 1944 Denis Avey, un soldato britannico che stava combattendo nel Nord Africa, viene catturato dai tedeschi e spedito in un campo di lavoro per prigionieri. Durante il giorno si trova a lavorare insieme ai detenuti del campo vicino chiamato Auschwitz. Inorridito dai racconti che ascolta, Denis è determinato a scoprire qualcosa in più. Così trova il modo di fare uno scambio di persone: consegna la sua uniforme inglese a un prigioniero di Auschwitz e si fa passare per lui. Uno scambio che significa nuova vita per il prigioniero mentre per Denis segna l’ingresso nell’orrore, ma gli concede anche la possibilità di raccogliere testimonianze su ciò che accade nel lager. Quando milioni di persone avrebbero dato qualsiasi cosa per uscirne, lui, coraggiosamente, vi fece ingresso, per testimoniare un giorno la verità. La storia è stata resa pubblica per la prima volta da un giornalista della BBC, Rob Broomby, nel novembre 2009. Grazie a lui Denis ha potuto incontrare la sorella del giovane ebreo che salvò dal campo. Nel marzo del 2010, con una cerimonia presso la residenza del Primo ministro del Regno Unito, è stato insignito della medaglia come “eroe dell’Olocausto”.
Dopo il grande successo di Fiore di roccia, una nuova, potente storia di riscatto e di speranza.
«Una narratrice che fa sculture e pitture dalle vene intense dell’animo umano» – Corriere della Sera
Londra, settembre 1914
«Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite. Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine. L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere. A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.»
Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.
COME COMINCIA
La vampata sulfurea del fiammifero sembrò presagire l’apparizione del demonio. Se fosse comparso, non sarebbe stato la prima creatura degli inferi a passare di lì, quella notte. Nella mansarda l’aria era ferma e puzzava della violenza consumata, di un’umanità bestiale. Dalla finestra spalancata non entrava un alito di vento a spazzarne le tracce. Sembrava che i passi del male avessero lasciato altre impronte, là fuori. Un pianto sommesso, giù in strada, una nenia funebre, poco lontano.
Cate accese il fornelletto ad alcol, attese che l’acqua bollisse nel contenitore e sterilizzò l’ago.
Di diavoli ne aveva incontrati diversi, fino a comprendere che alcuni esseri erano tormentati da una fame che non aveva nulla a che vedere con il nutrimento. Li osservava esercitarsi con più determinazione di altri nell’arte di sopravvivere, apprendere l’imponderabile, mandare a memoria ogni errore. Con i
Nessuno sa raccontare l’amore come Nicholas Sparks, che in questo toccante romanzo intreccia due destini apparentemente troppo lontani per stare insieme e ci mostra la forza dirompente dei sogni, quelli per cui saremmo disposti a rischiare tutto, lasciarci il passato alle spalle e cambiare vita.
I sogni aiutano a vivere, e l’amore è il sogno più grande.
Non sempre ci è possibile scegliere la nostra strada nella vita; a volte è la vita a decidere per noi. Quando era un adolescente ribelle, Colby sognava di suonare in una band e andarsene dalla fattoria del North Carolina in cui era cresciuto insieme agli zii. Ora invece, a venticinque anni, è lui a mandarla avanti, con dedizione e passione. Non ha mai preso un aereo, non ha mai lasciato gli Stati Uniti, non ha tempo per gli amici e ancor meno per l’amore, ma sta bene così. E anche il sogno di diventare musicista, gli basta rispolverarlo di tanto in tanto, quando si concede qualche esibizione con la sua voce e la sua chitarra. Durante una vacanza in Florida, la prima in sette anni, è una perfetta sconosciuta a riaccendere in lui quel sogno dimenticato. Lei si chiama Morgan, è laureata, ha studiato canto e lo sprona a non buttare il suo talento, bensì a tornare a scrivere e comporre. Tra loro due l’intesa è perfetta, come se si conoscessero da sempre, come se a unirli fosse una passione che va ben oltre la musica. E così, in quei pochi giorni, Colby si ritrova a vivere un amore mai provato prima. Ma quando la realtà tornerà a irrompere con violenza nella vita del ragazzo, riuscirà quel sentimento a resistere agli inciampi del destino, oppure Colby dovrà chiudere anche quel bellissimo sogno in un cassetto? Nessuno sa raccontare l’amore come Nicholas Sparks, che in questo nuovo, toccante romanzo intreccia due destini apparentemente troppo lontani per stare insieme e ci mostra la forza dirompente dei sogni, quelli per cui saremmo disposti a rischiare tutto, lasciarci il passato alle spalle e cambiare vita.
COME COMINCIA
Lasciate che mi presenti: mi chiamo Colby Mills, ho venticinque anni e sono seduto su una sdraio a St Pete Beach, Florida. È un bel sabato pomeriggio di metà maggio, il frigo portatile accanto a me è pieno di birre e acqua ghiacciata e la temperatura è quasi perfetta, con una brezza tesa sufficiente a tenere a bada le zanzare. Alle mie spalle c’è il Don CeSar Hotel, un albergo di lusso che mi ricorda il Taj Mahal in versione rosa. Dalla piscina arrivano le note di una musica dal vivo. Il tipo che si sta esibendo è passabile; ogni tanto strizza le corde, ma dubito che importi a qualcuno. Da quando mi sono messo qui, ho dato un’occhiata alla piscina un paio di volte e ho notato che la maggior parte degli ospiti non ha fatto che bere cocktail per tutto il pomeriggio, per cui credo che ascolterebbe qualunque cosa senza sconvolgersi.
Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022
Vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2021 Opera Prima
E poi saremo salvi è insieme uno straordinario romanzo di formazione, una saga familiare, l’epopea di un popolo; ma è soprattutto il racconto di come una piccola, densa vicenda privata può allargarsi fino a riflettere la tensione umana alla “casa”, il posto del cuore in cui ci riconosciamo.
Qualche giorno prima che la nonna morisse, mia madre le aveva chiesto: «Come ti è passata la vita?».
«In un attimo. È entrata in un orecchio ed è uscita dall’altro. Così.» E aveva soffiato piano, come a spegnere una candela invisibile.
Aida ha appena sei anni quando, con la madre, deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del nuovo universo. Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori. Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa rimettere in ordine le cose: la loro vita è sempre altrove – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti insopportabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnarsi un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici.
Proposto da Andrea Vitali al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«E poi saremo salvi non è solo la storia di Aida, profuga bosniaca che giunge in Italia appena in tempo per sfuggire agli orrori dei massacri. È anche quella di un padre a volte padrone e a volte bambino, di una madre che comprime il profondo e a tratti disperato amore per i figli al punto di dare talvolta l’impressione di essere assente. E infine è anche la storia di due schizofrenie entrambe vere: quella che ha lacerato i Balcani e l’altra, quella che affligge Ibro, il fratello di Aida, un crudo quadro di realtà che in alcuni passaggi diventa un commosso inno alle fragilità dell’essere umano. A ciò si aggiunge il pregio della scrittura di Alessandra Carati che non si concede al di più, non ha tempo da perdere. La storia che narra è una catena priva di anelli deboli o se si preferisce un rosario laico dove ciascun grano va tenuto tra le dita il tempo necessario per meditare ciò che gli spazi bianchi lasciano intendere. Il lettore goloso di novità vi trova di che soddisfare il suo appetito, il neofita potrebbe usare E saremo salvi come viatico per entrare con stupore nel mondo in cui una penna riesce a raccontare il bello e il brutto della vita, i ricatti dei sentimenti, la necessità dell’egoismo quando si sta per affogare. Anche la pace di chi riesce a…
Un bambino, sua madre. Due vite fragili tra altre vite fragili: donne e uomini che passano sulla terra troppo leggeri per lasciare traccia. Intorno, a contenerle, un luogo che non dovrebbe esistere, eppure per qualcuno è perfino meglio di casa. Lorenzo Marone scrive uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri.
Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha piú importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lí, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanità sconfitta che la circonda. Diego, però, non ha l’età per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere piú forte, piú pronto, potrebbe non bastare.
«Miriam tornò ai suoi panni, e tolse l’aria dai polmoni con uno sbuffo. Il sole mattutino s’affaccendava a portare un po’ di calore, permetteva ai bambini di restare fuori a giocare, ma proiettava l’ombra delle sbarre sulla parete alla sua destra, sezionava il muro come fosse una scacchiera. S’appese alle spranghe e allungò l’esile collo, come a voler uscire da lí, lei cosí minuta, e si ritrovò sulle punte senza volerlo, da dietro pareva un puma pronto a spiccare il balzo. Pensò di andarsi a riprendere quel figlio cretino che a quasi dieci anni si lasciava sfottere da una mocciosetta e manco lo capiva. Invece vide qualcosa d’inaspettato, vide la bambina ridere ancora per le parole del suo Diego, e però subito dopo vide anche il viso di lui aprirsi in un gioioso sorriso, e poi in una fragorosa risata che liberò farfalle, una risata per lungo tempo attesa, che le tolse l’ombra dalla faccia e la spinse a donare al cielo, alle nuvole dense che soffocavano quel carcere tra i monti, un moto appena percettibile di labbra».
Hudson Park. È l’alba. Chi è la donna seduta sul prato, vestita da sera, con un libro accanto a sé? Era destino che lo scrittore Jack Harris passasse di lì, o è soltanto una trappola ben orchestrata?
Quando Olivia Randall, avvocato newyorchese, viene svegliata da una telefonata, non ha idea di chi sia la ragazzina che, dall’altro lato della cornetta, la implora di aiutarla. Ma basta un nome a farle capire. Jack Harris. Il famoso scrittore, padre della ragazzina, accusato di omicidio e ora in cella, in attesa di processo. Jack Harris è un nome che dice troppe cose a Olivia: perché Jack e Olivia hanno un passato. Un vecchio amore finito male vent’anni prima. Un amore di cui lei porta ancora dentro i segni e forse la colpa di aver lasciato che le cose andassero come sono andate. Di fronte alla richiesta della figlia di Jack, Olivia sa che non ha altra scelta. Aiuterà Jack. A costo di lasciare che lui dia sfogo a una vendetta tenuta a bada per tutti questi anni. Jack non ha un alibi, non ha testimoni, e non ha un motivo plausibile per essere dov’era quando qualcuno ha fatto fuoco nel parco, ammazzando tre persone. E ben presto Olivia sarà costretta a chiedersi se Jack sia davvero innocente, e non la stia manipolando…
Il commissario Bordelli è andato in pensione e la malinconia si fa sentire, nonostante la presenza sempre più stretta della bella Eleonora e le immancabili cene della Confraternita. Il giovane sessantenne fa lunghe passeggiate in collina, ripensa al passato, e a poco a poco si fa strada nella sua mente l’idea di risolvere l’unico caso della sua carriera rimasto insoluto: un ragazzo, figlio di un industriale fascista, ucciso nel 1947 con diverse coltellate… forse una vendetta? Era la sua prima indagine, e all’epoca non era riuscito a venirne a capo, anche perché molto presto era arrivato l’ordine di lasciar perdere, non era il clima giusto per rovistare nelle tragedie della guerra, l’Italia aveva bisogno di pace e di serenità. Ma adesso, dopo ventitré anni, può provare a risolverlo, anche se non ufficialmente. Nel frattempo cerca di dare una mano a Piras, diventato vice commissario, e finisce per ritrovarsi alle prese con due crimini odiosi che reclamano giustizia, una giustizia che forse andrà cercata al di fuori delle regole…
COME COMINCIA
L’ex commissario Franco Bordelli avanzava sul viale che percorreva ogni giorno, seduto sul Maggiolino che guidava da anni. Stava andando all’Impruneta, nella casa dove viveva dal ’67. Era uscito da poco dal palazzo della questura dove aveva lavorato per ventitré anni… Ma non essere più un commissario capo in servizio, bensì un questore vicario in pensione, cambiava la sua visione del mondo. Il viale gli sembrava una strada che conduceva verso l’ignoto, il Maggiolino somigliava al Nautilus di Verne, la casa dove era diretto era un castello sconosciuto, e il suo ufficio con l’affresco dell’Annunciazione un ricordo lontanissimo. A momenti sentiva un brivido di piacere corrergli lungo le braccia, e magari poco dopo una lama di angoscia gli attraversava il petto. Imboccò l’Imprunetana di Pozzolatico, pensando che sul sedile posteriore aveva una scatola di cartone con dentro un quarto di secolo del suo passato di sbirro… e adesso?
Melissa Henderson conduce una vita tranquilla. Un tempo autrice bestseller, ora mette tutte le sue energie nella ristrutturazione di una casa vittoriana nella campagna del New England. Sei anni fa un cancro le ha portato via il figlio, il suo matrimonio è finito, e ha smesso di scrivere. È stato proprio l’acquisto della vecchia dimora a dare a Melissa un nuovo scopo: renderla bella come un tempo le ha infuso nuova vita. Quando un incendio minaccia la casa, la notizia va in onda su tutti i telegiornali, e la donna riceve una telefonata inaspettata da sua sorella Hattie. Una volta, prima che Melissa si confinasse fuori dal mondo, le due erano molto affiatate. Ora Hattie, che è diventata suora a venticinque anni, è determinata ad aiutarla a voltare pagina, anche a costo di riaprire uno dei capitoli più dolorosi della sua vita. A sedici anni, infatti, Melissa, rimasta incinta, era stata mandata in un convento in Irlanda per partorire una bambina e darla in adozione, così da evitare la vergogna della famiglia. Ma adesso, dopo tanto tempo, Hattie vuole ritrovare la figlia di Melissa e cambiare le vite di entrambe
Libro vincitore del Premio Strega Giovani 2022
Libro vincitore del Premio Letterario Viareggio-Rèpaci 2022 – Narrativa
Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022
In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. Niente di vero è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo.
«Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente» – Zerocalcare
«All’inizio c’è la famiglia. Veronica Raimo racconta che, specialmente se si è figlie, quell’inizio combacia con la fine» – Domenico Starnone
«Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza» – Claudia Durastanti
«Veronica Raimo è la compagna di classe delle medie, la figlia della vicina o l’amica della sorella maggiore che ha avuto una vita così simile alla mia da rendere il suo romanzo impossibile da chiudere.» – Alice Balconi per Maremosso
La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L’unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su.
Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.
Proposto da Domenico Procacci al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Sono un Amico della domenica da diversi anni ma è la prima volta che decido di presentare un romanzo al Premio Strega. Lo faccio perché me ne sono innamorato prima da lettore e poi da produttore. Veronica Raimo ha un talento prezioso, scrive di cose serie, profonde, talvolta sconcertanti, con uno stile ironico e brillante. Niente di vero è uno spaccato tagliente di una famiglia italiana che ci somiglia, in cui la voce narrante smonta continuamente gli aspetti più canonici dello stare insieme per diritto di sangue, così come demolisce ogni retorica consolatoria, con una scrittura libera, spudorata e irresistibile. I personaggi del romanzo si muovono in un contesto in continua mutazione, come l’appartamento in cui vivono dove nascono pareti e stanze dove non ci sarebbe spazio neanche per un mobile. Sono caratteri forti, ben delineati, capaci di rimanerti addosso per molto tempo dopo la fine della lettura. Ne seguiamo le vicende come fossero i nostri vicini di casa, amici di una vita, ma anche personaggi temibili che siamo felici di poter osservare divertiti a…
Dall’autore della saga di Art Keller e di Broken, il primo romanzo di una nuova, epica trilogia dedicata al mondo criminale del New England.
«Superbo. Questa è narrativa con mordente. Città in fiamme è una lettura entusiasmante» – Stephen King
«Nessuno più di Don Winslow sa mettere tanta grinta e tanto cuore in un crime…» – Jeffery Deaver
«Grintoso, malinconico e assolutamente immersivo, “Città in fiamme” è il primo romanzo di una nuova serie che di certo catturerà i lettori fin dall’inizio. Questo è Winslow al suo meglio» – Karin Slaughter
Due imperi criminali si spartiscono il controllo del New England. Finché una bellissima Elena di Troia dei giorni nostri non si mette in mezzo tra irlandesi e italiani, scatenando una guerra che li spingerà a uccidersi a vicenda, distruggerà un’alleanza e metterà a ferro e fuoco l’intera città. Se potesse scegliere, Danny Ryan vorrebbe una vita senza crimine e un posto al sole tutto per sé. Ma quando quel sanguinoso conflitto si inasprisce, mettendo i fratelli l’uno contro l’altro, la conta dei morti sale vertiginosamente e lui si ritrova costretto a mettere da parte i suoi desideri e a prendere una decisione che cambierà per sempre la sua esistenza: per salvare gli amici a cui è legato da sempre e la famiglia che ha giurato di proteggere assume il comando, diventa uno stratega spietato, l’eroe di un gioco insidioso in cui chi vince vive e chi perde muore. E forgerà una dinastia che dalle strade polverose di Providence arriverà fino agli studios di Hollywood e agli scintillanti casinò di Las Vegas. Città in fiamme è un’Iliade moderna, contemporanea, una trilogia che abbraccia generazioni e al…
La storia di Emma inizia a Osimo, sul parallelo 43. Qui conosce Sandro: lei deve frequentare la prima elementare, lui la seconda, e continuano a camminare fianco a fianco fino a pochi mesi prima del loro matrimonio. Ma un mattino di novembre Sandro se ne va lasciando nel cassetto due biglietti per la Lapponia, silenti testimoni di un’antica promessa. In attesa di un segno di riconciliazione che non arriva, Emma parte da sola per Rovaniemi, sul parallelo 66, dove quarant’anni prima era stato anche suo padre alla ricerca dell’aurora boreale. Un viaggio all’estremo limite Nord della Terra, dove il buio costante le offre l’opportunità di vedere la luce che ha dentro, riaccende in lei l’entusiasmo per le piccole cose e l’aiuta a fare chiarezza e a dare un senso all’insieme disordinato di eventi che l’ha travolta. Nelle pagine di Ovunque tu sia si susseguono, come scatti di una reflex, le tappe del viaggio di Emma attraverso luoghi incontaminati che rompono i suoi silenzi e la fanno sentire di nuovo a casa, finalmente in grado di scegliere quale direzione dare alla sua vita.
Diversi in tutto, quasi “nemici”. Pronti a darsi battaglia, se necessario. Eppure qualcosa di profondo li unisce.
«Anna Premoli è capace di tuffare il genere del rosa nazionale in suggestioni internazionali e ben piantate nello spirito del nostro tempo.» – la Repubblica
Alicia Garcia e Anderson Douglas provengono da due mondi assolutamente diversi, eppure il loro primo incontro – durante una serata di gala – è destinato a rimanere memorabile. Anderson, rampollo di una potente famiglia della Georgia, è tornato ad Atlanta per presiedere una raccolta fondi al posto del nonno, senatore da decenni, ma al momento fuori gioco per un problema di salute. Alicia invece si è “infiltrata” alla festa per carpire qualche segreto sulla fazione politica avversa. Sulla carta Anderson e Alicia non hanno nulla in comune, anzi, sono dichiaratamente nemici. Eppure le loro strade sembrano destinate a incrociarsi in molte altre occasioni. E se alla fine scoprissero che le loro idee non sono così distanti, almeno non su tutto?
«La volete sapere una cosa? Ogni volta che sganci un reggiseno e senti quel paio di tette sconosciute che ti cascano tiepide addosso, ti senti immortale. È come scrivere un libro. È come dare un bacio in fronte al padreterno, cazzo,»
Kennedy Marr è un donnaiolo, un egocentrico, un narciso. È uno scrittore inglese di successo, uno di quei bastardi cui il destino ha servito le carte migliori. Vive a Hollywood e ha scoperto quanto sia un posto meraviglioso per coltivare i suoi tanti eccessi. Nulla al mondo lo convincerebbe a lasciare la California. Kennedy non ha però considerato l’Agenzia delle Entrate e il fatto che non scrive una riga da cinque anni. Sarà costretto ad accettare un sostanzioso premio letterario, anche se ciò vorrà dire passare un anno in un college britannico a insegnare scrittura creativa a dei ragazzini senza talento. Soprattutto però tornare a casa significherà doversi confrontare con i fantasmi di un passato che non avrebbe mai voluto ricordare. Sarebbe troppo per chiunque, figuriamoci per Kennedy Marr… Dopo lo strepitoso Gesú Cristo di A volte ritorno, John Niven inventa un altro personaggio scorretto, irresistibile e sopra le righe, un uomo capace di fare a pezzi la reputazione del maschio contemporaneo.
Quattro pericolosissime vecchiette rifiutano l’ospizio, svaligiano la banca del quartiere e se la squagliano in Costa Azzurra.
«Chi ha letto i suoi libri sa quanto Niven possa essere irriverente, ironico, dissacrante, politicamente scorretto» – Giuseppe Culicchia
Quando Susan – a causa dei vizi nascosti del marito – si ritrova vedova e con la casa pignorata, insieme ad alcune amiche decide, mal di schiena permettendo, di compiere una rapina. Contro ogni probabilità, il colpo va a buon fine, e alle «cattive ragazze» non resta che lanciarsi in un’avventura on the road verso la Francia, riciclare il denaro e sparire. Nulla che possa spaventarle, dopo tutto hanno piú di un motivo per riuscire nella loro impresa: andare in crociera e fuggire il brodino dell’ospizio.
La notizia di un omicidio scuote Catania, gelando gli ultimi entusiasmi della piú sentita ricorrenza cittadina. Mentre nell’aria si avverte ancora l’odore acre dei fuochi d’artificio, Vanina Guarrasi è alle prese con un caso che fa scalpore.
«Vanina è una di noi e ci fa ridere perché nelle sue battute ritroviamo un’antica ragionevolezza, arma di sopravvivenza imperitura nei mondi difficili» – Roberta Scorranese, Corriere della Sera
È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant’Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. Nell’atmosfera distratta, da fine evento, che pervade strade e popolazione, un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell’androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del